Ebbene, dopo aver pubblicato l’intervista ai due registi di Eaters proprio su questo sito, e dopo essermi procurato il blu ray del film non senza una certa fatica (la distribuzione italiana è praticamente inesistente, ma questo non per colpa dei registi, anzi), sono pronto a una recensione del primo zombi movie italiano dopo secoli che questo genere non calcava il palco nazionale.
Come gli stessi Luca e Marco hanno ammesso il film è ricco di omaggi al Maestro dei Morti Viventi, George Romero, e la stessa ambientazione ricorda molto ‘Il Giorno degli Zombi‘: il mondo è in mano ai non morti e noi facciamo la conoscenza di un manipolo di ‘eroi’ (seppure i due protagonisti Igor e Alen non hanno per niente i tratti tipici degli eroi nel senso positivo del termine, anche perché condividono il desco con personaggi ben poco raccomandabili) al servizio di uno scienziato che vivono una giornata dopo l’altra senza un vero obiettivo. Il mondo (dopo una coraggiosa panoramica iniziale vista attraverso i mezzi di informazione che ci mostra la diffusione della pestilenza, pare per mano di un Predicatore folle noto come l’Untore) è in rovina. Le nascite sono a zero a causa di una pressoché globale infertilità femminile (in questo ricorda ‘I Figli degli uomini‘ e lo scienziato pazzo Gyno, e questo è un tocco di originalità che solo gli ultimi film di Romero sembrano accennare, ha come scopo quello di creare una razza ibrida uomo-zombi in grado di ripopolare la Terra.
L’ambientazione, quindi, è piuttosto classica e le location richiamano la devastazione di romeriana memoria. L’utilizzo della computer grafica non è eccessivo e i mangia carne sono realistici e convincenti. In più, anche se a qualcuno può far storcere il naso, c’è una marcata ironia tutta italiana che avvolge l’intera pellicola. Dai neo nazisti con il ‘piccolo Fuhrer’, al pittore di nature ‘morte’ che più morte non si può. L’interazione tra i due protagonisti funziona e seppure a volte i dialoghi paiono un po’ surreali. E le caricature di situazioni e contesti sono convincenti. Tutto questo ci viene mostrato attraverso il viaggio dei due protagonisti, attraverso i canoni di un classico road movie, ma nel panorama desolato di un mondo sull’orlo della follia.
Insomma, non si tratta di un film privo di difetti, primo dei quali forse tentare di raccontare tanto di tutto (c’è anche una critica sociale al mondo dell’informazione ma poco accennata e anche una storia d’amore che però fatica a decollare) ma rispetto a pellicole che hanno avuto più risalto (penso al francese ‘The Horde‘) ha decisamente dei numeri in più. Ha un certo coraggio, non è privo di una certa originalità, non è priva di zombi e di sicuro merita molto di più di quanto gli è stato concesso, soprattutto sull’ostile suolo italiano.
Tra le altre cose, la colonna sonora è veramente azzeccata. Insomma, se amate gli zombi e i road movie io ve lo consiglio.