Robin Cook non è un turista della narrativa, anzi. E’ un autore affermato che vede l’inizio della sua carriera negli anni settanta e che poi la consolida nelle tre decadi successive scrivendo più o meno un romanzo all’anno. Come spesso accade ad autori così fecondi (a volte capita anche a scrittori decisamente meno produttivi) non tutte le ciambelle escono con il buco. Ammetto di non essere un grande appassionato di Cook ma ‘Corpo Estraneo’ ha ben più di un difetto.
La storia orbita intorno al turismo medico indiano: è in corso una battaglia tra corporazioni americane e cliniche private indiane, foraggiate dal Ministero della Sanità. Da un lato uomini d’affari senza scrupoli osservano con preoccupazione il successo della nuova medicina indiana e il numero sempre maggiore di cittadini americani che decide di sottoporsi a costosi interventi in India, dove sono accessibili e dove la medicina ha fatto passi da gigante. Dall’altro il giro di affari, e i nuovi potenti, che questa nuova forma di turismo ha creato in India. Il punto di contatto tra le due realtà avviene quanto una corporazione americana decide di uccidere alcuni pazienti delle cliniche indiane, infiltrando infermieri e vendendo la notizia alla CNN, per distruggere il turismo medico. Jennifer Hernandez, giovane tirocinante americana, sarà coinvolta da questa battaglia dopo la misteriosa morte della nonna in una di queste cliniche indiane.
La struttura narrativa è quella del medical thriller che tanta fortuna ha portato a Robin Cook: ‘Corpo Estraneo’ è farcito con precise nozioni scientifiche affiancate a un’escursione piuttosto superficiale sulla cultura in India. Cook infatti non si risparmia critiche nemmeno tante velate alla società indiana, dal suo punto di vista corrotta e povera in modo endemico, interessata solo al mantenimento del profitto. Alcuni personaggi vengono sdoganati da questa visione, ma si tratta comunque di eccezioni che, tra l’altro, appaiono alcune volte anche poco credibili e pretestuose, soprattutto nella frettolosa conclusione del romanzo.
Dall’altra parte i corporati americani sono esattamente quello che ci si aspetterebbe: cinici, spietati, insensibili e mossi dall’unica motivazione del guadagno.
Il talento di Cook riesce a tamponare alcuni dei difetti grazie a un consolidato ritmo incalzante, descrizioni asciutte e dialoghi comunque funzionanti e funzionali. La scrittura scorrevole rende ‘Corpo Estraneo’ facile da leggere, soprattutto nelle ultime settanta pagine, ma non basta a compensare una storia che corre troppo veloce e lineare, senza nessuna sorpresa: nel complesso motivazioni e contesti sono troppo deboli.
Come accennavo all’inizio, ‘Corpo Estraneo’ sembra più scritto per dovere che per piacere. L’ambientazione indiana deve aver incuriosito Cook ma purtroppo non è stata una motivazione sufficiente per confezionare una bella storia. Consiglio di ripescare le opere prime dell’autore.
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