“Anton non l’ha mai aggiustato l’orologio. Ma lo porta via con sé.”
Le cose rotte non si abbandonano, anche quando non si ha la forza di aggiustarle. Delle cose rotte bisogna avere sempre cura perché tutti, prima o poi, ci spezziamo. È così per Anton, famiglio riluttante del vampiro Mr. Bird. Quelle di Anton sono fratture profonde, ferite che hanno messo radici, che si sono allungate fino a raggiungere tutto ciò che rende un essere umano quello che è.
“Loro non capiscono cosa significa sanguinare ogni volta che deludi qualcuno.”
E se Mr. Bird non fosse solo un vampiro? E se la dipendenza di un famiglio dal suo Maestro non fosse solo un fatto di sangue? Se la trappola in cui Anton si è trovato invischiato per anni, la trappola di chi “usava la vaghezza per sembrare onnipotente“, andasse ben oltre le ferite purulente sulle cosce del ragazzo? John Wiswell ci racconta una storia. Una storia di redenzione, di rinascita, di libertà, di debolezza, di forza, dei poteri curativi dell’immaginazione e, soprattutto, una storia di necessità.
La necessità di non aggiustare tutto quello che incontriamo, cose o persone che siano. La necessità di capire che dietro ogni cosa rotta di sono motivi e che ogni cicatrice ha una sua storia. Anche se, a volte: “Questa storia non è la storia che ti racconterò oggi.”
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