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[Recensioni Film] – ‘Lo Hobbit: la battaglia delle cinque armate’ di Peter Jackson

VOTO:[rating:2]

Non è mai piacevole dirlo, soprattutto quando si parla di cinema, ma mi ero sbagliato. Un anno fa avevo assolto 'Lo Hobbit: la desolazione di Smaug' certo che si trattasse di un capitolo inevitabilmente intermedio, forzato nella sua normalità da un primo episodio convincente e da una conclusione che sarebbe stata a dir poco fenomenale. Be', mi sbagliavo. La chiusura di questa nuova trilogia tolkeniana corrisponde al capitolo meno brillante dell'intero trittico.

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[Recensioni Film] – ‘Amabili Resti’ di Peter Jackson

VOTO:[rating:4] Questa recensione è stata pubblicata su Nocturno 124

Nel Febbraio del 2010 uscì nelle sale ‘Amabili Resti’ (The Lovely Bones), tratto dall’omonimo romanzo e caso letterario di Alice Sebold. L’inizio della gestazione di questa pellicola però risaliva a quasi dieci anni prima quando il manoscritto incompleto era stato opzionato dalla Film4 Production. Da quel momento e per i quattro anni successivi, il progetto naufragò e ripartì diverse volte prima di finire nelle mani di Fran Walsh, Philippa Boyens e, soprattutto, Peter Jackson. Fu proprio la volontà di quest’ultimo, affascinato dalla doppia valenza fantastica ma anche realistica del romanzo, a compiere l’alchemica metamorfosi da cellulosa a celluloide.

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[Recensioni Film] – ‘Lo Hobbit: la desolazione di Smaug’ di Peter Jackson

VOTO: [rating:3]

Cosa succede quando si decide di trasporre sul grande schermo un romanzo denso e breve come 'Lo Hobbit' e si decide poi di farlo con tre pellicole al posto di due? Se anche ti chiami Peter Jackson (PJ), l'impresa non è priva di rischi e i limiti sia letterari che cinematografici della nuova trilogia tolkeniana sono in parte deflagrati con 'Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug'. La rete si è subito divisa in tre gruppi più o meno omogenei: chi lo odia, chi lo ama e chi ne riconosce pregi e difetti.

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Narratografia?

Da sempre (e per sempre) si discute (e si discuterà) del rapporto tra letteratura e cinema. O meglio, tra narrazione letteraria e relativa trasposizione cinematografica. E più o meno dal 1903, con il primo cortometraggio muto tratto dal 'Don Chischiotte' di Cervantes, che il cinema attinge per le sue produzioni a realtà letterarie più o meno di successo. E questo è terreno consolidato con le solite ombre (tante) e le solite luci (un po' meno): affidabilità della trasposizione in termini di trama, fedeltà ai personaggi e capacità di una sintesi coerente (difficilmente salvo rare eccezioni, e 'Lo Hobbit' potrebbe essere una di queste, vedere un film richiede più tempo che leggere il corrispettivo romanzo).

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