VOTO:
Ogni volta che uno scrittore viene definito come ‘il nuovo qualcosa‘ un piccolo formicolio inizia a solleticarmi dietro la nuca perché leggo romanzi da un po’ e perché scrivo da un tempo più o meno equivalente. Perciò quando ho preso in mano ‘Niceville’ di Carsten Stroud e letto i proclami che lo presentavano come ‘il nuovo Stephen King’ il formicolio si è ripresentato più forte che mai.
Fare confronti di questo tipo non ha senso: è svilente per lo scrittore, per l’altro scrittore a cui viene paragonato e anche per il lettore. Se voglio leggere un romanzo di King, leggo King, non qualcuno che gli assomiglia.
Detto questo ‘Niceville’ ha alcuni punti in comune con il ‘Cose Preziose’ (1991) di King, con un hard boiled alla Raimond Chandler e con le più classiche ghost stories.
Niceville è una cittadina che possiede un’anima nera alimentata dal Crater Sink, un lago tetro e minaccioso che in passato ha inghiottito molte vite senza mai restituirle. Niceville è anche una cittadina con una storia centenaria nella quale le antiche famiglie che vi abitavano hanno raggiunto solo nel presente la pace dopo lunghe e dolore faide domestiche. Fino a quando il piccolo Rainey Teague letteralmente sparisce sotto gli occhi delle telecamere di sorveglianza di Niceville. Il suo ritrovamento all’interno di una cripta di famiglia sigillata dall’esterno darà il via a una serie di inquietanti eventi che trovano le loro radici nel passato sanguinario di Niceville.
Purtroppo il romanzo di Stroud non si limita a raccontare la storia dei Teague, dei Walker e delle altre famiglie storiche di Niceville. Ma aggiunge alla trama una rapina in banca, un poliziotto corrotto, un ex agente dell’FBI altrettanto criminoso, un guardone che decide di fare il passo più lungo della gamba e un’altra mezza dozzina di personaggi. Gli intrecci tra la componente sovrannaturale di Niceville e le tematiche squisitamente poliziesche che le fanno da cornice ci sono, ma risultano troppo labili e sconnessi trasformando il romanzo in un grosso archivio che racconta un storia diversa dell’altra. Parentele, trascorsi, opportunità e qualche forzatura sono il collante sul quale il complesso castello di ‘Niceville’ dovrebbe reggersi.
Dovrebbe. Perché se anche la narrazione scorre veloce (per forza, succedono più cose in questo romanzo che negli ultimi quattro che ho letto) lo fa a strappi correndo alla conclusione di alcune trame per aprirne poi altre. In più troppo spesso il background culturale di Stroud entra a gamba tesa facendo in modo che tutti i personaggi gli somiglino (l’autore è un ex militare, un ex poliziotto, un ex molte cose) e farcendo la provincia americana di ex soldati che si sono reinventati nella polizia. Non ho gli elementi per giudicare l’attendibilità di questa visione, ma mi sono sembrati davvero TROPPI.
Insomma, ‘Niceville’ scorre veloce, troppo veloce. A un certo punto l’intreccio perde significato e l’unica cosa che vuoi fare è disinteressarti della storia solo per sapere come va a finire.
Per me, questo, è un successo a metà.
di Maico Morellini