E siamo dunque arrivati al terzo capitolo del super eroe ferroso per eccellenza, Anno 1 DV (Dopo Vendicatori). Nel bene e nel male, il progettone disney-marvelliano è destinato a deformare la resa di ogni singola pellicola che ha per protagonista uno dei vendicatori.
Questo era già successo causando uno stacco notevole di rendimento tra il primo Iron Man e il suo seguito: Iron Man 2 era una pallidissima imitazione del predecessore a mio avviso persino ricercato nella sua mediocrità in modo da alzare la resa de ‘I Vendicatori’ e trasformandolo in un film interlocutorio, senza spina dorsale.
Iron Man 3, seppure in misura molto minore, soffre della stessa malattia. E questo non fa ben sperare per tutti i film DV che ci aspettano nei prossimi anni.
Tony Stark, dopo gli accadimenti di New York e la lotta contro gli alieni ha sviluppato un morboso attaccamento alle sue armature divenendo paranoico e cercando, a tutti i costi, di proteggere se stesso e l’amata Pepper Potts. Come? Costruendo nuovi modelli di Iron Man a più non posso. Tutto questo fino a quando una misteriosa ma antica minaccia terroristica, il Mandarino (che sembra in qualche modo essere legato a quanto visto nel primo capitolo della trilogia) non decide di sferrare letali attacchi alla democrazia americana e allo stesso Stark, trasformando il tutto anche in una battaglia personale. La vendetta e il tentativo di ritrovare se stessi sono alla base di tutto ciò che il geniale miliardario farà.
Iron Man 3, a conti fatti, non è un film su Iron Man. Vediamo poco l’uomo di ferro, ci sono accenni (pochi) alla spregiudicata ironia di Tony Stark e a tutti gli effetti il film sembra un capitolo intermedio, privo di carattere, che dovrebbe intrattenerci in attesa dei prossimi Vendicatori.
Black confeziona un giallo fantascientifico con alla base la matrice terroristica (dopo l’11 settembre anche la fantascienza sembra aver risentito del troppo terreno dramma terroristico, come anche il venturo ‘Into the darkness’ sembra presagire) che però non aveva bisogno di Iron Man per essere svolto.
E’ un film noioso, banale e scontato? No, questo non lo posso proprio dire. Affascina, a volte funziona e ha comunque un’atmosfera scanzonata che ci sta. C’è molta azione e il fatto che il regista si sia fatto le ossa sceneggiando film come i vari ‘Arma Letale‘ (dal 1987 al 1998) o ‘Last Action Hero‘ (1993) spiega, in parte, le scelte di realismo e attualità politica. Non spiega però la fretta con la quale viene sviluppata la trama.
Sembra quasi come se l’eccesso di computer grafica e di scene ‘ad alto impatto digitale‘ abbiano costretto Black a srotolare troppo velocemente una storia che poteva avere spunti molto interessanti. La necessità di chiudere, in qualche modo, l’arco narrativo iniziato con il primo Iron Man ha fatto il resto confezionando un film che procede a strappi e che ha meno a che fare con i supereroi di quanto dovrebbe. Peccato, perchè le potenzialità ci sono e ci potevano essere.
Che questa sia la pesantissima (da raccogliere) eredità lasciata da Nolan con la sua straordinaria trilogia o che sia il difetto congenito della coralità inventata dalla Marvel per il progetto Vendicatori, non è dato saperlo. Io temo sia la seconda ipotesi a essere più accreditata e questo mi preoccupa perchè sono tra i più accaniti sostenitori della nuova linea super-eroica.
Meglio di Iron Man 2, peggio del gioiello che era Iron Man 1, lascia con l’amaro in bocca. Perchè sembra che il perfetto equilibrio tra trama, azione, ironia e supereoricità del primo capitolo sia un mix molto difficile da replicare soprattuto con il peso delle pellicole corali a rallentare il passo (se ricordate, era successo lo stesso con ‘Thor‘ – 2011).
Se quest’anno cercavamo un concorrente a ciò che promette di essere ‘Man of Steel‘, ‘Iron Man 3’ è fuori concorso.
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