VOTO:
Come spesso accade i registi europei sono in grado di imprimere una loro volontà ai cliché più di classici del cinema horror mondiale. Lo hanno fatto Jaumé Balaguerò, Pascal Laugier e Alexandre Aja. Questa volta è il turno di López-Gallego che ci offre la sua chiave di lettura sull’abusato tema delle infezioni virali (non aggiungo altro per non anticipare più del dovuto).
John (Sharlto Copley bravo attore già visto in District 9, 2009 e in Elysium,2013) si risveglia all’interno di una fossa, circondata da cadaveri, armato di pistola, il corpo intirizzito e senza alcuna memoria rispetto a chi è e a come è finito in quella situazione. Una donna orientale lo aiuta a uscire e ben presto scoprirà di non essere solo. Altri uomini e donne privi di memoria si sono barricati all’interno di un casa, armati e spaventanti. Inizia la ricerca della verità e della memoria mentre solo la donna orientale, incapace però di farsi capire, sembra sapere cosa sta succedendo davvero.
Il film funziona. Il mistero viene rivelato togliendo un velo alla volta e lasciando che lo spettatore faccia le sue congetture prima di arrivare alla verità insieme al protagonista John. Gli attori se la cavano e non ci sono mai cadute di stile tipiche invece dei film in cui il regista naviga a vista: López-Gallego sa cosa vuole fare e dove vuole andare.
E’ un film perfetto? No, ma è un film che rispetta le sue ambizioni. In ultima analisi, una volta srotolato l’intero mistero, l’originalità della trama viene meno ma questo non inficia il modo con cui il regista ha condotto lo spettatore ai minuti finali.
Non ci sono idee originali, quello no. E’ un’altra variante di qualcosa che già abbiamo visto ma almeno mostrata attraverso un punto di vista differente che regge fino ai titoli di coda. Piuttosto che buttasi sull’ennesimo reboot, remake, sequel o prequel preferisco mille volte un tentativo come questo: onesto, sincero e che mantiene quello che promette.
di Maico Morellini