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Recensioni film – ‘L’altra faccia del diavolo’ di William Brent Bell

Tempo di lettura: 3 minuti

I film a tema demonico, si sa, camminano sempre su un territorio denso di ostacoli che molto spesso li fa inciampare causando capitomboli disastrosi. Primo perchè devono fare i conti con un predecessore che ancora nessuno è riuscito a eguagliare, e intendo ‘L’Esorcista‘ di William Friedkin. Secondo perchè si tratta di una tematica, a tutti gli effetti, esplorata in molte delle sue declinazioni.
Questo ‘L’altra faccia del diavolo’ non è un’eccezione. Seppure il nome del regista, William, è una cosa in comune con ‘L’Esorcista’  il fatto che l’unico altro lavoro di rilievo di William Brent Bell fosse il survival horror ‘Stay Alive‘ non deponeva a favore di questo film. Quando si parla di demonio ed esorcismi la prima cosa da fare è creare la giusta atmosfera perchè difficilmente si potrà inventare qualcosa di originale (tolto ‘Il tocco del male‘, che era appunto a tema demoniaco, è da decenni che non si vede qualcosa di veramente innovativo) oppure cambiare punto di vista cercando di darne uno nuovo. L’idea di un documentario girato con telecamera a spalla non è esattamente una grande innovazione, men che meno per quello che riguarda esorcismi e affini: ‘L’ultimo esorcismo‘ aveva già sdoganato l’idea con un risultato, tra l’altro, di tutto rispetto.
Insomma, come dicevo, le premesse giocavano contro questo film che purtroppo non disattende le scarse aspettative. Si piazza addirittura di qualche misura sotto ‘Il Rito‘ dove la presenza di un ingessatissimo Anthony Hopkins non riusciva per niente a far decollare il film.
Il regista mescola troppe cose, partendo da un triplice omicidio avvenuto durante un esorcismo, ma poi distrugge subito la tensione spostandoci in un contesto lento, verboso e piuttosto inutile: il tentativo di creare empatia con la figlia della posseduta fallisce, complice un doppiaggio di basso livello.
Poi abbraccia con convinzione l’idea del  falso documentario (mokumentary), girato a volte con telecamere fisse e in situazioni improbabili per poi perdersi quando dovrebbe mostrare un barlume di coraggio che forse, e dico forse, poteva dare innovativa dignità alla pellicola. La figura degli esorcisti clandestini è poi troppo superficiale e non approfondita. Ammicca, critica, incuriosisce nel rapporto scienza/religione ma poi non ha l’ardore, o il tempo, o il budget di andare più a fondo.
Credo, infatti, che la produzione si sia accorta di aver finito i soldi all’improvviso: il finale è uno dei più sbrigativi della storia del cinema e se le cose iniziavano vagamente a farsi interessanti, con gli ultimi cinque minuti viene piantato il chiodo definitivo sulla bara della creatività.
Aggiungo che persino di demoni fanno una pessima figura dimostrandosi molto poco interessati al tormento della anime e dei corpi mortale, che dovrebbe essere il loro primo obiettivo. Sembrano più serial killer usciti da un videogioco: l’influenza di ‘Stay Alive’ si fa ancora sentire, evidentemente. Ma questo genere necessiterebbe di armi più affinate di cui il regista non sembra disporre, forse anche a causa della giovane età (seppure una sua biografia completa è pressoché introvabile).
Chiudo con l’unica vera novità presente nel film: un esorcismo nel sedile posteriore di una vettura in corsa non l’avevo mai visto.

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1 Comment

  • LDV
    Posted 27 Marzo 2012 at 16:51

    Haha sottoscrivo! Una vera ciofeca. Un film che butta un sacco di cose nel calderone (vedi gli omicidi all’inizio oppure la madre indemoniata) e poi se ne dimentica bellamente…

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