VOTO:
Realizzare il seguito di un film è sempre un percorso pieno di insidie, soprattutto se deve dimostrarsi all’altezza della pellicola precedente. In questo caso, quindi, il rischio era doppio perché il primo ‘Insidious’ (2010), seppure non omogeneo, aveva funzionato a meraviglia. Soprattutto con un finale classico ma aperto, che lasciava nella giusta e definitiva incertezza gli spettatori. Ma quel demonio di James Wan a differenza di altri diavoli meno dotati, sa fare pentole e coperchi.
‘Insidious 2’ riprende quasi esattamente dalla conclusione del capitolo precedente e, nemmeno a farlo apposta, le cose per la famiglia Lambert non stanno andando benissimo. Il trasloco non ha impedito a misteriosi eventi di minacciare la serenità, e la vita stessa, di Renai Lambert (una bella e brava Rose Byrne) e dei tre figli. Dal punto di vista concettuale il motore del film non cambia molto dal capitolo precedente: OBE (out of body experience), l’Altrove e la misteriosa signora in nero che continua a tormentare Josh Lambert (l’horror addicted Patrick Wilson). Riuscirà la famiglia, con l’aiuto dei caratteristi conosciuti nel primo film, a risolvere una volta per tutti i suoi problemi con gli spiriti inquieti dell’Altrove?
La genialità di Wan, in questo secondo capitolo, si misura tutta sulla sua capacità di realizzare un ottimo film con metà del materiale normalmente necessario. E di farlo con trovate originali e che danno una bella soddisfazione al pubblico. Come? Semplice. Il diavolo malese (che a soli 27 anni ci aveva stupito il primo capitolo di ‘Saw’, 2004) decide di impostare buona parte di ‘Insidious 2’ intrecciandolo con la pellicola precedente attraverso un geniale cortocircuito temporale. Molti degli eventi a cui avevamo assistito nel primo film ci vengono ora mostrati dal punto di vista dell’Altrove grazie a uno splendido montaggio che incastra in un puzzle perfetto scene vecchie e nuove. Non solo: Wan compie anche uno sforzo narrativo per dare un senso e un’identità convincente alla dama in nero del primo film facendola diventare, senza soluzioni di continuità, uno dei protagonisti del film. Poi la tensione viene mantenuta con trovate più o meno classiche: il baby call, un vecchio telefono realizzato con due barattoli e un filo, oggetti che si muovono e un pianoforte che suona da solo (questo piccolo dettaglio, si rivelerà un altro gioiellino narrativo). Ma che sono comunque tutte al servizio dell’ottima idea di base: passato e presente, nell’Altrove, sono una cosa sola.
Da un punto di vista tecnico ‘Insidious 2’ andrebbe preso come manuale creativo: il montaggio, come dicevo, è perfetto e anche l’idea stessa di volerlo gestire in questo modo denota un coraggio e un’immaginazione non così comune nel panorama horror moderno.
Wan, dopo il perfetto ‘The Conjuring‘ (2013), si conferma uno dei registi di genere più talentuosi a disposizione.