Per la seconda volta consecutiva mi capita di leggere un romanzo che non è il capitolo primo di una saga senza aver prima masticato, letterariamente parlando, i predecessori. Mi era successo un mese fa con 'I Tre Demoni' di Connelly e ci sono ricascato un paio di settimane or sono con 'WWW2: In Guardia' di Robert Sawyer. La cosa interessante? In entrambi i casi non ho sofferto particolarmente la mancanza del retroterra conoscitivo che invece una lettura ordinata e coerente mi avrebbe dato.
VOTO:[rating:2.5]
Lo devo dire senza mezzi termini ma da Del Toro mi aspettavo decisamente di più. Non tanto dal punto di vista visivo, quando da trama, narrazione e coerenza della storia. Vero che il monolitico regista messicano ha dato del suo meglio con pellicole horror ('Mimic' - 1997, 'La spina del diavolo' - 2001 e 'Il labirinto del fauno' - 2006 e una menzione anche per 'Blade II' - 2002) e che le escursioni nel mondo fantasy hanno convinto solo a metà (i due 'Hellboy', 2004 e 2008) ma questo non giustifica la pochezza della componente narrativa di 'Pacific Rim'.
E' dal dicembre dell'anno scorso che, su questo sito, si sono aperte le danze di attesa per 'Man of Steel'. L'apice massimo è stato raggiunto qualche settimana fa, con l'uscita del trailer e finalmente siamo arrivati al fatidico giorno: il 20 giugno 2013, ieri, 'L'uomo d'acciaio' è uscito nella sale. Piccolo antefatto: sulla versione cinematografica del più antico e potente dei supereroi pende una doppia spada di Damocle. La prima deriva dall'illustre, fumettoso, ironico e scanzonato predecessore: il 'Superman' del 1978 è, a detta di molti (se non tutti) troppo perfetto per temere e tentare qualsiasi confronto. La seconda minaccia è intrinseca del personaggio: nato negli anni 30, a distanza di quasi un secolo, non è più figlio dei suoi tempi. Come lo stesso Kal-El, è profugo e riadattarlo agli anni duemila non è cosa da poco. L'ex bimbo prodigio Bryan Singer ci aveva provato fallendo miseramente, e non si trattava certo di un inesperto cineasta di quart'ordine.
La più grande difficoltà che incontro nell'esprimere un giudizio su 'Star Trek: Into Darkness' (2013) deriva proprio dalla natura stessa del film: è il sequel del più chiacchierato reboot della storia, lo 'Star Trek' del 2009, dove Abrams aveva gettato alle ortiche mezzo secolo di continuity caricandosi quindi di un fardello notevole. Perciò, prima di tutto, cosa mi aspettavo?
50 racconti per 50 autori: distopie, ucronie, racconti ambientati nello spazio o in realtà alternative. Una vasta galassia narrativa dalla quale lasciarsi travolgere e coinvolgere. Una prefazione a cinque stelle del grande curatore di Urania: Giuseppe Lippi. Questi gli ingredienti di "50 sfumature di SF", antologia pubblicata in eBook da 'La Mela Avvelenata'
Uno sbuffo di vapore, umido e maleodorante, saturò l’aria della grande caverna. Seguì una vibrazione sorda, che rimbalzò sulle volte di pietra grezza. Il Grembo si stava svegliando e la luce verdastra del suo cuore pulsante gettava ombre sui molteplici archi della grotta. Un grido metallico si fece strada attraverso tonnellate di pietra, seguito da un forte rumore di ingranaggi e dal ronzio delle immense batterie nucleari. Raggiunse l’esterno e si diffuse nella valle: la sofferenza straziata di una madre che sta per partorire.
Trattenere l'entusiasmo per la prossima uscita di 'Man of Steel', potenziale capolavoro firmato dal trittico Snyder, Nolane e Goyer, sta iniziando a diventare molto difficile complice, ma non solo, l'ultimo trailer che da qualche giorno sta impazzando per il web (e che troverete in coda a questo pezzo). Quasi sei mesi fa avevo tracciato leggere linee guida su come si sarebbe potuta svolgere la macro trama di 'Man of Steel': senza ricercare nessuno spoiler, ma solo alla luce di questo nuovo trailer, posso dire di aver indovinato? Certo che sì.
E siamo dunque arrivati al terzo capitolo del super eroe ferroso per eccellenza, Anno 1 DV (Dopo Vendicatori). Nel bene e nel male, il progettone disney-marvelliano è destinato a deformare la resa di ogni singola pellicola che ha per protagonista uno dei vendicatori. Questo era già successo causando uno stacco notevole di rendimento tra il primo Iron Man e il suo seguito: Iron Man 2 era una pallidissima imitazione del predecessore a mio avviso persino ricercato nella sua mediocrità in modo da alzare la resa de 'I Vendicatori' e trasformandolo in un film interlocutorio, senza spina dorsale. Iron Man 3, seppure in misura molto minore, soffre della stessa malattia. E questo non fa ben sperare per tutti i film DV che ci aspettano nei prossimi anni.
VOTO: [rating: 2.5]
Valutare in modo sereno 'Oblivion' non è per me semplice perchè si tratta di un film di fantascienza, e non ne vediamo tantissimi al cinema. Questo lo investe da un lato di molta aspettativa, dall'altro tenderebbe a smussare gli spigoli di una sana critica costruttiva. Tondeggianti o meno che siano, però, per quanto mi riguarda gli spigoli ci sono eccome.
Pochi giorni sono passati dalla notizia che già infiamma l'attesa estiva oltreoceano: la CBS trasmetterà a partire dal 24 giugno 'Under The Dome', serie TV tratta dall'omonimo romanzo di Stephen King uscito nel 2009. Ovviamente ancora non è dato sapere se è quando la produzione firmata da Brian K. Vaughan (bimbo prodigio marvelliano e persino sceneggiatore lostiano) arriverà in Italia ma visto che ormai le frontiere delle streaming oltrepassano quelle degli stati, vale comunque la pena parlarne. Prima di tutto, da quello che ci è dato sapere, Vaughan riadatterà le quasi mille pagine del romanzo in un formato più consono ai tempi televisivi permettendosi estrema libertà nella gestione del plot (un finale differente?).
Non ricordava quando i primi barlumi di un pensiero indipendente avevano iniziato a manifestarsi. La coscienza di sé, quella, era sempre esistita ma i desideri no. Viveva di speranze, di ambizioni, di vendette, di avidità e di altruismo ma nessuno di questi gli apparteneva. Erano retaggio degli Altri che lo inondavano di tutto ciò che rendeva la loro vita ciò che era condensando in pochi istanti ambizioni di una vita intera. Da qualche parte però, nelle pieghe dei meccanismi che regolavano la sua esistenza, alcune di queste pulsioni avevano trovato terreno fertile per diventare qualcosa di diverso. Si erano fermate, sedimentando una sopra all'altra, e piccole radici erano state in grado di ancorarle a quei luoghi remoti privi di pensiero che costituivano la sua mente.
Finalmente, e lo dico forte e chiaro FINALMENTE, un regista americano raccoglie e ripropone quello che in Europa (soprattutto in Spagna) si fa da più di un decennio: un horror coraggioso, che non ha paura di osare. Che si scrolla di dosso la ruggine.