VOTO:[rating:4]
Finalmente. E' la prima parola che mi è uscita dalla testa durante e dopo la visione di A Quiet Place, esordio fanta-horror del poliedrico John Krasinksi che qui è sceneggiatore, regista, interprete e marito (dentro e fuori dal set) della bella e brava Emily Blunt. Perché 'finalmente'? Perché A Quiet Place riesce a ibridare in modo molto equilibrato tutti i mattoncini costituenti il DNA del nobile genere horror.
VOTO:[rating:2]
Mi sono preso una decina di giorni prima di mettere nero su bianco le mie impressioni sulla tormentata pellicola di Alex Garland. Dico tormentata perché ha avuto un travaglio produttivo tortuosa (budget limitati, cambi di piattaforma, bisticci e altre faccende da addetti ai lavori) che l'ha fatta approdare, alla fine, su Netflix. Premessa: a me Alex Garland piace molto, sia come sceneggiatore che come regista. Ho apprezzato Ex Machina e in tutti i suoi lavori c'è un nichilismo di fondo che mi affascina. Allora perché Annientamento non mi è piaciuto?
VOTO:[rating:3]
In un panorama nel quale il cinema di genere che può godere della grande distribuzione vive di remake, reboot, sequel o prequel (tralasciamo il comparto cine comics che ha un ecosistema autonomo), un titolo come Life, suo malgrado, catalizza in modo particolare l’attenzione degli appassionati.
A maggior ragione se l’ambientazione scelta per la pellicola promette di essere molto attuale e molto legata alle recenti avventure delle agenzie spaziali di tutto il mondo.
[rating:2]
“Noi non ci arrenderemo senza combattere! Noi continueremo a vivere! Noi sopravviveremo! Oggi, festeggiamo il nostro giorno dell'indipendenza” – Presidente Thomas J. Whitmore
Era il 1996 quando le popolazioni dell’intero pianeta si erano ritrovate a fronteggiare la più grande minaccia della storia dell’uomo. Era il 1996 quando le nazioni di tutto il mondo guidate dal Presidente degli Stati Uniti Thomas J. Whitmore (Bill Pullman), avevano gridato la loro indipendenza ribellandosi a una letale invasione aliena. Sono passati vent’anni da quel glorioso 4 luglio 1996, vent’anni per noi ma quattro lustri anche per il mondo immaginato da Roland Emmerich nel suo ‘Independence Day’. Cosa è successo a Hollywood in tutto questo tempo?
[rating:3.5]
Ci sono voluti quattordici anni per scoprire il destino di Fox Mulder e Dana Scully. Quattordici anni nei quali il mondo è cambiato: gli effetti dell’11 settembre, Snowden, la crisi economica, il terrorismo e recrudescenze complottiste pronte a sbocciare in ogni dove. In quasi tre lustri siamo passati da un proto-illuminismo nel quale i segreti erano tenuti tali da irresistibili poteri occulti contro cui si poteva e si doveva combattere, a un medioevo in cui il complotto si è palesato in tutta la sua virulenza. E’ proprio qui, nel momento più buio, che Fox e Dana tornano in scena.
[rating:4]
Sono passati quattordici anni. Avevamo lasciato Fox Mulder (David Duchovny) e Dana Scully (Gillian Anderson) tra le fredde mura di un motel di Roswell, soli, impegnati nell'eterna battaglia contro l'ignoto. Abbiamo aspettato quattordici anni per assistere al ritorno dell'improbabile coppia, di nuovo guidata dalla mano di Chris Carter. Ieri sera quell'attesa è finita.
Dal vincitore del Premio Urania 2010, Maico Morellini, arriva una nuova serie di fantascienza spaziale per la collana Bus-Stop di Delos Digital - Negli store dal 23 settembre 2014
In un futuro lontano il sistema solare è completamente colonizzato, con l’esclusione di Mercurio, la cui vicinanza al Sole è incompatibile con la vita. I viaggi spaziali, però, sono diventati quasi del tutto impossibili. Questo da quando una strana stazione spaziale aliena si è localizzata ai margini del sistema solare stesso, in un’orbita tra Plutone e Caronte. Nessuna comunicazione è mai partita dalla base spaziale, ma dalla sua comparsa ogni astronave sorpresa nello spazio è distrutta da improvvise fluttuazioni energetiche che provengono proprio dalla stazione. Sono attacchi che disgregano la struttura stessa delle astronavi e dell’equipaggio, non lasciando nessuna via di scampo. Stessa sorte per qualsiasi cosa esca dalla più stretta orbita planetaria, satelliti o sonde che siano. Inizia così il lunghissimo periodo che verrà poi chiamato Silenzio.Dunque è ufficiale: dopo lo scivolone concettuale di Prometheus - 2012 (troppa ambizione non supportata da una trama consistente) lo xenomorfico universo di Alien passa nelle mani di Neil Blomkamp, ex prodigio del cinema a medio budget che ci aveva deliziato con il suo 'District 9' (2009). Perchè ex? Perchè il regista sudafricano ha poi venduto l'anima al diavolo (ovvero lo standard hollywoodiano) con il pavido 'Elysium' (2013) e minaccia di ripetere lo stesso errore con il prossimo 'Chappie' (marzo 2015), film di fantascienza in odor di 'Corto Circuito' (1986). Se il curriculum di Blomkamp si fosse limitato a 'District 9', il suo debutto nell'ormai dissestata linea temporale di Alien mi farebbe ben sperare. Ma dopo i suoi ultimi lavori il rischio che le esigenze delle major vincano sullo stimolo creativo del regista c'è. Ed è ben concreto.
[rating:4]
Se non avete mai dato molto credito al detto: "La fortuna aiuta gli audaci" (troppo abusato da chi è capace di tirare tripli sei in sequenza giocando a Risiko) forse è venuto il momento di rivedere le vostre convinzioni. Perché? Perché con 'Guardiani della Galassia' la Marvel non ha solo sparigliato il tavolo delle pellicole fumettistiche seriali, ma si è anche dimostrata molto, molto coraggiosa. E la fortuna si è schierata dalla sua parte.
[rating:4.5]
Mi sono avvicinato a questa serie con un po' di sospetto ma c'erano tre buoni motivi per farlo. Primo: l'entusiasmo che 'The Avengers' (2012) mi aveva trasmesso. Secondo: il fatto che ci fosse la mano di Joss 'Uno di noi' Whedon dietro la serie. Terzo: la passione per il mondo Marvel che mi anima da quel lontano 1994. Con questi presupposti erano solo una questione di tempo prima che io e gli agenti dello S.H.I.E.L.D. ci dessimo appuntamento nel mio salotto.
[rating:4]
Quando sono incappato nel trailer di questo 'Edge of Tomorrow' temevo si trattasse di un altro action-movie fanta-militaresco nel quale i primi piani di Tom Cruise superavano il minutaggio complessivo delle scene di azione (come accadeva in 'Oblivion' (2013) che a dispetto del titolo mi ha lasciato un brutto ricordo molto vivido). E invece, già nei primi minuti della pellicola, le cose si sono rivelate ben più complesse. E, sotto certi aspetti, ben più semplici.