Inizio questo nuovo anno con una piccola, grande celebrazione del fantastico italiano. Quattro libri molto diversi tra loro accomunati dalla bravura di chi li ha scritti. Un’ulteriore prova (ne abbiamo già raccolte parecchie in questi anni) che il fantastico italiano può raccontare storie per tutti i gusti, e lo può fare con qualità e intelligenza.
Perciò una space-opera, un fantasy (che solo fantasy non è), uno steampunk (che forse tanto steampunk non è) e un saggio. Quattro assi che ho letto con molto piacere durante queste festività. Vado in rigoroso ordine di lettura.
Un viaggio nello spazio verso i confini più esterni del sistema solare alla ricerca di una perduta missione esplorativa il cui obiettivo era investigare su un messaggio di indiscussa origine alinea raccolto tra le ombre della nube di Oort. Nello spazio profondo Terminus, nome in codice del manufatto alieno, è in attesa.
Le basi azotate che costituiscono il DNA di Terminal Shock sono estratte dalla più pura fantascienza sia nei modi, che nei temi che nel linguaggio. De Matteo maneggia l’hard science fiction con disinvoltura e l’affresco che dipinge è complesso e a tratti sembra soverchiare il lettore tanto è raffinata la scienza che mette in campo. Ma non è così: l’approccio connettivista nella definizione della psiconautica porta il lettore esattamente dove vuole l’autore. E non solo, al netto della fascinazione per lo sconosciuto, al netto delle credibili e inquietanti suggestioni che Quilliam e compagni devono affrontare, c’è una malinconia, un nostalgico amore per ciò che si ha, ciò che si vuole e ciò che si può perdere, quasi un morbido dolore di fondo che trasforma il viaggio verso Terminus nella metafora futurista di una delle antiche missione esplorative nei mari sconosciuti della nostra Terra.
Lo puoi trovare qui:
“L’opinione è sovversiva”
Una sentenza che l’autore non fa pronunciare solo ai suoi personaggi ma che affida anche al lettore quasi provocandolo, quasi sfidandolo a raccogliere i semi di ciò che leggerà e a farli germogliare, se ne ha il coraggio. Laurasia non è solo una Terra vecchia di settecento milioni di anni, Laurasia è presente e futuro, contenitore di tutti i peccati, di tutte le deformità, di tutte le storture di un mondo anche troppo contemporaneo.
Perché i pluricentenari abitanti di Laurasia hanno secoli a disposizioni e sono quei secoli a renderli capaci di affinare gli orrori che possiamo trovare fuori dalla porta di casa o tra le pieghe di una storia fin troppo presente. Regimi necromantici dove il singolo non può niente – o non deve potere niente – corporazioni in grado di definire la politica e il destino di un’intera nazione o ancora saggi prigionieri della loro conoscenza.
Laurasia è anche il presente, o meglio è un passato che vive nel presente, un passato che ha seppellito nel remoto del nostro pianeta peccati, errori e menzogne. Dissotterrate poi nei secoli, fuse come sabbia vetrosa all’oggi, specchio impietoso del presente. Specchio nel quale tutti possiamo (dobbiamo) rifletterci.
C’è anche speranza, a Laurasia. Ci sono gesti, ingenuità, vita e morte. L’affresco che l’autore dipinge ha tante e tali prospettive da permettere al lettore di scegliere quale adottare: può essere un racconto di tempi antichi, magici e remoti. Può essere monito per un presente che è. Può suggerire una guida per ciò che verrà.
Lo puoi trovare qui:
L’autore si prende un bel rischio.
Sceglie un’ambientazione cittadina che si potrebbe (semplificando) ascrivere allo steampunk (una società basata sulla tecnologia a vapore impiegata anche in usi sorprendenti) e usa come catalizzatore sociale un’epidemia (ma non pensiate sia citazionista, il romanzo è stato scritto prima del 2020) da cui scaturirà una profonda crisi politica. Innesta nella sua Città la presenza di inumani (declina un cyberpunk a vapore e la figura mitologia del vampiro) e di intelligenze artificiali, crea un carismatico leader populista e una classe politica tentennante, figlia della tradizione e messa a dura prova da un morbo che sembra non lasciare scampo.
A prima vista, come dicevo, tutti questi ingredienti potrebbero sembrare di difficile amalgama ma l’autore non è uno sprovveduto e inizia un elegante gioco di metafore, allegorie e somiglianze. Offre al lettore coordinate che conosce, o con le quali può facilmente entrare in sintonia, e le usa come cemento e amalgama per un’ambientazione che rischiava di essere troppo caleidoscopica. Così l’ascesa del leader populista, a partire dalle sue arringhe nelle bettole di periferia, riprende quella di Adolf Hitler, i vampiri vessati dal nuovo ordine riprendono il triste destino subito dagli ebrei, l’artista Anton (il mio personaggio preferito) la miope ferocia di un genio che si reputa incompreso. Aggiunge la bella e sofferta amicizia tra Ben e Oleander (ma l’autore aveva già dimostrato di saper adottare con efficacia il punto di vista adolescenziale nel suo bellissimo Übermensch) e poi lascia che la storia si sviluppi offrendo anche una visione ‘altra’ dell’esterno della Città. Un’alternativa alla politica e alla necessità di ordine, una libertà che viene suggerita come alternativa sociale. Visionario, interessante, capace di ricordarci cose che troppo spesso dimentichiamo: da leggere.
A completare il romanzo, tre ottimi racconti. Molto diversi tra loro, confermano che la fantascienza italiana sa il fatto suo.
Lo puoi trovare qui:
Una lucida e organizzata analisi sulla genesi e lo sviluppo della letteratura weird. Corigliano offre coordinate indispensabili e interessanti, definisce ‘modi’ letterari e poi si addentra in una minuziosa (ma mai pedante) analisi di tre grandi autori e delle loro intersezioni con il weird: H.P. Lovecraft, Stefan Grabinski e Jean Ray.
Molto interessante e scorrevole. Notevole e molto preciso anche lo sforzo dell’autore di farci prima famigliarizzare con quelle che saranno le coordinate utilizzate nella disamina dei tre autori, e poi usare proprio quelle coordinate per analizzare le opere più interessanti di Lovecraft, Grabinsky e Ray.
La letterature weird offre anche strumenti interessanti e moderni, utili lenti di ingrandimento a chiunque voglia sbirciare oltre la ‘quarta parete’ letteraria, oltre le più manifeste intenzioni di chi scrive.
Lo puoi trovare qui: