VOTO:
In un panorama nel quale il cinema di genere che può godere della grande distribuzione vive di remake, reboot, sequel o prequel (tralasciamo il comparto cine comics che ha un ecosistema autonomo), un titolo come Life, suo malgrado, catalizza in modo particolare l’attenzione degli appassionati.
A maggior ragione se l’ambientazione scelta per la pellicola promette di essere molto attuale e molto legata alle recenti avventure delle agenzie spaziali di tutto il mondo.
LIFE ON MARS
Life si svolge sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) dove un gruppo di scienziati (tra i quali recitano di puro mestiere Jake Gyllenhaal, Ryan Reynold, Hiroyuki Sanada e Rebecca Ferguson) è alle prese con dei campioni di terreno marziano recuperati dalla sonda Pilgrim. All’interno del terriccio viene scoperta una forma di vita monocellulare con caratteristiche del tutto aliene ed è alimentando e curando questa cellula che si svilupperà il marziano Calvin. Caratteristiche biologiche uniche, grande adattabilità, fame di ossigeno: Calvin si dimostra un organismo eccezionale e, ovviamente, un incidente a bordo dell’ISS trasformerà la missione dell’equipaggio in un vero e proprio incubo. Marte, a differenza di quanto accaduto con The Martian (2015), è protagonista indiretto della storia. Ma è quel tocco di contemporaneità che serve a Life per attualizzarsi.
IL PECCATO ORIGINALE
Life ha un grande difetto: ripropone senza rielaborarle tematiche già viste. L’alieno coriaceo e ammirevole da un punto di vista evolutivo che stermina l’equipaggio di una nave spaziale non è cosa nuova. Alien (1979) ha raccontato questa storia nel migliore dei modi possibili e decidere di adottare lo stesso piano narrativo vuol dire uscire dal confronto con le ossa rotte. In più la ISS è stata già suggestivo scenario di Gravity (2013): Life strizza l’occhio più di una volta al film di Cuarón arrivando persino a un finale speculare, per quanto diverso in termini di contenuto. Omaggi o scopiazzature? In ogni caso, l’effetto ‘ma io questo l’ho già visto’ si innesca tante, troppe volte.
LA SOMMA DELLE PARTI
Eppure, in qualche modo, Life riesce a mettere insieme una storia che è superiore alla mera somma delle parti. Sarà l’approccio scientifico alla resurrezione di Calvin, saranno le suggestioni neo-filosofiche sul senso della vita, sull’odio, sulla purezza delle creature elementari, saranno i personaggi tratteggiati con pochi, ruvidi e determinati graffi. Tutte queste cose insieme bilanciano, a tratti, la banalità dello scheletro narrativo. Tanto da far dimenticare la perfetta consapevolezza di ciò che accadrà, e in che momento, a ciascun membro dell’equipaggio.
Nel complesso Life si porta a casa qualcosa di più che una semplice sufficienza ma resta il grande rammarico di non aver saputo sviluppare i punti di forza del film privilegiando la via della citazione a scapito dei guizzi originali che poteva avere.
Anche il finale che di per sé non sarebbe canonico non riesce a colpire come dovrebbe a causa di una composizione estetica e concettuale riscaldata.
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Questo articolo è stato pubblicato su Nocturno Cinema