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[Recensioni Film] – ‘Robocop’ di José Padilha

VOTO: [rating:3]

Che sia a causa di una crisi creativa dalla quale Hollywood non è mai veramente uscito o che sia dovuto a slanci altruistici (leggi: diamo la possibilità alle nuove generazioni di rivisitare i miti del passato), il mercato dei reboot/remake negli ultimi anni è cresciuto in modo esponenziale con risultati che però, secondo me, non giustificano l’operazione. Alla pletora di pellicole riviste, modernizzate, migliorate o peggiorate si è aggiunta da pochi giorni 'Robocop' di José Padilha, già regista dei due riuscitissimi 'Tropa de elite' (2007 e 2010). Reboot o remake del 'Robocop' di Paul Verhoeven datato 1987?

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[Recensioni Film] – ‘The Bay’ di Barry Levinson

VOTO: [rating: 1.5]

Premetto che sono affascinato dai mockumentary. Mi piace l'idea di un film costruito sulla base di una o più (finte) registrazioni amatoriali incollate tra loro per trasmettere un maggiore senso di realtà a trame che normalmente finirebbero nel classico cinema di genere. A partire da 'The Blair Witch Project' (1999) che è stato il capostipite più illustre di questo genere, passando per 'Cloverfield' (2008) e arrivando fino a 'The last exorcism' (2010) o la serie di 'Paranormal activity' (dal 2007 in poi) i risultati sono stati piuttosto altalenanti.

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[Recensioni Film] – ‘Thor 2: The Dark World’ di Alan Taylor e James Gunn

VOTO: [rating:3.5]

Con il secondo capitolo di Thor procede l'inarrestabile serializzazione dei film supereroici targati Marvel: più il tempo passa più il blocco tematico degli 'Avengers' si avvicina alle logiche di una lunga e articolata serie TV. E in questa ottica la qualità degli spin-off (Capitan America, Iron Man, Thor) continua a mantenere un profilo piuttosto basso per poi brillare nelle pellicole corali. 'Avengers' è stato decisamente migliore di tutti i suoi predecessori, tolto forse il primo Iron Man. Perciò, cosa aspettarsi da Thor: The Dark World?

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Recensioni libri – ‘L’isola del Dottor Moreau’ di H.G. Wells

VOTO: [rating:4.5] Le idee di Herbert George Wells sono talmente intrise di genialità da farmi dimenticare che si tratta di un autore vissuto centocinquanta anni fa in quello che a tutti gli effetti era un mondo completamente diverso dal nostro. Il romanzo 'L'Isola del Dottor Moreau' non fa eccezione. Scritto nel 1895 da un Wells trentenne e pubblicato nel 1896 potrebbe essere considerato un antento dei mokumentary (il 'Dracula' di Stoker verrà scritto solo un anno dopo) che tanto impazzano nelle sale cinematografiche. Partendo da presunti eventi realmente accaduti, il protagonista ci conduce nel cuore della sua avventura.

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Star Wars [Update]: oscuri presagi?

Manca ancora più di un anno (forse due) all'uscita di Star Wars, Episodio VII (2015) e di nuovo una notizia inaspettata smuove le coscienze dell'etere: il premio Oscar Micheal Arndt è stato sostituito da J.J. Abrams e Lawrence 'Larry' Kasdan alla sceneggiatura del prossimo capitolo starwarsiano. Kasdan non è un turista della Forza, anzi. Ha collaborato alla stesura dello script de 'L'Impero Colpisce Ancora' (1980) e del 'Il Ritorno dello Jedi' (1983). Suoi sono anche gli script de 'I Predatori dell'Arca Perduta' (1981) e del sottovalutato 'Wyatt Earp' (1994). Kasdan, classe 1949, non è esattamente un ragazzino e i suoi ultimi lavori non sono indimenticabili ma conosce Star Wars, o almeno il Vecchio Star Wars.

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‘Star Wars: Il Ritorno dello Jedi’ [Cinema]: una meraviglia lunga trent’anni

Era l’ottobre del 1983, io non avevo nemmeno sei anni ma già muovevo i primi passi nel meraviglioso mondo del cinema. Era il 21 ottobre del 1983 (quando ancora i nuovi film uscivano il venerdì) e per la prima volta vidi al cinema un film di Guerre Stellari (era ancora Guerre Stellari, e non Star Wars). Da allora, come del resto vale anche per molti di voi, ho perso il conto di quante volte ho premuto il tasto play per le VHS prima, i DVD poi e i Blu-Ray adesso in attesa della magica fanfara Fox. Con il passare del tempo è diventato sempre più difficile, se non impossibile, cercare di rivivere la sorpresa meraviglia che il magico mondo concepito da Lucas era riuscito a scatenare con la visione di Episodio IV (Una Nuova Speranza, ANH,1977) ed Episodio V (L’Impero Colpisce Ancora, TESB,1980). La meraviglia a distanza di tanti anni resta ancora, la magia non è stata intaccata dal trascorrere del tempo (soprattutto ora, con la Terza Trilogia alle porte) ma la sorpresa, quella, ha lasciato il posto alla passione per qualcosa che si conosce e che si ama. Invidio chi, per la prima volta, si avvicina al mondo di Star Wars. Eppure, c’è un’eccezione.

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Recensioni Film – ‘Gravity’ di Alfonso Cuarón

VOTO:[rating:3]

Prima di tutto ci terrei a dire una cosa che potrebbe anche essere ovvia, ma non si sa mai: 'Gravity' non è un film di fantascienza. Almeno non più di quanto lo fosse 'Apollo 13' (1995). E' un film sulla sopravvivenza nello spazio quando tutto sembra andare storto ma le tecnologie, la situazione, le dinamche non hanno nulla a che vedere con la fantascienza. Forse è una distinzione da poco conto ma secondo me è un paletto che è giusto mettere. Perciò, di cosa parla 'Gravity'?

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J.J. Abrams: il signore del tempo?

Quando un regista, affermato o meno che sia, inizia a orbitare intorno all’universo di Star Wars inevitabilmente finisce sotto la spietata lente di ingrandimento che la Saga delle Saghe si porta appresso. Se a questo aggiungiamo il cambio di proprietà che Jedi, Cloni, Ewoks e Wookies hanno subito nella vendita del marchio Lucasfilm alla Disney questa lente diventa ancora più precisa e implacabile. Ma andiamo con ordine. Nell’arco di uno dei più roventi inverni fantascientifici che si ricordi, due sono stati gli eventi che hanno scosso gli amanti di Guerre Stellari. A ottobre del 2012 la Disney annuncia l’acquisizione dei marchi Lucasfilm e Lucasart (le implicazioni di questa mossa per gli amanti di Zack McKracken le discuteremo in un altro momento) proclamando l’imponderabile: Star Wars avrà una terza trilogia. A fine gennaio dopo smentite, conferme, attacchi di panico e tattiche di sviamento degne della CIA viene annunciato anche il regista che nel 2015 riporterà le spade laser nelle sale cinematografiche: J.J. ‘Mr Lost’ Abrams.

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Recensioni Libri – ‘Wild Cards – L’origine’ a cura di George R.R. Martin

Prima di recensire questo volume di racconti voglio lanciare un messaggio di speranza a tutti i giocatori di ruolo: 'Wild Cards' è nato proprio in seguito a lunghe sessioni di roleplay a cui George R.R. Martin e il suo gruppo di giocatori/scrittori si sono dedicati per più di un anno (erano i gloriosi anni ottanta). Morale: il gioco di ruolo non è una perdita di tempo e da tutti i personaggi, le situazioni e i mondi creati in ore e ore di pianificazione si può ricavare qualche soldo. Più di qualche soldo a patto di chiamarsi George Martin.

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Recensioni Film – ‘Elysium’ di Neil Blomkamp

L'idea che sta alla base di 'Elysium' è quanto di più originale, nel 2013, ci si possa aspettare: uno sparuto gruppo di individui prospera nell'agio più assoluto mentre la maggior parte degli esseri umani è costretta a una vita di sofferenza per garantire l'alto tenore di vita di quei pochi (situazione che, tra l'altro, si ripete tutti i giorni in ogni ufficio moderno). A partire dalla mitologia greca passando per 'La Macchina del tempo' di H.G.Wells e arrivando agli 'Hunger Games' (2012) (rabbrividisco per la citazione cinematografica) si tratta di uno dei temi più abusati della storia ma che, evidentemente, ha un fascino irresistibile. A tal punto da spingere il giovane e talentuoso Neil Blomkamp (classe 1979), fresco del successo low-cost 'District 9' (2009), verso la scrittura di una sceneggiatura 'originale' incentrata proprio su questo tema.

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Recensioni Libri – ‘Guida galattica per autostoppisti’ di Douglas Adams

Premetto che non sono un amante della fantascienza umoristica letteraria, anzi, sono uno di quei musoni che mal digeriscono le inclinazioni troppo facete del genere. Perciò nell'esprimere un giudizio sulla  'Guida galattica per autostoppisti' (1979) non riesco a prescindere da questo aspetto: in due parole, non mi è piaciuto un granchè. In effetti ha al suo interno tutte le cose che riescono a infastidirmi con una certa efficacia: tecnologia burlesca, stile scanzonato e ammiccante nei confronti del lettore, situazioni improbabili che si risolvono in modo altrettanto improbabile grazie a una struttura fluida, persino eterea, in cui 'tutto è concesso'.

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