VOTO:
I Wachowskis hanno un credito infinito e un curriculum di tutto rispetto: Matrix (1999 – non tutti e tre, ma il primo basta e avanza per intere generazioni), V per Vendetta (2005 – anche se non erano loro dietro la macchina da presa), Cloud Atlas (2012). Se escludiamo la trilogia della Matrice però, i loro ultimi lavori attingono a un immaginario creativo già consolidato: V per Vendetta si rifaceva al capolavoro di Alan Moore, Cloud Atlas al romanzo di David Mitchell e Speed Racer (2008 – ma è stato volutamente escluso dai capolavori) all’omonima serie animata. Jupiter Ascending, invece, è tutta farina del loro sacco. E questo, a conti fatti, si rivela essere il vero problema del film.
Jupiter Jones (Mila Kunis) è una giovane americana, figlia di immigrati dell’est Europa, che trascorre la sua vita nel rimpianto: soffre un passato che non ha mai avuto e sogna un futuro diverso dal suo presente. Tutto questo fino a quando il licante Caine Wise (Channing Tatum), ex militare geneticamente modificato e cacciatore di taglie intergalattico, non le rileva una serie di incredibili verità: la Terra è solo un piccolo pianeta al centro di un immenso mercato intergalattico, la razza terrestre non è nativa del sistema solare e, cosa più importante, lei è la reincarnazione genetica della matrona di una delle più importati casate dell’universo: gli Abrasax (qui Dylan Dog andrebbe a nozze). Che cosa vuol dire? Che la giovane Jupiter Jones non solo si trova catapultata nel gioco di successione tra Balem (Eddie Redmayne), Titus (Douglas Booth) e Kalique (Tuppence Middleton) Abrasax (tecnicamente, figli della donna di cui lei è reincarnazione e quindi eredi dei suoi possedimenti nobiliari), ma è proprietaria dell’intero pianeta Terra.
Inizia per lei un’incredibile avventura nella quale dovrà battersi per impedire che abbia luogo la mietitura, ovvero lo sterminio dell’intera popolazione terrestre.
‘Jupiter Ascending’ ha davvero tante, troppe idee e non tutte brillanti. Il film corre veloce e la rapita accettazione di Jupiter rispetto alla rivelazione di un universo così vasto fa rimpiangere la delicata reticenza con la quale Luke Skywalker apprendeva di essere un Jedi. Poi i Wachowskis decidono di intraprendere mille direzioni: la critica al capitalismo, il pianeta controllato dai guardiani che si occupano di tenere i terrestri all’oscuro della verità, la (banalissima) storia d’amore da Jupiter e Caine, il telefonato tradimento di Stinger (Sean Bean) che rinnega la sua integrità per curare la figlia malata (la quale compare un minuto e mezzo di film giusto per tossire e avvisarci che ha ‘il morbo’). E poi ancora l’incomprensibile scopo dell’Egida, un universo regolato dalle ricorrenze genetiche, il concetto di tempo come unica moneta davvero importante e la balbettante malvagità di Balem.
Insomma, ‘Jupiter Ascending’ è un Frankenstein confuso che racchiude tantissimo materiale, tutto accennato e sviluppato in modo sommario. Il riferimento al grande mercato intergalattico di pianeti e e la sua relazione con le mietiture è interessante, ma viene gettato addosso allo spettatore senza istruzioni per l’uso se non uno striminzito:”Io te l’ho detto, adesso cavatela da solo” e la stessa cosa vale per molte delle sotto narrazioni.
A differenza di Frankenstein, però, ‘Jupiter Ascendig’ ha un notevolissimo fascino visivo. Le astronavi degli Abrasax, così come le varie location planetarie, sono molto affascinanti e anche l’impianto tecnologico che caratterizza tutti i mezzi, spaziali e non, ha alle spalle riusciti studi grafici. La regia è ovviamente buona anche se il ‘bullet time’, marchio di fabbrica di Matrix, è abusato e non tanto funzionale alla narrazione: Neo doveva dimostrare le sue straordinarie capacità, super-umane, e il bullet serviva in moto ottimo alla causa. Qui sembra più una scelta confortevole, un rifugio amico in un contesto pericolante e minaccioso. Per chiudere Sean Bean, colpo di scena, per una volta non ci lascia le penne e questo sfata la maledizione di Boromir che da un decennio e mezzo lo flagellava.
Concludendo, anche se ‘Jupiter Acending’ è una gioia per gli occhi alla quale si perdonano certe ingenuità di trama, l’eccesso di informazioni e di tematiche, tutte stereotipate e poco approfondite, danneggiano l’impianto complessivo portandolo a una sufficienza risicata.
di Maico Morellini