VOTO:
Se a questa pellicola dovessi per forza riconoscere un merito, mi concentrerei sulla giovanissima età del regista: Micheal J. Gallagher è classe 1988 e al suo attivo ha, fino a questo momento, molti corti e episodi di diverse serie televisive a me sconosciute. Nel suo curriculum c’è anche un lungometraggio e, purtroppo per lui, si tratta proprio di Smiley.
Il motore narrativo è piuttosto abusato: scrivendo per tre volte in una chat la frase “L’ho fatto per lulz”, una creatura dalla testa a uovo comparirà alle spalle dell’interlocutore uccidendolo con un coltello. L’ambientazione è ancora più ritrita: siamo in un college americano composto da hacker, bullismo e un generalista sottobosco alla ‘Scream’ (1996) che flirta drammaticamente con il luogo comune. La nuova arrivata, una ragazza di provincia dalla madre suicida, dovrà affrontare l’incubo di Smiley e delle sue folli uccisioni. Il mostro dell’etere è reale o è una banale invenzione?
Questo è l’enigma sul quale si gioca la partita per il gradimento del film. Il problema è che Gallagher, inesperto e macchinoso, tenta di dare entrambe le risposte finendo con il deludere chi temeva nella prima e chi sperava nella seconda.
Ed è una manifestazione di ingenuità assoluta perché l’unica possibilità di redenzione era perseguire l’idea della colossale montatura a opera dei bulli del college mentre il regista, affascinato dai ‘non-finali’ di un certo tipo di horror poco concreto e malamente diffuso, sterza il timone all’ultimo momento vanificando anche quel poco di originale che era riuscito a mettere insieme.
Sotto tutti gli aspetti, è un film fatto con poca passione. Il cast è lì per sbaglio e gigioneggia, i dialoghi sono gestiti come un male necessario per occupare minutaggio e anche la figura del professor Clayton (un Roger Bart che porta a casa la sufficienza) è annegata in una serie di teorie sconclusionate e supportato da una pessima scrittura.
Insomma, ho apprezzato il tentativo e la giovane età del regista. Ho apprezzato il basso budget ma il diavolo si nasconde nei dettagli e anche senza snaturare la balzana idea iniziale, questo film si poteva fare molto, ma molto meglio. Senza spendere un centesimo in più.
di Maico Morellini