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Quando un addetto ai lavori si cimenta nella scrittura di un racconto o di un romanzo che tratta le materie da lui conosciute, il rischio è sempre dietro l’angolo. Perché può venire spontaneo perdersi in troppi tecnicismi, perché si tende a dare per scontato che l’interlocutore, cioè il lettore, sappia più di quanto in realtà non gli è noto. La via per l’inferno, si sa, è lastricata di ottime intenzioni.
Questo pezzo è stato pubblicata integralmente sul numero 34 del Living Force, fanzine del Fan Club Yavin 4.
Nel 1982 il quarantacinquenne Ridley Scott continuò, dopo il capolavoro di Alien (1979), quella che sembrava essere diventata la sua nuova deriva fantascientifica di grande successo. E lo fece girando quella che viene ricordata come una delle migliori pellicole di genere mai realizzata: ‘Blade Runner’. Il titolo del film deriva dal romanzo di Alan E. Nourse, ‘The Bladerunner’ (1974) ma riprende i contenuti di un altro romanzo, ‘Il cacciatore di Androidi’, scaturito dalla geniale e tormentata penna di Philip K. Dick nel 1968.