VOTO:
Valutare in modo sereno ‘Oblivion’ non è per me semplice perchè si tratta di un film di fantascienza, e non ne vediamo tantissimi al cinema. Questo lo investe da un lato di molta aspettativa, dall’altro tenderebbe a smussare gli spigoli di una sana critica costruttiva.
Tondeggianti o meno che siano, però, per quanto mi riguarda gli spigoli ci sono eccome.
Jack Harper (Tom Cruise) è un tecnico che insieme alla sua fedele centralinista Victoria (una brava Andrea Riseborough) si occupa di manutenere i ‘droni’, robotici difensori di una Terra devastata dalla minaccia aliena. La battaglia contro gli ‘scavenger’, infatti, ha lasciato il nostro pianeta flagellato dalle radiazioni e se la maggior parte dell’umanità è scappata su Titano, ciò che resta della razza umana è arrocata sulla stazione orbitante Tet (sagace diminutivo di ‘tetraedro’, forma della stazione). Compito di Jack è quindi riparare i droni e assicurarsi che questi proteggano gli enormi macchinari che trasformano l’acqua dell’oceano in energia. Una volta completata la raccolta, con le risorse accumulate, il Tet potrà raggiungere Titano e lasciare definitivamente la Terra. A Jack e Vittoria è stata cancellata la memoria per poter superare l’orrore della battaglia contro gli ‘scavenger’ e quindi vivono proiettati esclusivamente verso il futuro ma non senza problematiche e nebulose rimembranze. L’atterraggio di un’astronave con equipaggio umano, però, scatenerà terribili dubbi.
Mettiamo subito in chiaro una cosa: da un punto di vista narrativo la mano di Kosinski (unico precedente ‘Tron Legacy'(2010)) non è raffinata. Se cercate o avete l’ambizione di una coerenza narrativa impeccabile, di una trama scientificamente (e non solo) ineccepibile e di risposte alle vostre domande, l’unica cosa da fare con ‘Oblivion’ è seguire il consiglio che il titolo suggerisce: dimenticarsi di averlo visto.
Buchi, bucherelli e voragini sono sparsi ovunque e questo è un peccato perchè l’idea di fondo, una volta srotolata nella sua interezza, non è affatto male. Ma troppo Tom Cruise, troppo poco Morgan Freeman (che pare non sapere dove si trova) e ancor meno ‘Tet’ esaltano il senso di incompletezza e di ‘ok, lasciate perdere la storia e guardate Tom’.
Se invece, come lo stesso Kosinski candidamente ammette, la trama è considerata accessoria a una capacità visiva che sa il fatto suo (ma comunque una computer grafica estrema non basta più a salvare un film, questo è l’effetto Jurassic Park) e al triangolo musica/azione/Tom Cruise, Oblivion porta a casa il risultato. Farcito di ammiccamenti e citazioni cinematografiche (alcuni titoli sopra tutti come ‘Moon'(2009), ‘Matrix'(1999), ‘Independence Day'(1996) e persino ‘2001 Odissea nello Spazio’ (1968)) solletica la fantasia ma se, come me, avete una approccio più nolaniano alla fantascienza, non riuscirete a farvi bastare questa scalata sulle spalle dei giganti per sentirvi parte di un grande tutto.
E lo ripeto, è un peccato perchè alcune rivelazioni incuriosiscono e creano anche una giusta e tesa aspettativa. Ma quando ci sarebbe bisogno di un supporto concreto all’onnipresente Cruise o ai paesaggi post apocalittici (a tratti posticci, la casa sul lago sembra incollata allo schermo), Kosinski svicola e la butta in rissa con personaggi che aspettano senza troppo entusiasmo la fine del film.
Per me, una bella occasione mancata. Con Abramas sulla piazza e con un occhio a Nolan e al suo Interstellar, questo ‘Oblivion’ è un antipasto piuttosto misero.
di Maico Morellini