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La memoria degli uomini

Tempo di lettura: 3 minuti

Per chi non se ne fosse ancora accorto, è iniziata l’ultima stagione de Il Trono di Spade. Abbiamo assistito a due puntate di raccordo di intensità crescente che, soprattutto nel secondo episodio, danno prova di un’ottima scrittura complici forse le secchiate di riferimenti tolkeniani letterari e soprattutto cinematografici con un Grande Inverno che promette di essere un bel Fosso di Helm.

Ma al netto delle dinamiche, dei testi, del cavalierato di Brienne e di tutto quello visto nei centodiciotto minuti (circa) passati fino a questo momento c’è una cosa che mi ha colpito più di tutte ed è stato il breve ma intensissimo discorso di Samwell sugli Estranei.

La definizione di morte, il fatto che siano i ricordi e le memorie a determinare la reale esistenza di un uomo, l’assenza di tutto questo nella non-morte che il Re della Notte ‘dona’ ai suoi sudditi. Ho trovato questo passaggio coraggioso e, per una volta, estremamente attuale. Il Trono di Spade televisivo (e in buona parte anche quello letterario) è di rado uscito dal suo ecosistema, dalla sua zona di comfort narrativo per andare a toccare temi così profondi. Lotte per il potere, casate, vendette, sesso: tutti ingredienti del nostro presente ma col breve discorso di Samwell credo sia stato fatto un passo in più.

Bran è il Corvo con Tre Occhi ed è la memoria incarnata di tutto Westeros. Sa ogni cosa accaduta nei Sette Regni ed è lui la prima risorsa che il Re della Notte vuole annientare. Cito a memoria:”Se volessi cancellare ogni traccia di memoria dagli uomini, tu saresti il primo che cercherei di eliminare” dice Sam rivolto a Bran e agli altri. Perciò il Re della Notte non è solo a capo di non morti che odiano la vita. Il Re della Notte odia la memoria, la consapevolezza, il passato e quindi il presente.

Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato” diceva Orwell in 1984 e trovare frammenti di questo messaggio così attuale e così potente ne Il Trono di Spade mi ha stupito. È una potente allegoria, questa. Messa in campo ora, alla vigilia della battaglia finale, lo è ancora di più. Il Re della Notte vuole cancellare la memoria degli uomini perché l’assenza di memoria è la negazione stessa della vita. Perché senza memoria non esistono emozioni ma solo frammenti di istinto.

Lo ripeto: l’assenza di memoria è la negazione stessa della vita perché senza memoria non esistono emozioni ma solo frammenti di istinto.

Di rado, nell’intrattenimento televisivo contemporaneo, ho trovato messaggi così semplici, così attuali e così efficaci.

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