If at Last You Do Succeed, Never Try Again.
Robert A. Heinlein
VOTO:
I fratelli Spierig non sono fini cineasti. Non hanno alle spalle una carriera lastricata di pellicole vincenti (il loro ultimo ‘Daybreakers’, 2009 supera la sufficienza ma non convince) e fino al 28 Agosto del 2014 (data australiana di Predestination) sembravano destinati a naufragare nella grigia regia di mestiere. A tratti spericolata, ma nel suo prodotto finale destinata alla neutra opacità. Predestination spariglia il tavolo.
Perché i due registi teutonici decidono di infilare nella stessa pellicola una sequela di elementi in grado di far venire il mal di testa anche ai professionisti più affermati: scrittori, viaggi nel tempo, paradossi, una misteriosa compagnia spaziale e, appunto, la predestinazione.
Ethan Hawke (che come il buon vino migliora invecchiando) è uno degli undici agenti temporali incaricato di prevenire i crimini prima che questi vengano commessi e da anni è sulle tracce del ‘Fizzle Bomber’, un pazzo dinamitardo che ha letteralmente messo a ferro e fuoco la New York degli anni ’70. Quando in una delle sue missioni nel passato incontra John (una Sarah Snook in stato di grazia), scrittore dalla storia personale a dir poco incredibile, inizia la complessissima partita narrativa concepita dalla penna di Robert A. Heinlein nel 1959 con il suo Tutti i miei fantasmi.
Predestination è un film schizofrenico e schizoide che omaggia deliberatamente la mano cervellotica e immaginifica di Christopher Nolan decidendo di giocare la sua partita con un all in concettuale molto pericoloso. O si abbraccia l’affresco che Michael e Peter Spierig dipingono anche grazie a una regia sorprendentemente azzeccata, oppure gli intrecci alla Inception vengono percepiti come buchi narrativi. Come artifici confusionari. E’ una pellicola coraggiosa che non si tira mai indietro raccontando una storia di ossessione, amore e necessità attraverso i cliché più confortevoli del thriller fantascientifico. Nella più classica tradizione nolaniana la caccia temporale al Fizzle Bomber è un pretesto, è un mezzo attraverso il quale diventa possibile comprendere l’eccezionalità del paradosso di una uomo che vive al di fuori del tempo manipolando il tempo stesso.
Ai registi è riuscita la missione impossibile di creare un cortocircuito spazio-temporal-paradossale tutto incentrato sulla necessità di amare ed essere amati fino alla più estrema distorsione dell’amore: “Io sono il nonno di me stesso” canta Ethan Hawke.
“Se alla fine ci riesci, non provarci mai più”, dicevamo.
Che dopo Predestination appendano o meno il ciak al chiodo, questa volta i fratelli Spierig ce l’hanno fatta davvero.
di Maico Morellini
Questo articolo è stato pubblicato su Nocturno 153