VOTO:[rating:4]
Finalmente. E' la prima parola che mi è uscita dalla testa durante e dopo la visione di A Quiet Place, esordio fanta-horror del poliedrico John Krasinksi che qui è sceneggiatore, regista, interprete e marito (dentro e fuori dal set) della bella e brava Emily Blunt. Perché 'finalmente'? Perché A Quiet Place riesce a ibridare in modo molto equilibrato tutti i mattoncini costituenti il DNA del nobile genere horror.
[rating:3.5]
Black Panther è l'ultima pellicola targata Marvel Studios che vedremo prima della distruzione totale che Avengers: Infinity War (in uscita il 25 aprile) porterà nell'universo cinematografico dei Vendicatori ma poco ha a che fare con il vicino avvento di Thanos: il film dettaglia in modo molto preciso il regno di Wakanda esplorato in modo piuttosto marginale nel poco brillante Captain America: Civil War.
VOTO:[rating:2]
Mi sono preso una decina di giorni prima di mettere nero su bianco le mie impressioni sulla tormentata pellicola di Alex Garland. Dico tormentata perché ha avuto un travaglio produttivo tortuosa (budget limitati, cambi di piattaforma, bisticci e altre faccende da addetti ai lavori) che l'ha fatta approdare, alla fine, su Netflix. Premessa: a me Alex Garland piace molto, sia come sceneggiatore che come regista. Ho apprezzato Ex Machina e in tutti i suoi lavori c'è un nichilismo di fondo che mi affascina. Allora perché Annientamento non mi è piaciuto?
[rating:4]
Continua grazie a Netflix la mia paziente e inesorabile operazione di recupero horror e questa volta è il turno di una produzione indipendente prodotta poi dal mecenate Jason Blum e dalla sua Blumhouse. Creep mischia il found footage al mokumentary ma lo fa con una freschezza che solo certi registi indipendenti sembrano, almeno in questo momento storico, possedere.
VOTO:[rating:3.5]
Continua il bel lavoro di recupero/distribuzione di Netflix verso un cinema horror di certo meno chiassoso dei grandi franchise ma assolutamente degno di attenzione. Dopo il bel (e italiano) Oltre il guado di Lorenzo Bianchini, è il turno de Il Rituale, produzione tutta inglese firmata da David Bruckner e ispirata all'omonimo romanzo di Adam Nevill.
[rating:4]
Nonostante ne avessi sentito parlare in termini molto positivi già un paio di anni fa dai miei infiltrati al TO Horror Film Fest, recupero con colpevole ritardo questa pellicola di Lorenzo Bianchini e confermo che si tratta di un film davvero interessante. Porta una bella ventata di originalità nell'altrimenti asfittico panorama horror italiano.
Saluto questo 2017 senza bilanci particolari (mi limiterò a dire che quest'anno ho scritto davvero tanto ma pubblicato poco) ma con una riflessione che lascio maturare da un po' di tempo. Prima premessa: seguo le serie TV, non tante a dire il vero, e sono ben consapevole delle loro qualità perciò non sputo nel piatto in cui mangio. Attorno all'universo fatto di stagioni orbitano sempre più idee, sempre più grandi attori che provengono direttamente dal cinema e in alcuni casi sempre più voglia di sperimentare (penso alle prime stagioni di American Horror Story).
VOTO[rating:3.5]
Primo progetto corale in casa DC dove il neo-sestetto di supereroi rappresentato da Wonder Woman (Gal Gadot), Aquaman (Jason Momoa), Flash (Ezra Miller), Cyborg (Ray Fisher), Superman (Henry Cavill) e Batman (Ben Affleck) si trova ad affrontare la prima vera minaccia mondiale incarnata da Steppenwolf, dai suoi demoni e dall'eminenza grigia Darkseid. Dopo l'iniziale riluttanza i sei si uniranno contro il nemico comune consegnando ai terrestri la Justice League.
[rating:2]
Con questo terzo film il Dio del Tuono raggiunge Iron-Man come numero di pellicole in solitaria (Captain America: Civil War era un mini-Avengers mascherato, perciò Cap resta al palo con 'solo' due titoli). Ma soprattutto continua (e forse si conclude?) il percorso isolazionista di Asgard: dopo un primo film molto terrestre, dopo un secondo film che esplorava la mitologia asgardiana e coinvolgeva la Terra in misura minore, arriviamo a Thor: Ragnarok nel quale il nostro pianeta è del tutto assente.
VOTO:[rating:4]
Lo dico senza se e senza ma: trasporre IT sul grande (o piccolo) schermo è assolutamente impossibile. E' impossibile perché la storia è così complessa e completa, così totalizzante, che anche piccole omissioni finiscono con lo snaturare l'armonia complessiva del capolavoro originale di King. Ed è impossibile anche perché IT è un romanzo senza filtro, morboso, violento, coraggioso e che non si ferma davanti a nulla. Parla una lingua dimenticata, di certo una lingua che l'ecosistema cinematografico (o televisivo) non può e non vuole imparare.
Premessa: questa non è una recensione del film, o almeno non una recensione del film in senso stretto. Ho difeso e apprezzato pellicole come Star Wars: Il Risveglio della Forza o Alien: Covenant, sopportando e digerendo un fuoco di fila impietoso, una scomposizione della trama mirata a evidenziare ogni piccola incongruenza. Non ho la minima intenzione di fare la stessa cosa con Blade Runner 2049. Anche perché la gioia è nell'orecchio di chi ascolta e nell'occhio di chi guarda e la gioia non è mai una colpa o qualcosa da dover distruggere. Diciamo che questo è più un grido di dolore.
[rating:4.5]
La fantascienza è una delle narrazioni di genere più versatili a disposizione di autori e cineasti: può essere intrattenimento, può essere finzione, può spingere l'acceleratore sugli aspetti più scientifici o può proiettare lo spettatore qualche decennio nel futuro, indirizzando il suo potente obiettivo in direzioni meno tecnologiche. E può, in alcuni casi, diventare un affilato strumento di critica sociale.