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[Recensioni Film] – ‘A Train to Busan’ di Yeon Sang-ho

VOTO:[rating:4.5]

Inizio questa recensione con un lamentela: è davvero un peccato che il circuito cinematografico italiano non diffonda quasi nessun titolo concepito nel profondo oriente. Grande plauso ai (pochi) festival dedicati alla cultura cinematografica orientale perché, e A Train to Busan ne è una lampante testimonianza, permettono di accedere a prodotti davvero eccellenti.

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REALTA’: LA PIU’ GRANDE SCONFITTA DEL CINEMA

Robocop (2014), Carrie (2013), La casa (2013), Total Recall (2012) e la lista potrebbe continuare. Viviamo un periodo storico nel quale, per tanti motivi, l'originalità cinematografica sembra fiacca e priva di mordente. Molte delle energie creative più fresche preferiscono il piccolo schermo e il proliferare delle serie TV, che spesso si rivelano piccolo gioielli narrativi, ha senza dubbio azzoppato gli slanci creativi che prima erano propri del grande schermo. E allora ecco che per non correre rischi al botteghino e per 'vincere facile' la folta schiera dei remake (o dei reboot) si arricchisce di nuovi capitoli. E di nuove delusioni. Questa riflessione nasce dal recente 'Robocop' di José Padilha ma si potrebbe ben adattare anche a pellicole 'originali' che soffrono tutte di difetti molto simili. Ho l'impressione che una bella fetta delle produzioni americane si sia 'politicizzata'. Non nel senso di una presa di posizione rispetto a eventuali schieramenti politici. Ma piuttosto rispetto alle tematiche e al modo di affrontarle. Il cinema, o almeno un certo cinema di genere, ha la giusta ambizione di dare colore a un mondo a volte confuso o troppo indistinto. E' ancora così?

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Recensioni Film – “World War Z” di Marc Forster

Partiamo subito con quei piccoli e grandi dettagli che, ancor prima di vedere "World War Z", potevano complicare la riuscita della pellicola. Per prima cosa una delle penne dietro la sceneggiatura era quella di Damon Lindelof che già tanti danni ha fatto a 'Star Trek: Into Darkness' (2013). Poi WWZ si basava sul romanzo di Max Brooks (figlio di Mel Brooks) la cui struttura era quella di una storia costruita sulla base di tante interviste unite a tratteggiare un mondo invaso dagli zombie. Meccanismo narrativo piuttosto complesso già usato con poca fortuna da George Romero in 'Diary of the Dead' ma che NON è stato replicato all'interno del film. E per concludere si tratta di un film sugli zombie (o presunti), e in quanto tale deve per forza misurarsi con le creature di Romero, con il remake di Zack Snyder ('L'alba dei morti viventi', 2004 precursore dei morti viventi corridori) e con tutta una serie di film a tema, come '28 giorni dopo' (2002) di Danny Boyle.

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[Recensioni libri] – ‘Muri di carta’ di John Ajvide Lindqvist

VOTO: [rating: 4]

La mia conoscenza con Lindqvist, lo ammetto, non è avvenuta tra gli scaffali di una libreria ma in un cinema e sotto il migliore del auspici: incrociai la trasposizione in celluloide (2008) del suo 'Lasciami entrare' letterario (2004). Era un periodo oscuro per l'horror cinematografico e rimasi del tutto deliziato dall'equilibrio, il coraggio e l'intelligenza della pellicola. Incuriosito, rincorsi allora il romanzo e non fui affatto deluso, anzi: Lidnqvist si confermava un autore illuminato. Da allora lo seguo con una certa devozione e questo 'Muri di carta' (scritto tra il 2002 e il 2005) è la sua quarta pubblicazione, questa volta sotto forma di raccolta di racconti.

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[Recensioni TV] – ‘Dead Set’ ovvero gli zombie al Grande Fratello

Questa recensione/analisi è stata pubblicata integralmente sul numero 30 del Living Force, fanzine del Fan Club Yavin 4.

Sgombriamo subito il campo da facili fraintendimenti: non sto parlando della possibile presenza di un non-morto come concorrente alla prossima edizione del grande fratello. Anche perché, e lo dico senza timore di smentita, ho come l’impressione che non sarebbe proprio una novità. Chiarito di cosa non ci vogliamo occupare, andiamo nel vivo di questa breve recensione. Una delle tendenze che si è andata via via rafforzando negli ‘zombie movie’ proprio a partire dal 2005 (data di uscita del romeriano ‘La terra dei morti viventi’) è stato l’approccio laterale all’invasione dei morti-viventi. Non più pellicole incentrate su come il mondo reagisce alla minaccia degli zombi, ma spaccati di come ecosistemi ridotti si rapportano all’imponderabile prosperare dei mangiatori di uomini (penso a ‘L’Orda’, ‘Diary of the dead’, ‘Survival of the dead’, etc).

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George A. Romero – Il Re dei Morti Viventi

  Questa recensione/analisi è stata pubblicata integralmente sul numero 30 del Living Force, fanzine del Fan Club Yavin 4.

Quando si parla di zombi, cinematografici o meno, è impossibile non prendere come punto di riferimento Geroge A. Romero che ha trasmutato lo zombi da haitiano a quello occidentale delle ‘zombie walk’ (anche noi in Italia abbiamo avuto la nostra prima marcia dei morti viventi a Reggio Emilia, il 26 febbraio 2011) e protagonista di una vasta filmografia di mangiatori di uomini.

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