VOTO:
Che sia a causa di una crisi creativa dalla quale Hollywood non è mai veramente uscito o che sia dovuto a slanci altruistici (leggi: diamo la possibilità alle nuove generazioni di rivisitare i miti del passato), il mercato dei reboot/remake negli ultimi anni è cresciuto in modo esponenziale con risultati che però, secondo me, non giustificano l’operazione.
Alla pletora di pellicole riviste, modernizzate, migliorate o peggiorate si è aggiunta da pochi giorni ‘Robocop’ di José Padilha, già regista dei due riuscitissimi ‘Tropa de elite’ (2007 e 2010). Reboot o remake del ‘Robocop’ di Paul Verhoeven datato 1987?
La OCP (Omni Consumer Product) è una multinazionale i cui droni da combattimento, acquistati dall’esercito americano, vengono utilizzati in tutto il mondo per contribuire alle missioni di pace di cui l’America è promotrice. Ma un retrogrado e insulso atto legislativo (il Dreyfuss Act) impedisce l’utilizzo di droni per la sicurezza interna ai confini americani. E’ per questo che a Raymond Sellars (Michael Keaton), presidente della OCP, viene l’idea di inserire un corpo umano all’interno di un drone da combattimento: umanizzare i droni vorrebbe dire eludere le restrizioni del Dreyfuss Act e sensibilizzare l’opinione pubblica. Se Robocop dovesse funzionare, il Dreyfuss Act verrebbe abolito e il mercato americano si aprirebbe ai droni della OCP. Alex Murphy, padre di famiglia e poliziotto incorruttibile, è vittima di un attentato a opera della malavita di Detroit: quale occasione migliore per la OCP? Il corpo di Murphy è spezzato, senza alcuna aspettativa di vita. La moglie decide di dare il suo consenso e il dottor Dennett Norton (Gary Oldman) crea ‘Robocop’.
Da qui in avanti la pellicola si sviluppa in tre differenti filoni: la lotta alla criminalità di Detroit (capitale della OCP nonchè banco di prova per Robocop), il braccio di ferro politico tra la OCP e il senatore Hubert Dreyfuss e il conflitto tra Alex Murphy e Raymond Sellars che, una volta ottenuto ciò che gli interessa, lo vuole morto.
Purtroppo per Padilha solo una delle tre linee narrative funziona bene ed è la seconda. La battaglia politica, incarnata dal ‘The Novak Element’ di Samuel L. Jackson (trasmissione televisiva di regime, alla ‘Starship Troopers’, 1997), è divertente, funzionale e anche piuttosto coraggiosa. Ma annega nella superficialità dei due restanti blocchi tematici. La criminalità di Detroit è relegata a qualcosa che c’è ma di cui non si percepisce la grandezza: il confronto con il villain che era Clarence J. Boddicker nel Robocop del 1987 è a dir poco impietoso. Il dualismo OCP – Alex Murphy procede a singhiozzo perchè Padilha non riesce mai a farci odiare fino in fondo Sellars e anzi, tutta la dirigenza OCP non è poi così antipatica, forse anche complice la faccia da pazzo di Michael Keaton.
Questo ‘Robocop’ va in tante direzioni senza mai prenderne davvero nessuna. Visivamente è molto azzeccato (la scena in cui Murphy viene scomposto e mostrato per quello che è senza armatura è disturbante nella sua crudezza) anche se le scene di combattimento sono troppo ‘Call of Duty’. E la cosa mi ha stupito perchè Padilha aveva dimostrato di sapere il fatto suo con il crudo minimalismo dei ‘Tropa’ da lui diretti. La questione etica e politica è ben affrontata con alcune trovate e uscite deliziose (“E’ una macchina che crede di essere Alex Murphy”), coadiuvate anche dalla caratura di quasi tutti gli attori ma il resto, purtroppo, non va alla stessa velocità.
Lo stesso Joel Kinnaman (Alex Murphy) non ha il carisma necessario per il ruolo che era chiamato a reinterpretare e che fu del sinistro Peter Weller. Ed ecco che torniamo al solito, noioso e inevitabile interrogativo: se non si fosse intitolato ‘Robocop’ e se non fossimo costretti a confrontarlo con il suo predecessore, sarebbe un buon film?
La risposta è insita nella definizione stessa di reboot (o remake): se si rimette mano al passato, l’unico modo per uscirne vincitori è migliorarlo o staccarsi completamente da esso (vedi i ‘Batman’ di Nolan). Non è il caso di ‘Robocop’.
Peccato.
di Maico Morellini
5 Comments
Florian ONeill Jols
Come al solito faccio la parte di chi “odia i reboot/remake” e quindi a priori non apprezza qualsiasi film che si chiami tale…
Ma la verità è che io non avrei nulla contro questo tipo di film SE fossero ben fatti.
Ora, che ci siano elementi del Robocop del ’87 che potevano essere migliorati (anche grazie alla tecnologia oggi disponibile) mi sembra ovvio.
Posso capire quindi che ci sia la voglia di riportare sullo schermo un classico come quello, integrandolo però con le novità grafiche e tecniche di oggi.
Capisco anche che la storia si debba modificare sensibilmente per evitare di creare un prodotto non solo banalmente copiato, ma anche datato.
Quello che non capisco, però, è come si possa partire da queste premesse, ed arrivare al RoboCop che vediamo al cinema in questi giorni.
Intanto è stato completamente omesso il “particolare” della morte di Murphy e del fatto che vena riportato in vita… Un concetto non banale.
Continuiamo poi con una storia un po’ piatta… perché il Dreyfuss Act, nel momento che si crea l’ibrido macchina-robot, non dovrebbe più avere alcuna importanza… Che importa se viene abolito o meno? Basta prendere i vari malati/feriti terminali e sicuramente si troverà qualche altra persona adattata a reggere lo stress psico-fisico. [Se poi drogassero anche questi soggetti, come vediamo nel film, allora verrebbero meno anche i requisiti psicologici…]
E invece, nonostante sia del tutto ininfluente, gran parte della storia continua a ruotare attorno a questo atto…
Le scene d’azione non solo sono molto “Playstation” ma anche un po’ insipide e “mal inscenate”.
Non sono un grande fan delle scene tetre e buie dove si vede si e no qualche esplosione di pistola, ma posso capire che in alcuni film non se ne possa fare a meno. Insomma, la SWAT fa irruzione in un capannone “dei malviventi”, e la prima cosa che fanno è staccare la corrente…va bene… Ma perché “i cattivi” dovrebbero spegnere la luce per sparare contro RoboCop? Insomma, pensano davvero che un robot così avanzato non abbia dei sensori termici, infrarossi e quant’altro? Non pensano che, forse, gli unici a rimetterci sono loro? E poi… perché per una cosa del genere, noi al cinema, dobbiamo vedere un decimo di scena e immaginarci tutto il resto, compresa la morte del “villano principale”?
Infine: Perché RoboCop deve essere un film per tredicenni? Il film è ufficialmente rilasciato in america come PG-13. Va bene che la violenza non risolve niente. Va bene a non esagerare con le scene forti ma… la scena più forte di tutto RoboCop è un’operazione al cervello…
RoboCop è un “male necessario” in un mondo violento come la Detroit del film del ’87. Ma in quella Detroit che vediamo nel film, è veramente necessario un RoboCop? Insomma, sarà anche in mano ai signori della droga, ma sta veramente così male? E se la risposta è sì… beh, allora qualcuno deve riprendere almeno UNA scena in quella malfamata città in qui si vede quanto stiano male tutti…
Eliminiamo quella ridicola parte di Samuel Jackson (uscito da Hunger Games), e vediamo come sta la città. Come stanno gli abitanti. Perché serve RoboCop!
Per rispondere alla domanda “Se non fossimo costretti a confrontarlo con il suo predecessore, sarebbe un buon film?”
Beh, per me no. Sarebbe un film passabile ma presto dimenticato.
[Ed ecco una piccola “provocazione”: E se girassero i film così… di proposito? Se ormai i film vanno visti e dimenticati, perché tanto il nome “Star Trek”, “Superman”, “RoboCop” assicura le vendite e poi, tra qualche anno, si fa un “Man of steel” laddove “Superman Returns” ha fallito?]
Maico Morellini
Ecco Florian,
con la tua provocazione per me hai proprio colto nel segno. I reboot (o remake) tolte rarissime eccezioni che si contano su una mano monca dovrebbero essere giudicati senza tenere conto della loro origine? E soprattutto, il regista è in grado di rimuovere tutto ‘l’inquinamento’ culturale che deriva dalla pellicola originaria? Nolan c’è riuscito con Batman ma si tratta, appunto, di un caso più unico che raro. Gli altri salgono sulle spalle dei predecessori per garantirsi un certo pubblico e per confezionare una storia sommaria, nemmeno troppo curata, forti di ciò che lo spettatore ha già visto.
Padilha, venendo dal cult-movie del 1987, ha trascurato alcuni sviluppi narrativi attingendo a piene mani da ciò che gli spettatori avevano già visto (o che già conoscevano) e si è concentrato su altri argomenti che però sono risultati troppo posticci.
Francesco Rossi
Peggior film del 2014 fin’ora. Non c’è un aspetto che si salvi. Nessuna regia (scene di dialogo piatte, senza sottolineatura dei momenti di tensione o distensione, il che rende impossibile dare un giudizio dei personaggi o creare tensione, e scene di azione al minimo sindacale, a livello di telefilm, come se fossero dirette dalla seconda unità: inoltre scene separate col machete l’una dall’altra senza unità narrativa, prima lui combatte, poi dissolvenza, lui a casa con la moglie, dissolvenza, i cattivi complottano, dissolvenza, ecc). Sceneggiatura in una parola imbarazzante, piena zeppa di buchi logici oltre ad essere di per sé inconsistente sulla fabula e banalmente lineare nell’intreccio. Questo sarebbe un reboot? Lui è un bravo poliziotto, lo fanno esplodere, lo rifanno robot, succede qualcosa di confuso, lui combatte il crimine (UN crimine, veramente, ma vabbè), lui si vendica di chi lo ha ucciso, poi scopre che il vero cattivo è il capo della multinazionale, scazzottata sulla torre più alta della città (sigh), fine. Poteva scriverlo un bambino, che reboot e reboot… Personaggi scritti da un alcolizzato, credo. Cambiano psicologia e carattere da una scena all’altra. Michael Keaton (scelta di casting pessima btw, è un attore comico da una vita, del tutto non credibile come cattivo) dovrebbe essere una citazione dei nuovi imprenditori hipster post sylicon valley, ma ha 60 anni e una panza imperante: parte come imprenditore ultra repubblicano in cerca di aumento di fatturati, poi diventa esperto di marketing, poi cose confuse e alla fine si scopre (si DICE, non si scopre) che è coinvolto nell’attentato a Murphy e, dal niente, minaccia la moglie e il figlio con la pistola. Davvero? Cosa cavolo c’entra?!?!?!?!?: per tutto il film era evidentemente un imprenditore senza scrupoli, non un cattivo muscolare, che a sangue freddo e mente lucida ammazza i bambini. Non ha un senso al mondo. Sono riusciti a fare recitare male persino Gary Oldman. In apertura è un medico puro, interessato solo a fare del bene, poi diventa un crio bio mecca super ricercatore para militare al servizio di un’arma potentissima. “Ok, va beh, è un personaggio ambiguo, che mostra la sua vera natura durante lo svolgersi del film,” direte voi. E invece no, perché per farglielo fare Keaton deve solo CHIEDERGLIELO!!! “Amico, fai un robot soldato?” “No, guarda non ci siamo capiti, io curo solo i musicisti fricchettoni con arti amputati, sono madre teresa 2.0”. “Dai, fallo lo stesso”. “Massì, perché no, mi hai convinto”. “Ok, ma è troppo gentile, puoi togliergli la parte del cervello che lo rende umano?” “E’ la più grave limitazione alla libertà personale e al libero arbitrio che abbia mai sentito, ma lo farò con piacere, boss con maglioncino”. “Fermi tutti, siamo della polizia: il boss è morto, tutto torna alla normalità, ma lei ha condotto pratiche medico robotiche mostruose e criminali”. “Ma dai, la ricerca era valida, solo che condotta fottendomene della morale più basilare dell’essere umano”. “Mi piace come ragioni, riavrai il tuo posto”. Anche Robocop è banalmente ridicolo, ma non voglio tirarla troppo lunga. Andiamo avanti. Scenografie pessime: usano macchine del 2014 (si vede anche una 500, omaggio a Fiat Chrysler a Detroit, ok, ma anche una Porche Cheyenne, ecc), gli accenni alla tecnologia fuori da robocop e palazzo Ocp sono scarsissimi se pensiamo che il livello tecnologico dei robot soldato ad esempio è invece fantascientifico. C’è un po’ di computer ologramma, cellulari con schermi su entrambi i lati (guarda un po’, esistono già), droni (esistono già), moto tecnologica (che però non fa niente di diverso da una moto qualunque).
Le fantomatiche innovazioni non esistono: nel 2014 robocop non ha armi integrate, non può interagire con la tecnologia (che so, bloccando le armi, o i robot) spara con la pistola come gli altri, di fatto è come davvero se avesse solo una tuta potenziata e una wikipedia incorporata di dati sui casi irrisolti (che però gli viene aggiornata come da una chiavetta, non è nemmeno connesso a una rete in tempo reale… vecchio persino se fosse ambientato oggi).
la cosiddetta “visione politica” si limita a Samuel Jackson che spara due cretinate con una parrucca imbarazzante. Non è una fine analisi del mondo di oggi, ma solo un macchiettistico personaggio iper repubblicano che dice cose che nemmeno Sarah Palin ubriaca, del tutto iperbolico ed esageratamente fascistoide. Non lo prenderebbe sul serio un bambino. Per ora mi fermo qui. Se mi viene in mente altro aggiungo. L’ho detto che non si può guardare questo film?
Maico Morellini
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa qualcuno che non ha mai visto il Robocop del 1987.
Giusto per capire se l’ombra dell’originale si allunga talmente tanto da togliere anche i (pochi) pregi di questo film.
Marco Alfaroli
il film non l’ho ancora visto, ma se si porta il paragone col Batman di Nolan vomito: il Batman di Tim Burton è il più vicino ai fumetti e il più vero… così come l’ultimo Superman che si è discostato il più possibile dal Superman del 1978 mi è rimasto indigesto e lo considero da dimenticare! Spero che il nuovo Robocop non si allontani troppo dall’originale.