VOTO:
Ecco finalmente, e dopo tanti, troppi anni, una produzione horror americana ben più che degna di questo nome. O meglio, un prodotto horror americano che finalmente stupisce, affascina e, perché no, rilancia in modo convinto le potenzialità del terrorifico bacino oltreoceano.
Andiamo con ordine. ‘Quella casa nel bosco‘ è stato girato nel 2009 ma poi, per problemi di produzione, ha emesso il primo vagito in sala ben tre anni dopo. Questo, in parte, spiega la presenza dell’allora semi-sconosciuto Chris Hemsworth, prima dell’ascesa alla sua semi-divinità cinematografica, nei panni di Thor. Un nome che adesso avrebbe tutto un altro richiamo e tutto un altro budget.
Dietro la cinepresa, ma soprattutto a impugnare la penna di una trama così eclettica, originale e azzeccata troviamo il dinamico duo di Andrew ‘Drew’ Goddard e Joss ‘The Avenger’ Whedon. Il primo al suo esordio come regista (premetto, non una regia indimenticabile, piuttosto scolastica ma che non influenza in modo negativo il film) ma già sceneggiatore di un film semi-culto come Cloverfield (2008) e della serie tv molto culto Lost (2004), il secondo appassionato di fumetti e futuro, siamo sempre nel 2009, regista di quel meraviglioso fumettone cinematografico de ‘I vendicatori‘ (2012). Insomma, una coppia di autori giovani, classe 1975 e 1964, creativi, con tanta voglia di sperimentare e soprattutto appassionati di horror.
Perché, più di ogni altra cosa, ‘Quella casa nel bosco‘ è un chiaro e riuscitissimo omaggio a un certo tipo di cinema horror, omaggio che però non si prende troppo sul serio e che sbeffeggia tutti gli stereotipi a cui siamo stati abituati negli ultimi lustri. Soprattutto e principalmente dalle produzioni americane senza spina dorsale e con poco, pochissimo coraggio.
L’inizio è classico, così come la composizione del cast: viaggio verso una casa nel bosco, lontano da segnali telefonici per un week-end tra amici. La composizione del gruppo ricalca il più comune stereotipo: il fusto, la disinibita bionda (che, per l’occasione, si tinge appositamente i capelli), la ragazza con la testa sulle spalle, l’intellettuale e il border-line con attitudine alle droghe leggere e con le migliori battute dell’intero film (“Sono stato costretto a smembrarlo con una cazzuola“). Ma qui, poi, emerge tutta la creatività del duo Goddard-Whedon, la loro passione per gli intrecci marveliani e l’indiscutibile conoscenza del genere horror.
Ripercorrendo a grandi linee le idee di Lovecraft sull’esistenza degli Antichi (straordinario omaggio a uno dei pilastri della letteratura americana), la pellicola si snoda in un crescendo di citazioni dirette e indirette. Dall’estetica della ‘Casa‘ (1981), identica in tutto e per tutto a quella di Sam Raimi, ai mostri che la popolano. Dalla reinterpretazione del ‘Cube‘ (1997) a una cinica ma divertentissima caricatura degli appassionati di horror. Insomma un Grand Guignol cinematografico che poi chiude all’altezza delle aspettative, con un vero e proprio tripudio di cameo.
Non è privo di difetti, intendiamoci. Come accennavo la regia è molto scolastica e ci sono un paio di punti nella trama che spingerebbero a porsi della domande. Ma l’intento è talmente allegorico e goliardico che ci si passa sopra molto volentieri. L’abbandono alla geniale leggerezza della pellicola è inevitabile così come diventa inevitabile apprezzare le circostanziate (e circospette) critiche che il film muove alla televisione, ai reality e anche a un certo tipo di cinema poco coraggioso trasversale a tutte le culture (i riferimenti all’horror orientale sono azzeccatissimi).
Non era facile mettere insieme qualcosa che racchiudesse al suo interno tanti componenti diversi, ma con ‘Quella casa nel bosco’ sono assolutamente riusciti nell’intento. Se volessimo considerarlo come la fenice rinata dalle ceneri di un horror americano ormai allo stremo, allora c’è motivo di grande ottimismo. Menzione d’onore per il mostro più pittoresco ingabbiato nelle viscere della casa nel bosco: Fornicus, Lord of Bondage and Pain. Una versione rock del cenobita Pinhead.