VOTO:[rating: 1.5]
I film ispirati ai videogiochi hanno molto spessp generato pellicole discontinue, indigeste e soprattutto indecise tra l’essere un videogame evoluto o un lungometraggio a mezzo servizio.
Assassin’s Creed, purtroppo, non fa eccezione.
"La morte è un incidente che produce creta. Usala, modellala, impara da lei" John Gilling
Nel 1960 il mistico mondo della cultura egizia sarebbe tornato sulle prime pagine di tutti i giornali: il presidente egiziano Nasser avrebbe deciso proprio quell’anno di iniziare i lavoro per la diga di Assuan minacciando di seppellire i millenni di storia rappresentati dai templi di Abu Simbel. A modo suo la Hammer Films anticipò i tempi rinverdendo l’interesse forse troppo accademico per le maledizioni egizie: nel 1959 il veterano regista Terence Fisher, dopo il mostro di Frankenstein e il vampiro Dracula, portò sul grande schermo la mummia, il non morto più antico.
VOTO:[rating:4.5]
Premessa doverosa: amo Christopher Nolan, amo il suo cinema cerebrale all'ennesima potenza, la sua freddezza, la sua tecnica e l'equidistanza emotiva con la quale approccia ai propri lavori. Per questo anche se Dunkirk può sembrare il suo film meno nolaniano in assoluto, in realtà racchiude al suo interno molto di quello che il regista inglese ha fatto in questi anni, e per questo mi è molto, molto piaciuto.
[rating:2.5]
I segreti sono bugie
Mae – The Circle
Il tempismo nella fantascienza è fondamentale. Arrivare in ritardo rispetto a quanto sta accadendo nel mondo reale può trasformare un buon film in uno scadente documentario di repertorio. The Circle, purtroppo, arriva un pelo in ritardo e la sensazione che si ha è proprio quella di aver assistito a qualcosa di vecchio. Mae (una Emma Watson male assortita) è una giovane ambiziosa che vede la sua vita cambiare quando l’amica del cuore Glenne (Bonnie Holland) riesce a farla entrare al Circle, una grande azienda che deve i ricchi natali a un social network di diffusione mondiale. Il guru di Circle, Eamon Bailey (un Tom Hanks in versione Steve Jobs) ha le idee molto chiare sul futuro: connessione totale, condivisione totale, nessun segreto e l’ambigua gestione di una mole di dati a dir poco impressionante.
Affido questo manoscritto allo spazio, non con la speranza di ottenere soccorso, ma per contribuire, forse, a scongiurare lo spaventoso flagello che minaccia la razza umana. Dio abbia pietà di noi!
Ulisse Mérou, Il Pianete delle Scimmie di Pierre Boulle
Con queste parole l’ex agente segreto e scrittore transalpino Pierre Boulle apriva il sipario sul racconto postumo del suo personaggio Ulisse Mérou, giornalista francese di un futuro remoto imbarcato insieme al professor Antelle su un’astronave diretta verso un lontano pianeta. Mérou aveva affidato il suo drammatico racconto a una bottiglia, lanciata nello spazio e ripescata da due turisti siderali di un futuro ancora più lontano. Per Boulle era il 1963. Due anni prima Jurij Gagarin aveva infranto uno dei più grandi limiti dell’umanità restando per quasi due ore in orbita e aprendo così nuovi scenari per tutti gli scrittori di fantascienza. Era il 1963 e Pierre Boulle pubblicava il suo tredicesimo romanzo: “Il Pianeta delle Scimmie” dove tutto iniziava, appunto, con un viaggio nello spazio.
VOTO:[rating:4]
Dopo un primo capitolo interessante, dopo un secondo film dalla produzione molto complicata e decisamente meno riuscito, Matt Reeves suggella i suoi due terzi di trilogia scimmiesca con una pellicola (so che non esistono più le pellicole, ma vintage sono e vintage rimango) strana, coraggiosa, interessante e anomala.
VOTO:[rating:3]
Cortocircuitare una tipologia di personaggio cinematografico con l’attore che lo interpreta è spesso un azzardo perché richiede da parte di entrambi una serie di caratteristiche che non sempre sono a disposizione. Prima di tutto l’attore deve aver interpretato una serie di ruoli che, per quanto differenti, abbiano un solido denominatore comune. In secondo luogo i personaggi devono necessariamente avere nel loro DNA un forte, fortissima componente ironica.
Il nome di Bruce Campbell, volto immortale di Ash Williams, riesce a coniugare entrambe le caratteristiche e lo dimostra nella meta-pellicola del 2007 My Name is Bruce, diretta dallo stesso Campbell.
VOTO:[rating:4]
Il cinema horror è costellato dai serial killer, da orrori capaci di mettere in ginocchio le sfortunate comunità che li ospitano. Jason Voorhees, Frederick Charles ‘Freddy’ Krueger, Michael Mayers e Charles ‘Chucky’ Lee Ray: creature talmente malvagie da aver dato vita a leggende nere, a incubi eterni.
E se dietro questi nomi, se dietro le sovrannaturali caratteristiche suggestionate dalle gesta delle quattro icone del terrore ci fossero solo uomini in carne e ossa? Se Freddy, Jason, Mike e Chucky fossero in realtà comuni assassini seriali realmente esistiti?
Ecco il semplice ma geniale presupposto che costituisce l’ossatura narrativa di Behind the Mask: The Rise of Leslie Vernon, film falso-documentario prodotto per l’home video nel 2006 e diretto da Scott Glosserman.
[rating:4.5]
Inizio questa recensione con un lamentela: è davvero un peccato che il circuito cinematografico italiano non diffonda quasi nessun titolo concepito nel profondo oriente. Grande plauso ai (pochi) festival dedicati alla cultura cinematografica orientale perché, e A Train to Busan ne è una lampante testimonianza, permettono di accedere a prodotti davvero eccellenti.
VOTO:[rating:3]
In un panorama nel quale il cinema di genere che può godere della grande distribuzione vive di remake, reboot, sequel o prequel (tralasciamo il comparto cine comics che ha un ecosistema autonomo), un titolo come Life, suo malgrado, catalizza in modo particolare l’attenzione degli appassionati.
A maggior ragione se l’ambientazione scelta per la pellicola promette di essere molto attuale e molto legata alle recenti avventure delle agenzie spaziali di tutto il mondo.
[rating:4.5]
Premetto che, al netto della sua discontinuità, a me Shyamalan piace molto. Ho molto apprezzato Il Sesto Senso (1999), ho letteralmente adorato Unbreakable (2000) e mi sono scoperto anche piuttosto tenero verso alcune pellicole generalmente considerate traballanti come Signs (2002), The Visit (2015) e Lady in the Water (2006). Si è anche meritato un paio di condanne senza appello, L'Ultimo Dominatore dell'Aria (2010) e After Earth (2013), perciò aspettavo con molta ansia questo Split nel quale milita anche James McAvoy, uno dei miei attuali attori preferiti. Per quanto mi riguarda, Shyamalan questa volta fa un centro colossale.