Cosa succede quando un regista europeo (che ha già dimostrato una discreta capacità di sceneggiatore) attraversa l’oceano in cerca di talenti e se ne torna a casa con Robert De Niro, Sigourney Weaver e quel demonio dagli occhi di ghiaccio di Cillian Murphy? Non è regola generale, ma spesso e volentieri il risultato merita almeno una bella menzione.
E’ questo il caso di ‘Red Lights’. La trama si sviluppa intorno alla dottoressa Margaret Matheson (la Weaver) e il suo aiutante Tom Buckley (Cillian Murphy) due ricercatori universitari che si occupano di sfatare (o smascherare) tutti i fenomeni in apparenza legati al paranormale. Perciò sospette possessioni, spiriti e soprattutto predicatori che vantano legami extraterreni con forze misteriose: compito della coppia è anche quello di individuare ogni trucco e di assicurare così i ciarlatani alle forze dell’ordine. Lo scetticismo della dottoressa Matheson è reso ancora più feroce e complesso dalla condizione del figlio che versa da quasi trent’anni in coma irreversibile: la donna cerca con speranzosa furia la testimonianza di una vita oltre la morte.
Le cose iniziano a prendere una piega sinistra quando dal passato della Matheson emerge Simon Silver (Robert De Niro), antico nemico della dottoressa e prestigiatore molto discusso già avvolto da un alone di drammatico mistero: durante il suo ultimo spettacolo era infatti morto, stroncato da un malore improvviso, un giornalista schierato apertamente contro di lui.
La figura di Silver, anche grazie al peso dell’attore che lo interpreta, inizia perciò a gettare pesantissime e inquietanti ombre sui due protagonisti, sul loro mondo e anche sul tessuto stesso della realtà.
Una mezza via tra mockumentary, giallo occulto e occultista, e percorso esistenziale dei protagonisti, riesce a mescolare abbastanza bene le carte e a incuriosire. Se, come è successo a me, riuscite a farvi sospendere dalla trama tutto fila liscio e i colpi di scena, con tanto di salto sulla sedia ma anche concettuali, arrivano nei momenti giusti. Cortés è anche capace di indicare la luna e fare in modo che lo spettatore concentri molte delle sue energie sul dito fino a confezionare un finale che è un piccolo, senza pretendere la perfezione, gioiello.
Non solo: i temi trattati in ‘Red Lights’ sconfinano anche dal mandato di un film di genere e si spingono, senza annoiare, verso concetti e argomenti molto scomodi e interessanti. La ricerca della verità, la ricerca di un proprio posto nel mondo, la potenza del denaro e il cinismo disperato.
Il cast funziona, soprattutto Sigourney Weaver. Qualsiasi cosa tocchi, nell’economia del film, diventa oro mentre De Niro non brilla di quella luce che ci si aspetterebbe (molto divertente però il cortocircuito di un attore che interpreta il giovane Simon Silver e scimmiotta il De Niro de ‘Gli Intoccabili‘, 1987) . Le sue escursioni nel genere fantastico (più o meno horror) non sono mai state troppo fortunate, come dimostrano ‘Godsend‘, 2004 o ‘Nascosto nel buio‘, 2005. Intorno ai tre pezzi da novanta si muove un efficiente stuolo di comprimari che svolgono egregiamente il loro lavoro dando spessore al bel clima che Cortés riesce a creare (menzione d’onore per Elizabeth Olsen e Toby Jones)
Insomma, dopo l’ingegnoso ma poco performante ‘Buried‘, 2010, Cortés centra meglio il suo lavoro e convince. Tanto per cambiare, un altro regista spagnolo che sa il fatto suo. E noi? Ah già, noi abbiamo Dracula 3D.
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