E alla fine anche lo Zio Clint ha deciso di incrociare i guantoni con qualcosa che, seppure in modo molto particolare, sconfina nel sovrannaturale. Va da sé che, entrando in un terreno a me ben congeniale, non mi lascio sfuggire la possibilità di dire la mia su questo ‘Aldilà’. (cliccate sull’immagine per accedere alla scheda dettagliata del film)
Come suggerisce il titolo ci sono, a mio avviso, due macro-strutture da discutere: Here and After, di qua e di là.
HERE:
Se con questa metà del film intendiamo tutto quello che si svolge sul normale binario narrativo, io dico che si tratta di un percorso riuscito a metà. Clint, da navigato regista e solo apparentemente ruvido narratore, fa qualche scelta di comodo per garantire un carico emotivo costante a tutto il film. Percorre la via più facile mettendo in campo storie commoventi e scevre da elementi che potrebbero renderne antipatici i protagonisti: si avvale insomma di qualche luogo comune.
I due gemelli (Frankie e George McLaren) con la madre tossicodipendente ma che li ama e che per loro cerca di curarsi. Complici tra loro e forti l’uno dell’altro.
Il sensitivo buono (Matt Damon) che non vuole sfruttare le sue capacità per arricchirsi ma che cerca solo la serenità.
La giornalista d’assalto (Cécile de France, straordinaria la sua prova in ‘Alta Tensione‘) che, travolta da un evento drammatico, riscopre e ricerca una nuova sensibilità.
Tutti personaggi per i quali è impossibile non provare immediata simpatia. Tutti personaggi costellati, in modo sapiente, da comprimari che esaltano al pieno le loro caratteristiche (gli assistenti sociali, il fratello interessato al lucro sui poteri medianici, il collega cinico e arrivista).
AFTER:
Qui lo Zio Clint centra il bersaglio in modo più convinto. Il suo ‘Hereafter’ si spoglia di qualsiasi valenza prettamente religiosa e ci viene incontro, mostrando non tanto una trattazione più o meno scientifica del ‘dopo morte’ quanto dandocene una vaga idea e concentrandosi poi con le interazioni tra l’HERE e l’AFTER.
Il messaggio del film, è sostanzialmente positivo: a contatto con la morte e con frammenti di aldilà, le persone seguono un percorso che li porta a una sorta di miglioramento interiore.
Il gemello, rimasto solo, alla fine arriva a definirsi e diventare quello che non era mai stato. Si completa, con l’aiuto del sensitivo, ma si completa. Non solo: la madre trova nell’estremo lutto la forza di curarsi e il messaggio di speranza, appunto, è molto forte.
La giornalista, a sua volta, abbandona il facile sentiero che stava percorrendo e imbocca una via più complicata in apparenza, ma che la porterà proprio a incontrare il sensitivo in un gioco di coincidenze sul quale, merito di Clint, non ci interroghiamo nemmeno tanto.
INTERAZIONI:
Ci sono momenti in cui i due blocchi tematici, sia da un punto di vista concettuale sia da un punto di vista filmico, si incrociano.
Così quando il sensitivo prova a costruire un rapporto con una persona (la bravissima Bryce Dallas Howard) che non è stata sfiorata dalla morte, ecco che l’incompatibilità del suo potere con il mondo normale emerge. E’ una bella sequenza, nella quale si percepisce a pieno come e perchè lui viva in piena solitudine. Il miraggio di una ritrovata normalità si infrange con questo duro colpo e con la perdita del lavoro.
Inizia il viaggio che lo porterà, forse guidato proprio da ‘Hereafter’ con il quale è in contatto, a incrociare la giornalista. L’immagine che vede di lei, sfiorandola, non rivela nulla del suo passato. Con lei il contatto non conduce a persone care defunte, che possono svelare segreti e infrangere il normale equilibrio di un rapporto che sta per costruirsi. In lei l’esperienza che l’ha condotta all’aldilà, seppure brevemente, funziona da schermo e sembra bloccare i poteri del sensitivo. Solo con lei, quindi, lui potrà ritrovare una normalità che non ha mai avuto.
Ed ecco creata la congiunzione tra HERE e AFTER.
RISCHI NARRATIVI:
Clint si spinge un po’ oltre con una, a mio avviso piuttosto grossolana, caduta di stile. L’interazione tra l’aldilà e il mondo dei vivi era stata totalmente affidata al sensitivo e questo aveva un senso profondo, oltre che motivare solitudine del personaggio. Quando lo spirito del gemello agisce fisicamente nel mondo reale, salvando il fratello dall’esplosione in metropolitana, ecco che Clint socchiude un vaso di Pandora un po’ troppo rischioso. La scena, di per sé poco utile nell’economia della trama, scatena un po’ troppi interrogativi.
Perchè se gli spiriti possono interagire così hanno bisogno di un sensitivo per parlare con i loro cari?
Domanda pericolosa, che era meglio tenere in un cassetto.
CONCLUSIONE:
‘Hereafter’ non è indimenticabile. E’ una prova interessante. E’ un film trasversale rispetto a molte tematiche che tratta e per questo, alla fine, rischia di essere un po’ troppo autoreferenziale rispetto le paure e le speranze del regista. Ha spunti intelligenti ma nel complesso, forse, il paranormale normalizzato non è proprio la forza di Zio Clint.
Come dicevo però, l’astuto rivolgersi a qualche luogo comune e un cast convincente, fanno sì che nel complesso valga la pena di vederlo.