'Skyfall' è, senza dubbio, il film su James Bond con meno James Bond mai realizzato. E non è affatto casuale ( anche se per qualcuno è sicuramente fastidioso fastidioso) che sia stato realizzato proprio nel cinquantesimo anniversario dell'agente segreto più famoso del mondo. Con questa premessa è facile intuire che, se siete appassionati del Bond vintage (e 'Casino Royale' (2006) per quanto mi riguarda appartiene a questa categoria), Skyfall vi possa far storcere il naso.
Se dovessi pensare a un filone cinematografico del quale è stato detto molto e nel quale investirei poco o nulla, uno dei primi che mi viene in mente è quello delle pellicole a tema 'possessione'. Per due motivi: il primo è il confronto impari con il capostipite nominale di tutto, 'L'Esorcista' (1973) di William Friedkin. Il secondo è l'indelicato abuso al quale il tema demoniaco è sottoposto negli ultimi anni. Film come 'Il Rito' (2011) e 'L'altra faccia del diavolo' (2012) hanno affossato ogni entusiasmo e ogni spiraglio di originalità.
Non posso certo dire che leggere i romanzi di Donaldson in inglese sia una passeggiata perciò le premesse di questa recensione sono le stesse che avevo fatto, al tempo, per le mie considerazioni su 'Fatal Revenant', il precedente (e secondo) capitolo della quadrilogia. Aggiungo che questo romanzo in particolare, e l'ho scoperto frugando un po' nei forum anglofoni, ha un livello di difficoltà linguistica molto elevato anche per lettori madrelingua perciò le mie considerazioni esulano dagli aspetti stilistici che, francamente, non sono in grado di valutare.
Poco tempo fa mi sono espresso sul concetto di 'responsabilità', su come questo è stato travisato e deformato per compiacere la necessità di trovare responsabili, dove responsabili non ci sono. O di costruirci un alibi inattaccabile per l'immobilità sistematica che fa comodo a noi e soprattutto fa comodo agli altri. Altra cosa, ma che sono certo deve far capo agli stessi principi, è il senso del 'Controllo. Autori come George Orwell o come Alan Moore hanno dissezionato il concetto di 'Controllo' e lo hanno rimontato portando all'eccesso tutte quelle cose che temevano, che vedevano intorno a loro o che, in un qualche modo distorto e disperato, desideravano. Lo hanno fatto inventando regimi autoritari nei quali la responsabilità finiva per concentrarsi tutta nelle mani di pochi (fossero essi persone o autorità impersonali) e che, per genetica e costituzione, dovevano imporre un controllo serrato su tutti i componenti della società. Responsabilità, e controllo. Senza nemmeno sforzarsi troppo rimbalzano entrambi nello stesso concetto.
VOTO:[rating:4]
Da un bel po' di anni a questa parte la convinzione che il Vecchio Continente sia la vera, nuova, fucina dell'horror moderno prende sempre più consistenza e ho perciò cercato di tracciare un minimo di profilo psicologico dei nuovi autori horror europei in un pezzo, su questo sito, qualche anno fa. Lo potete trovare qui.
E continua la mia piccola marcia nel campo dell'editoria digitale con un'altra esperienza in eBook. 'Cerchi di fiamme' è un racconto dell'occulto che mi sono molto divertito a scrivere e che sono contento di vedere pubblicato. Ipnosi, psicologia e un pizzico di spettrale follia tipica di quei paesi dimenticati che tutti, prima o poi, abbiamo visitato.
VOTO: [rating: 4]
La mia conoscenza con Lindqvist, lo ammetto, non è avvenuta tra gli scaffali di una libreria ma in un cinema e sotto il migliore del auspici: incrociai la trasposizione in celluloide (2008) del suo 'Lasciami entrare' letterario (2004). Era un periodo oscuro per l'horror cinematografico e rimasi del tutto deliziato dall'equilibrio, il coraggio e l'intelligenza della pellicola. Incuriosito, rincorsi allora il romanzo e non fui affatto deluso, anzi: Lidnqvist si confermava un autore illuminato. Da allora lo seguo con una certa devozione e questo 'Muri di carta' (scritto tra il 2002 e il 2005) è la sua quarta pubblicazione, questa volta sotto forma di raccolta di racconti.
E dopo un'attesa nemmeno troppo lunga, ecco finalmente il completamento della trilogia 'Nocturna' iniziata con il primo volume 'La Progenie' ('The Strain, 2009), continuata con 'La Caduta' (The Fall, 2010), che già avevo recensito, e infine conclusasi con questo 'Notte Eterna. Avevamo lasciato il mondo in pessime mani: devastato da una grappolo di esplosioni nucleari, il cui effetto principale era stato quello di condannare la Terra alle tenebre persistenti (ceneri radioattive coprono il cielo per quasi la totalità del giorno), è divenuto l'ecosistema perfetto per il 'Padrone' e per la sua orda di vampiri.