Se dovessi pensare a un filone cinematografico del quale è stato detto molto e nel quale investirei poco o nulla, uno dei primi che mi viene in mente è quello delle pellicole a tema 'possessione'. Per due motivi: il primo è il confronto impari con il capostipite nominale di tutto, 'L'Esorcista' (1973) di William Friedkin. Il secondo è l'indelicato abuso al quale il tema demoniaco è sottoposto negli ultimi anni. Film come 'Il Rito' (2011) e 'L'altra faccia del diavolo' (2012) hanno affossato ogni entusiasmo e ogni spiraglio di originalità.
VOTO:[rating:4]
Da un bel po' di anni a questa parte la convinzione che il Vecchio Continente sia la vera, nuova, fucina dell'horror moderno prende sempre più consistenza e ho perciò cercato di tracciare un minimo di profilo psicologico dei nuovi autori horror europei in un pezzo, su questo sito, qualche anno fa. Lo potete trovare qui.
E dopo un'attesa nemmeno troppo lunga, ecco finalmente il completamento della trilogia 'Nocturna' iniziata con il primo volume 'La Progenie' ('The Strain, 2009), continuata con 'La Caduta' (The Fall, 2010), che già avevo recensito, e infine conclusasi con questo 'Notte Eterna. Avevamo lasciato il mondo in pessime mani: devastato da una grappolo di esplosioni nucleari, il cui effetto principale era stato quello di condannare la Terra alle tenebre persistenti (ceneri radioattive coprono il cielo per quasi la totalità del giorno), è divenuto l'ecosistema perfetto per il 'Padrone' e per la sua orda di vampiri.
[rating:4.5]
Che io abbia un debole per il regista catalano, lo si può dedurre leggendo questo mio vecchio articolo di qualche tempo fa. Ma, fino a questo momento, mi ero innamorato soprattutto del suo modo coraggioso e personale di interpretare, in particolare, l'horror. Bedtime, sgombriamo il campo da fraintendimenti, non è un film horror. Ammetto che, entrato in sala, non sapevo praticamente nulla della pellicola. Da qualche parte avevo letto si potesse trattare di un film horror sull'uomo nero (e subito un terrore atavico si era impadronito di me ricordando con sgomento il vecchio 'Boogeyman' (2005) e tutti i suoi sfortunatissimi seguiti), ma avevo pochissime informazioni. Immaginavo potesse essere anche una sorta di 'Paranormal Activity' (2007), e in quel caso la curiosità di vedere l'interpretazione sicuramente molto personale del regista mi affascinava. Insomma, ero pronto a farmi stupire ancora una volta da Balaguerò, ma non ero pronto a un thriller così velenoso e subdolo.
Questo pezzo è stato pubblicata integralmente sul numero 34 del Living Force, fanzine del Fan Club Yavin 4.
Nel 1982 il quarantacinquenne Ridley Scott continuò, dopo il capolavoro di Alien (1979), quella che sembrava essere diventata la sua nuova deriva fantascientifica di grande successo. E lo fece girando quella che viene ricordata come una delle migliori pellicole di genere mai realizzata: ‘Blade Runner’. Il titolo del film deriva dal romanzo di Alan E. Nourse, ‘The Bladerunner’ (1974) ma riprende i contenuti di un altro romanzo, ‘Il cacciatore di Androidi’, scaturito dalla geniale e tormentata penna di Philip K. Dick nel 1968.