Skip to content Skip to footer

KAZUO ISHIGURO

Tempo di lettura: 4 minuti
Quel che resta del giorno – Kazuo Ishiguro

Mr. Stevens, un maggiordomo inglese figlio del suo tempo, decide di prendersi qualche giorno di libertà da un lavoro che ha sempre aderito alla perfezione alla sua vita. Decide che è venuto il momento di intraprendere un piccolo viaggio nella sua amata Inghilterra per incontrare la collega e amica di un tempo, Mrs. Kenton, e forse, perché no, riportarla con lui come governante a Darlington Hall. Quello di Mr. Stevens (e il nostro) è un viaggio nel viaggio. Un viaggio nei ricordi di una vita che il maggiordomo – anzi IL maggiordomo – decide di condividere con noi.

C’è una vita intera nel romanzo di Ishiguro. La vita di un uomo in grado attribuire a una sola parola, quella “dignità” che è perno dell’esistenza di Mr. Stevens, più significati di quanti ne riteniamo possibili. Ce li confida, destruttura il senso di ogni singola sillaba della “dignità” e si prende lo spazio e il tempo per spiegarci come questa diventi il modo per pesare le anime di quelli che svolgono il suo mestiere.

Un mestiere, quello del maggiordomo inglese, che è più di un semplice lavoro. È una missione. È un modo per trovare il proprio posto nel mondo a discapito di tutte le cose che gli altri – noi compresi – reputano importanti. Gli affetti, la politica, le relazioni: tutte quelle cose che nel sentire comune definiscono la socialità, per un maggiordomo – anzi per IL maggiordomo – sono ben poca cosa se paragonati alla missione di servire al meglio il proprio padrone.

E Mr. Stevens questo fa. Consapevole che lui – e noi – ben poco possiamo conoscere e comprendere delle cose del mondo (c’è l’ombra della guerra che incombe sull’Europa), sceglie Lord Darlington come padrone e affida a lui, tra mille errori, il compito di rendere il mondo migliore. Perché il massimo a cui può aspirare un vero maggiordomo è trovare un posto il più vicino possibile al perno che muove la grande ruota della storia. Al netto degli sbagli, di una Gran Bretagna che ha commesso i suoi sbagli. Di una politica complessa e densa di mistificazioni.

Non c’è spazio per il vero rimpianto nel viaggio di Mr. Stevens. A volte lo sfiora, a volte quasi ci confida di aver provato qualcosa di simile, di sentire quel dolore seppellito per tutta la sua vita sotto i pesanti panni del dovere. E questo avviene quando l’aura di Mrs. Kenton si avvicina di nuovo a lui dopo tanti anni, quando Mr. Stevens scopre una verità che probabilmente aveva sempre saputo ma mai davvero compreso. Eppure.

“Che ragione c’è di preoccuparci troppo circa quello che avremmo o non avremmo potuto fare per controllare il corso che la nostra vita ha preso? Di certo è sufficiente che quelli come voi e come me almeno tentiamo di offrire il nostro piccolo contributo in favore di qualcosa di vero e di degno. E se alcuni di noi sono pronti a sacrificare molto, nella propria vita, al fine di perseguire tali aspirazioni, ciò sicuramente rappresenta in sé, quali che siano i risultati che ne derivano, motivo di orgoglio e di felicità.”

Ci affida anche questo pensiero, Mr. Stevens. Si (e ci) assolve se, quando quel che resta del giorno è solo un altro piccolo giro di lancette, abbiamo l’impressione di aver sprecato troppe occasioni. Di aver mancato le cose davvero importanti perseguendone altre con tenacia e determinazione. Non è così perché “quali che siano i risultati che ne derivano, ciò rappresenta in sé motivo di orgoglio e felicità“.

È denso di malinconia quel tramonto sul molo, quando le luci della città si accendono. Ma è in quel momento che Mr. Stevens presta fede a quello che ci ha appena confidato. Conclude il suo viaggio mentale prima ancora che quello fisico. E nel farlo torna esattamente da dove era partito: a Darlingont Hall, impegnato nel migliorare la propria ironia per essere all’altezza del suo nuovo padrone.

Lo puoi trovare qui:

Condividi!

Leave a comment

0.0/5

0