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Recensioni Libri – ‘Nero’ di Olivier Pauvert

Tempo di lettura: 3 minuti

Capita, qualche volta, che si abbia una buona idea per un romanzo ma che scelte poco felici finiscano con l’annacquare l’originalità in uno stile eccessivo e in una trama che si svolge con difficoltà.
E’ il caso di ‘Nero’ di Olivier Pauvert che, seppure presta fede al titolo mettendo in piedi un discreto giallo con fortissime connotazioni distopiche e futuristiche, per contro smorza l’entusiasmo per una bella ambientazione con un stile davvero molto difficoltoso.

In ‘Nero’ il protagonista assiste al violento omicidio di una ragazza e viene incolpato dell’efferato delitto. Mentre è in viaggio sul furgone della polizia un’esplosione distrugge il veicolo e lui perde i sensi. Si risveglia dodici anni dopo in una Francia deformata da una classe dirigente totalitaria, razzista all’eccesso e che esercita un controllo maniacale sui cittadini. Da qui parte la ricerca della verità da parte del protagonista, ricerca che lo porterà a penetrare nel tessuto più nero del nuovo mondo in cui si trova, suo malgrado, immerso.
La società disegnata da Pauvert è interessante, evoluzione di una distopia orwelliana che però si ispira, secondo me, a Chuck Palahniuk a al suo ‘Rabbia’. La divisione tra popolo notturno e popolo diurno ammicca con decisione al futuro disegnato in ‘Rabbia’ e non solo. Anche la scrittura di Pauvert sembra voler attingere allo stile sporco, ipnotico e senza filtro di Palahniuk.
E qui nascono i problemi più grandi. L’ispirazione (o imitazione) non dà buoni risultati. L’eccessiva ricerca della descrizione, il connotare tutto con terminologie negative all’accesso e il voler colorare ogni cosa, appunto, di nero rende molta faticosa la lettura. Pochissimi dialoghi comunque densi e complicati, blocchi descrittivi che oscillano sempre tra l’onirico e il visionario finiscono con il distratte dall’ambientazione che invece sarebbe interessante.
Dico sarebbe perchè l’autore centellina informazioni per poi vomitarle sul lettore in carichi blocchi di azione/spiegazione che però non si affrancano mai dallo stile troppo carico. Si intuisce il bello sforzo di immaginazione: Pauvert attinge da un presente complesso e sofferto, lo esaspera, e nel suo romanzo ci sono anche tante critiche e tanti moniti ma non basta per compensare i difetti.
Insomma nel complesso ci sono buone idee, c’è la capacità di costruire una trama complessa, ma non c’è stata la volontà di scendere a compromessi con uno stile davvero troppo barocco.

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