Dopo l'ottimo Dead Set di qualche anno fa ho deciso di impegnare un po' del mio tempo in un'attività alla quale normalmente mi concedo molto poco: le serie tv. E da appassionato horror ho pensato di farlo incrociando i guantoni con la seconda stagione di 'American Horror Story' (lo ammetto, la prima non sono riuscito a recuperarla) in onda su Sky. Premetto che per il momento ho visto i primi tre episodi e che quindi la valutazione complessiva della stagione richiederà un supplemento, tra qualche settimana.
Gli americani da sempre tendono a ovattare tematiche sociali complesse o che si prestano a chiavi di lettura potenzialmente molto crude. Hanno una predilizione per il lieto fine e quasi mai, davanti a una scelta realistica ma cruda che si contrappone a una più buonista è politically correct scelgono la prima ipotesti.
'Aliens from space' pubblicato nel 1958 sotto lo pseudonimo di David Osborne per mano quel geniaccio di Robert Silverberg, approdò sul mercato italiano nel 1961 (collana Galassia della casa Editrice La Tribuna) con il titolo 'Stranieri dallo spazio'. Perciò parliamo di un romanzo scritto undici anni prima di quel fatale 20 luglio del 1969, data dell'allunaggio americano, e due anni prima di quel 12 aprile 1961 giorno in cui Jurij Gagarin divenne il primo uomo in orbita. Da un punto di vista dell'immaginario dell'epoca, perciò, parliamo di un romanzo assolutamente vergine. Cioè con ancora un vastissimo mondo da esplorare, privo di preconcetti dettati dal contatto diretto con l'uomo e lo spazio e privo di ogni ricorrenza scientifica troppo invasiva. Di cosa parla il romanzo?
Poco tempo fa mi sono espresso sul concetto di 'responsabilità', su come questo è stato travisato e deformato per compiacere la necessità di trovare responsabili, dove responsabili non ci sono. O di costruirci un alibi inattaccabile per l'immobilità sistematica che fa comodo a noi e soprattutto fa comodo agli altri. Altra cosa, ma che sono certo deve far capo agli stessi principi, è il senso del 'Controllo. Autori come George Orwell o come Alan Moore hanno dissezionato il concetto di 'Controllo' e lo hanno rimontato portando all'eccesso tutte quelle cose che temevano, che vedevano intorno a loro o che, in un qualche modo distorto e disperato, desideravano. Lo hanno fatto inventando regimi autoritari nei quali la responsabilità finiva per concentrarsi tutta nelle mani di pochi (fossero essi persone o autorità impersonali) e che, per genetica e costituzione, dovevano imporre un controllo serrato su tutti i componenti della società. Responsabilità, e controllo. Senza nemmeno sforzarsi troppo rimbalzano entrambi nello stesso concetto.
VOTO:[rating:4]
Da un bel po' di anni a questa parte la convinzione che il Vecchio Continente sia la vera, nuova, fucina dell'horror moderno prende sempre più consistenza e ho perciò cercato di tracciare un minimo di profilo psicologico dei nuovi autori horror europei in un pezzo, su questo sito, qualche anno fa. Lo potete trovare qui.
E dopo un'attesa nemmeno troppo lunga, ecco finalmente il completamento della trilogia 'Nocturna' iniziata con il primo volume 'La Progenie' ('The Strain, 2009), continuata con 'La Caduta' (The Fall, 2010), che già avevo recensito, e infine conclusasi con questo 'Notte Eterna. Avevamo lasciato il mondo in pessime mani: devastato da una grappolo di esplosioni nucleari, il cui effetto principale era stato quello di condannare la Terra alle tenebre persistenti (ceneri radioattive coprono il cielo per quasi la totalità del giorno), è divenuto l'ecosistema perfetto per il 'Padrone' e per la sua orda di vampiri.
[rating:4]
Quando pensi di esserti abituato allo stile pulp e senza filtro di Palahniuk, ecco che incappi in un suo nuovo esperimento narrativo. Accanto al modo inconfondibile di scrivere che lo contraddistingue, in questo 'Rabbia', decide di creare la biografia di Buster 'Rant' Casey attraverso una serie di interviste ai suoi amici, nemici, parenti e chi più ne ha più ne metta. Geniale, come sempre. In più denso, densissimo, e con tanti livelli di lettura. Azzarderei persino definendo 'Rabbia' quattro libri in uno solo. Vediamoli.