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Twitto quindi sono

Tempo di lettura: 4 minuti

Premessa doverosa: adoro i social network. Li utilizzo, mi incuriosiscono e hanno un’indispensabile utilità del tutto nuova nel mondo delle tecnologie e dei costumi. Perciò nessuna crociata contro Facebook, Twitter, Instagram, Periscope, Google+ e tutto il resto, anzi.
E non voglio nemmeno denunciare la pericolosità di un utilizzo ‘non consapevole’ di queste nuove piattaforme: la tecnologia non è buona o cattiva. E’ tecnologia. Accusare i social network sarebbe come prendersela con la matematica o con l’atomo.
Dico di più. I social sono capillari e cosmopoliti: hanno una fortissima permeabilità sociale tanto che l’unica altra cosa altrettanto equa alla quale posso paragonarli è la forza di gravità. Strumenti quindi, al servizio dell’intelletto più o meno inconsapevole di chi ne fa uso. Ma è tutto qui?
Sì è no. La fantascienza (ma non solo) è farcita di visioni attendibili su come saranno le prossime intelligenze artificiali. Si passa da quelle concrete e robotiche (Humandroid e il prossimo Avengers se vogliamo parlare di cinema) per arrivare a coscienze più concettuali e positivise (un esempio in campo letterario: il WWW di Sawyer). Sono buone o cattive, voglio aiutarci o distruggerci. Ma una cosa le accomuna: hanno coscienza di sé prima di tutto. L’intelligenza superumana e le capacità aliene sono un corollario, un accessorio narrativo per renderle più interessanti e spendibili al cinema o in un romanzo.
Ma la coscienza è la prima cosa. Il primo mattone. Il suo DNA. Bene, io vorrei fare un ragionamento inverso. Non parlare di intelligenze artificiali autocoscienti ma bensì di una sovrastruttura digitale e virtuale che non dispone di una sua consapevolezza autonoma ma diventa un neutro collettore della nostra coscienza.
Ed ecco il legame con i social. La frenetica bulimia nozionale alle quale siamo abituati (quante volte ci capita di ascoltare per intero un brano digitale? quante volte andiamo a caccia di informazioni limitandoci a qualche elemento di esse, a un singolo tweet?) ha trasformato il mondo in un composto molto, molto fluido. Le informazioni scivolano le una sopra alle altre imitando i più aggraziati affreschi cyberspaziali della fantascienza e per noi diventa sempre più complesso avere opinioni definite. Siamo così impegnati a incamerare informazioni che elaborarle è un lusso che non sempre possiamo permetterci. Le piattaforme digitali sono veicoli di questa sacra pioggia di dati ma non solo: a loro consegniamo anche i nostri frammenti di opinione. Nello spazio di poche battute, per stare al passo con il diluvio nozionale al quale siamo sottoposti, cerchiamo di completare l’equazione emotiva INFORMAZIONE -> OPINIONE che però in questo complesso periodo storico è molto sbilanciata verso la sua prima metà: l’INFORMAZIONE.
Questo è uno dei nuovi ruoli dei social network: devono bilanciare l’equazione emotiva opponendo a un eccesso di informazioni l’opinione necessaria. E riescono bene nel loro intento. Sempre di più appaltiamo a Twitter o Facebook la responsabilità morale del giudizio solo per il fatto che sono più veloci di noi. Solo perché sentiamo l’insoddisfazione che l’equazione emotiva sbilanciata ci causa e tentiamo in ogni modo di equilibrarla.
E’ un’esigenza inconsapevole, una responsabilità indotta della quale i social si fanno carico solo perchè possono farlo. E’ un male? Non necessariamente. E’ un bene? Non necessariamente. Ma di sicuro è una nuova forma di coscienza collettiva molto interessante che stuzzica la mia fantasia di scrittore.
Un impulso si propaga alla velocità di un tweet (o di un post) e in brevissimo tempo si trasforma: l’informazione diventa opinione consegnandoci una nuova struttura comunicativa. Una Infoidea: fatto e analisi coniugati in un pacchetto dati ad altissima digeribilità. L’ideale bilanciamento dell’equazione altrimenti irrisolvibile. E la nostra coscienza si alleggerisce confortata da questa enorme nube collettiva di Infoidee.
Forse le macchine non sono destinate a diventare intelligenti, ma di sicuro stanno modificando le nostre strutture etiche di base rendendole più o meno adatte ai tempi che stiamo vivendo.
di Maico Morellini

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2 Comments

  • Lorenzo Beltrami
    Posted 17 Aprile 2015 at 07:11

    Trovo interessante che nella fantascienza classica smartphone e social network non siano presenti. Che non siano state pensate come futuribili? Stiamo andando veramente in una direzione mai esplorata?

    Anyway, bel tema da (fanta)scienza delle comunicazioni!

  • Post Author
    Maico Morellini
    Posted 20 Aprile 2015 at 06:52

    Ciao Lorenzo,
    grazie del commento!
    Hai ragione, la fantascienza classica (almeno per quello che conosco io) non è molto dettagliata per quello che riguarda sociale network e tecnologia smart. Eppure queste due cose, da sole, stanno cambiando in maniera radicale l’evoluzione stessa dell’uomo.

    Forse, per una volta, la realtà si è dimostrata all’altezza della fantascienza!

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