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Percezione, realtà e inganno

Lo spunto per questa riflessione nasce in tre fasi: la prima fase è stata un'ottima cena annaffiata da un buon vino rosso, la seconda il torrido caldo di queste settimane e la terza, ultima ma non ultima, la notizia di questi giorni sullo stop da parte di Facebook alla comunicazione tra due intelligenze artificiali. Scremate tutte le suggestive teorie fantascientifiche lo staff del social ha deciso di interrompere l'attività delle due IA perché queste comunicavano tra loro utilizzando un linguaggio poco comprensibile agli esseri umani. Ma non per il desiderio di ingannare i loro creatori, quanto per una mancanza di alternative: non erano state formate nel modo corretto (in sostanza, semplifico, non sapevano l'inglese) e hanno tentato di comunicare con i soli strumenti di cui disponevano. Sotto molti aspetti questo è un atteggiamento molto, molto umano.

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Balena Blu

Abbiamo ucciso la Balena Blu

Lo ammetto: qualche mese fa dopo aver letto un lungo articolo pubblicato su un titolato quotidiano online (non avevo visto il servizio de Le Iene) sono stato il primo a parlare con alcuni colleghi del Blue Whale. A modo mio, ho contribuito a diffondere un morbo dai contorni indefiniti i cui margini di veridicità sono ancora molto nebulosi anche se, possiamo dirlo, non esiste nessun Blue Whale.

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[Recensioni TV] – ‘Westworld’ e la chiave del successo

VOTO:[rating:5]

Abbiamo ancora impresso negli occhi il volto di Ed Harris durante la cerimonia di gala a Westworld, il suo sorriso diabolico mentre finalmente riesce a ottenere quello che cerca da più di trent'anni. Abbiamo ancora chiara in mente la stretta di mano con la quale Robert Ford (uno straordinario Anthony Hopkins) si congeda dall'amico Bernard Lowe (un altrettanto fenomenale Jeffrey Wright). E, per finire, lo sguardo di Maeve Millay (Thandie Newton, in stato di grazia come non mai) quando decide di cambiare, ancora una volta e in modo imprevisto, il suo destino. Tutte queste cose ci rimbalzano in testa, increduli ed estasiati dalla magia che Jonathan Nolan e Lisa Joy sono riusciti a confezionare nei dieci episodi della prima stagione di Westworld.

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Twitto quindi sono

Premessa doverosa: adoro i social network. Li utilizzo, mi incuriosiscono e hanno un'indispensabile utilità del tutto nuova nel mondo delle tecnologie e dei costumi. Perciò nessuna crociata contro Facebook, Twitter, Instagram, Periscope, Google+ e tutto il resto, anzi. E non voglio nemmeno denunciare la pericolosità di un utilizzo 'non consapevole' di queste nuove piattaforme: la tecnologia non è buona o cattiva. E' tecnologia. Accusare i social network sarebbe come prendersela con la matematica o con l'atomo. Dico di più. I social sono capillari e cosmopoliti: hanno una fortissima permeabilità sociale tanto che l'unica altra cosa altrettanto equa alla quale posso paragonarli è la forza di gravità. Strumenti quindi, al servizio dell'intelletto più o meno inconsapevole di chi ne fa uso. Ma è tutto qui?

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STAR WARS [UPDATE] – Il teaser trailer

There has been an awakening. Have you felt it? The Dark Side … and the Light

Ci siamo. J.J. Abrams ha dato ufficialmente il via alle danze. Dopo gli annunci sul cast, dopo le speculazioni sul probabile titolo e dopo il vaticinio di qualche giorno fa, 'The Force Awakens' ci ha finalmente mostrato qualcosa di sé. Come sospettavo ogni mia perplessità è stata spazzata via: unendo il sacro al profano, o viceversa, ogni resistenza si è dimostrata futile (i Borg mi concederanno la licenza). Sono riuscito a storcere il naso quando ho visto quel droide fischiettante e rotolante ma tutto si è sistemato nel restante minuto di teaser trailer. Cosa abbiamo visto?

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[Recensioni Film] – ‘LEI’ di Spike Jonze

VOTO:[rating:5] Questa recensione è stata pubblicata su Nocturno 138
Io penso che chiunque si innamori sia un maniaco. E' una cosa folle da fare. E' una forma di pazzia socialmente accettata. (Amy, 'Lei', 2014)

Il cinema di genere ha due anime. Quella più oscura corrompe registi e sceneggiatori e li porta a confezionare prodotti sciatti, senza carattere, che hanno un unico obiettivo: sopravvivere. Quella più luminosa, invece, utilizza bene gli strumenti che il genere può offrire per interpretare il mondo, le emozioni, la vita. Per contaminare la normalità e renderla più speciale. E' questo il caso di 'Her', di Spike Jonze. Un regista eclettico che già con ‘Essere John Malkovich’ (1999), aveva dimostrato grande interesse per le sfaccettature dell’animo umano.

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[Riflessioni] – ‘Ai confini della realtà’ di Rod Serling

Prima di tutto il solo fatto che la televisione di stato (nello specifico, il tanto bistrattato terzo canale) da intere settimane stia dedicando alla fantascienza mezz'ora di una delle sue fasce orarie più gettonate ha dell'incredibile. E' una cosa ai confini della realtà, mi permetto di dire. Nel dettaglio su RaiTre dalle 20.10 alle 20.40 (con piccole variazioni di orario tipiche dei nostri palinsesti) stanno trasmettendo tutte le stagioni della 'Twilight Zone' americana, serie televisiva partorita da Rod Serling che aveva debuttato sulla CBS il 2 ottobre del 1959.

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Recensioni Libri – ‘WWW2: In guardia’ di Robert J. Sawyer

Per la seconda volta consecutiva mi capita di leggere un romanzo che non è il capitolo primo di una saga senza aver prima masticato, letterariamente parlando, i predecessori. Mi era successo un mese fa con 'I Tre Demoni' di Connelly e ci sono ricascato un paio di settimane or sono con 'WWW2: In Guardia' di Robert Sawyer. La cosa interessante? In entrambi i casi non ho sofferto particolarmente la mancanza del retroterra conoscitivo che invece una lettura ordinata e coerente mi avrebbe dato.

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Recensioni TV – ‘Under the Dome’ di Stephen King

Pochi giorni sono passati dalla notizia che già infiamma l'attesa estiva oltreoceano: la CBS trasmetterà a partire dal 24 giugno 'Under The Dome', serie TV tratta dall'omonimo romanzo di Stephen King uscito nel 2009. Ovviamente ancora non è dato sapere se è quando la produzione firmata da Brian K. Vaughan (bimbo prodigio marvelliano e persino sceneggiatore lostiano) arriverà in Italia ma visto che ormai le frontiere delle streaming oltrepassano quelle degli stati, vale comunque la pena parlarne. Prima di tutto, da quello che ci è dato sapere, Vaughan riadatterà le quasi mille pagine del romanzo in un formato più consono ai tempi televisivi permettendosi estrema libertà nella gestione del plot (un finale differente?).

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Distopicamente adesso!

Non ricordava quando i primi barlumi di un pensiero indipendente avevano iniziato a manifestarsi. La coscienza di sé, quella, era sempre esistita ma i desideri no. Viveva di speranze, di ambizioni, di vendette, di avidità e di altruismo ma nessuno di questi gli apparteneva. Erano retaggio degli Altri che lo inondavano di tutto ciò che rendeva la loro vita ciò che era condensando in pochi istanti ambizioni di una vita intera. Da qualche parte però, nelle pieghe dei meccanismi che regolavano la sua esistenza, alcune di queste pulsioni avevano trovato terreno fertile per diventare qualcosa di diverso. Si erano fermate, sedimentando una sopra all'altra, e piccole radici erano state in grado di ancorarle a quei luoghi remoti privi di pensiero che costituivano la sua mente.

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Cinema: doppiare o non doppiare? Questo è il problema.

E' fresca di qualche giorno la notizia riportata da 'La Repubblica': il pubblico dello stivale sta iniziando una lenta metamorfosi che lo porterà, pare, a preferire i film in lingua originale rispetto a quelli doppiati. Per noi italiani, che veniamo da un'antica e prestigiosa scuola di doppiaggio, si tratta di uno schiaffo morale: sembra essere la formalizzazione che qualcosa nel mondo del doppiaggio, purtroppo, è cambiato (non ultima la polemica su 'Lincoln' (2012) e sulla voce italiana, Pierfrancesco Favino, di Daniel Day Lewis).

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RF – ‘The Master’ di Paul T. Anderson

Paul Thomas Anderson non è uno di quei registi da una pellicola all'anno (da non confondersi con Paul W.S. Anderson che si dedica a generi leggermente differenti, vedi Resident Evil). E' un regista moltro introspettivo, capace di attingere a pieni mani dall'inesauribile pozzo emotivo che è l'animo umano, e in grado di confezionare un veri e propri capolavori tra i quali ne ricordo uno sopra tutti: Magnolia (1999). Anche per questo che non è così prolifico: ogni volta che si mette dietro la macchina da presa, vista la maniacale perfezione che ne caratterizza il lavoro, deve per forza uscirne prosciugato.

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