E’ dal dicembre dell’anno scorso che, su questo sito, si sono aperte le danze di attesa per ‘Man of Steel’. L’apice massimo è stato raggiunto qualche settimana fa, con l’uscita del trailer e finalmente siamo arrivati al fatidico giorno: il 20 giugno 2013, ieri, ‘L’uomo d’acciaio’ è uscito nella sale.
Piccolo antefatto: sulla versione cinematografica del più antico e potente dei supereroi pende una doppia spada di Damocle. La prima deriva dall’illustre, fumettoso, ironico e scanzonato predecessore: il ‘Superman’ del 1978 è, a detta di molti (se non tutti) troppo perfetto per temere e tentare qualsiasi confronto. La seconda minaccia è intrinseca del personaggio: nato negli anni 30, a distanza di quasi un secolo, non è più figlio dei suoi tempi. Come lo stesso Kal-El, è profugo e riadattarlo agli anni duemila non è cosa da poco. L’ex bimbo prodigio Bryan Singer ci aveva provato fallendo miseramente, e non si trattava certo di un inesperto cineasta di quart’ordine.
Perciò, a monte, Superman doveva essere reinventato e ricostruito anche secondo le nuove leggi dei film super eroici (la Marvel fa scuola): blocchi narrativi che si mescolano fino ad arrivare a una pellicola corale (Justice League non vi dice niente?).
Ed ecco come siamo arrivati al reboot più atteso, il ‘L’uomo d’acciaio’ di Zack Snyder, David Goyer e Chris Nolan.
Alla base del film c’è un notevole (e riuscito) sforzo creativo che riguarda Krypton: la sua logica, la sua storia, la sua evoluzione e la sua fine. Non si può prescindere da questo e se non si accetta o riconosce la grandezza di uno sforzo del genere la pellicola risulta menomata nella sua parte fondante. Ridisegnare l’asgardiano Krypton definendolo sia su basce scientifica che su base sociale è stata una scelta coraggiosa e, per quanto mi riguarda, anche del tutto inedita. Il controllo genetico spinto, la contrazione espansionistica (che richiama l’Impero Romano e, di conseguenza, l’Impero Stellare asimoviano), la resa a una perfezione tecnologica con la perdita della libertà e della possibiltà di essere ciò che si vuole non sono temi banali. Tutto questo con una nostalgica e inedita, per certi versi, farcitura fantascientifica non semplice da gestire.
Dietro queste scelte ci sono le teste di Goyer e Nolan. E’ tipico della loro scrittura estremizzare difetti o tendenze umane avvalendosi tanto di un villain estremo (il Joker di Batman, come anche il drammatico Zod di questo film) quanto di ambientazioni aliene: Kryton non è solo il pianeta natale di Kal-El. E’ una finestra minacciosa sul futuro della Terra. E’ per salvare il nostra pianeta da un’evoluzione così spietata, dove ciascuno è ciò che è per mero calcolo, che Jor-El ci dona suo figlio. L’ultima speranza di Krypton è la futura salvezza della terra. Il legame tra le due cose è molto più forte di quanto sembri: Kal-El è Krypton.
Come dicevo, se l’innovazione di una scelta del genere non convince, tutto l’impianto successivo è destinato a crollare un pezzo dopo l’altro. Se non si tiene a mente lo spettro della totale assenza di libertà che regna su Krypton allora anche gli insegnamenti di Jonathan Kent (Kevin Costner ha un ruolo straordinario, sfruttato al meglio riccorrendo a puntuali flashback) perdono di valore. Così come appare scialbo e privo di fascino Kal-El che invece è già uomo. Maturo. Saggio. Consapevole del suo ruolo sulla Terra ma non ancora certo di come rapportarsi a Krypton e a ciò che resta del pianeta natale. In antitesi con uno Zod che per contro rappresenta il massimo esempio di come Krypton sia diventato corrotto e fallimentare.
Goyer ha messo tanta carne al fuoco e la non convenzionale scelta di sviluppare tutta la vita terrestre di Kal-El con continui salti tra presente e passato non è banale, anzi. Spacca qualche schema ma consente di tenere le fila con una trama che, comunque, è molto complessa e cerebrale.
Snyder, in questo contesto, non è perfettamente a sua agio. Conciliare le sue due anime, quella di maniacale, citazionista, e preciso regista di ‘Watchmen’ (2009) e quella di istintivo comunicatore per immagini di Sucker Punch, ha creato qualche problema. Perchè, i problemi, ci sono.
Visivamente si alternano momenti straordinari (la storia di Kripton raccontata da Jor-El a suo figlio è pura poesia visiva, così come tutti i combattimenti) con citazioni continue il cui senso a volte sfugge. Tanto Matrix (1999), tanti ‘Avengers‘ (2012), un po’ di Avatar (2009). Richiami a film che devono aver segnato Snyder e solleticato la sua parte ‘Watchmen’ ma che non passano inosservati e che rischiano anzi di diventare trucchi di mestiere con i quali solleticare in modo poco onesto la memoria dello spettatore.
L’incastro tra dialoghi e microtrama (la macrotrama resta l’affresco kryptoniano, ed è quella portante) non sempre funziona a dovere. Il Jor-El di Crowe non arriva come dovrebbe e ci sono leggerezze di doppiaggio (spero solo di doppiaggio, aspetto la lingua originale) che stridono come unghie sulla lavagna.
L’azione c’è, ed è tanta. Qui Snyder ha avuto carta bianca e seppure parliamo di una bella fetta del film, è tutto propedeutico a quello che verrà nei prossimi film: gli esseri umani devono sapere che non possono nulla contro i kryptoniani. La loro unica speranza è che Kal-El sia guida, alleato e il migliore terrestre mai esistito.
Tirando le fila due erano i compiti de ‘L’uomo d’acciaio’: riportare il più antico dei supereroi a una dimensione moderna, attuale, americana e lontana da ogni cosa vista sul figlio di Krypton fino a oggi e poi preparare il terreno, sia visivo che teorico, a ciò che verrà. Justice League compresa. E’ riuscito nel suo intento? Sì, perciòè un film riuscito. Qualcosa che deve ancora dare il suo meglio.
Ha portato la totale rivoluzione che doveva: no. Troppi difetti ma alla base, comunque, coraggio e idee. Adesso non ci resta che aspettare e vedere se alcuni maldestri semi piantati in questa pellicola cresceranno per dare i frutti grandiosi che mi aspetto.
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3 Comments
Florian
Con qualche giorno di ritardo, sono riuscito a vedere il film…
Insomma… Sì, sicuramente ci sono stati molti cambiamenti. Sia in bene che in male.
Premessa: NON sono un fan dei reboot. Questo perché per me, se si vuole narrare una storia, si può andare avanti nel tempo, si può tornare indietro nel tempo ma non si dovrebbe tentare di cancellare “un tempo” per sostituirlo con un’altro.
Detto questo, veniamo al film:
Interessante la scelta di “cambiare” così radicalmente Krypton. Nel film parla di un ambiente “molto più ostile” della terra eppure, deflagrazione a parte, non mi sembrava tanto male. Perché passare da un ambiente “sovresposto” (dei Superman I) a un pianeta ben definito, è chiaro. Perché non voler adottare il sistema “cristalli” per l’ideazione del pianeta, un po’ meno. Non voglio dire: “Superman, Kripton e Fortezza della Solitudine” a tutto spiano, ma a essere sinceri, mi sembrava molto più ostile l’ambiente di Krypton (Superman I) di questo Krypton.
D’altro canto, mi è piaciuta l’idea di far rinvenire, tra i ghiacci, una nave, al posto della fortezza “generata” da un singolo cristallo. Sicuramente, sottoc erti aspetti, più realistica come scelta.
Mi è mancata un po’ la Kryptonite… anche se la spiegazione dell’atmosfera diversa mi è parsa azzeccata e cmq soddisfacente.
Qualche buco nella trama (Dei Krptoniani “super” che però non hanno avuto il tempo di assorbire le radiazioni del sole… non quanto Superman almeno… eppure, forti come se non più di lui)… si perde un po’ di stile qua e là (cit. “E’ troppo sexy”… suvvia…) e del doppiaggio, come dici giustamente, nemmeno a parlarne: “C’è un solo modo di come possa finire, o muori te, o morirò io (da me sono due modi…).
Insomma, qualche errore ci sta, ma sono cmq scusabili. Quello che per me NON è scusabile e il motivo per il quale non mi sentirei di dire BEL FILM a pieni voti è: “Un secondo tempo che è tutta una lotta”.
Una buona ora di sparatorie (inutili), pugni volanti e esplosioni…
Questo purtroppo è un trend di molti film ultimamente… Durano più di due ore, ma sembra che per almeno 60min del film non sapevano cosa dire e quindi ricorrono alle esplosioni (spettacolari, si, ma vuote…) a tutto spiano.
Una nota sulla musica: Bella… ma usciti dal cinema nessuno avrebbe saputo fischiettare la “sigla” del film. Sono certo che, al contrario, quella di John Williams, se la ricordano tutti anche a distanza di anni… o di decenni.
Conclusione: Un bel film, che cmq si batte bene con l’ombra di Reeve. Un Superman che cmq convince (almeno me) abbastanza e una trama ben elaborata. Tuttavia, “ucciso” Zod a fine del primo tempo, i film poteva finire tranquillamente e non avrebbe di certo fatto male a nessuno, se poi avessero sfruttato quel secondo tempo per sviluppare di più l’integrazione nella società di Clark Kent e avessero sprecato qualche parola in più sullo studio e la scoperta delle sue “abilità” sarebbe stato, per me, un film che avrebbe potuto anche battere Superman I.
Così però, credo che quello di Reeve che compie quella virata e sorride al pubblico in sala del primo film, resti ancora un Superman veramente super.
Maico Morellini
E ancora grazie per le tue belle considerazioni Florian
Io temo (e spero) che le imprecisioni siano dovute al prezzo da pagare per un primo capitolo che necessariamente doveva aprire la pista ai prossimi due film
Non è mai vincente fare un film parziale in attesa di quelli successivi, ma con questi presupposti resto molto molto ottimista.