VOTO:
A volte l’idea o l’intuizione che sta alla base di un romanzo non è in grado di sopravvivere alla poca originalità del libro stesso. Altre volte è un potentissimo catalizzatore che esalta i pregi di personaggi e ambientazioni. ‘Paragon Hotel’ purtroppo appartiene alla prima categoria.
Scritto nel 2005 da David Morrell, dalla cui penna nel 1972 era nato il personaggio di Rambo, racconta di come un gruppo di ‘creepers’ (o incursori urbani), decide di introdursi all’interno di un vecchio e misterioso albergo, il ‘Paragon Hotel’, per riviverne il passato attraverso le stanze e gli oggetti che ancora sono al suo interno. Appena entrato però, il gruppo si accorgerà di non essere il solo ad avere avuto questa idea e anche del fatto che il ‘Paragon Hotel’ non è disabitato come sembra.
L’idea alla base del romanzo, quella dei ‘creepers’, è intrigante: dava il titolo all’edizione originale del libro e lo spirito che anima gli incursori urbani descritti da Morrell ha affascinanti sfumature romantiche. Poi, però, il ‘Paragon’ si mette in mezzo e la sua ingombrante presenza trasforma tutto il romanzo in un giallo macchinoso e troppo carico di azione concitata. Morrell tenta di descriverci l’albergo e il suo costruttore come un tutt’uno inquieto che sembra persino voler flirtare con il sovrannaturale. Ma che poi, sciogliendo trame e misteri, finisce con il rimanere vittima del suo stesso essere tutto e niente allo stesso tempo.
Il Paragon non è l’Overlook Hotel di Shining e i ‘creepers’ non sono i ‘crash party’ di Palahniuk: una buona idea, come dicevo, che però non sopravvive alla piattezza del romanzo.
‘Paragon Hotel’ si rivela una buona lettura da ombrellone che però, una volta finita, ci lascia ben poco se non la curiosità di esplorare quel vecchio casolare di campagna che tanto ci spaventava da piccoli.
di Maico Morellini