Mi sono sempre reputato (complice la formazione scientifica e la passione per la fantascienza) una persona pro-scienza e pro-tecnologia, e a volte mi sono persino sorpreso a difendere posizioni piuttosto estreme. Penso agli OGM, alle staminali, alla sperimentazione spinta e con poche regole.
Il principio è sempre stato: la scienza, come la tecnologia, non è nè buona nè cattiva. La differenza è come questa viene utilizzata e da chi. Perciò, in linea generale, non ho mai trovato logico inibire il processo tecnologico perchè l’uomo, nel suo senso più lato, non è in grado di gestire la responsabilità che ne deriva.
Però, devo dire, che per quanto riguarda il nucleare ho sempre avuto un approccio molto sospettoso e, sull’onda emotiva scatenata dalla tragedia del Giappone, non posso che fermarmi di nuovo a riflettere, soprattutto perchè, pare, potrebbe essere una tematica da fronteggiare, presto o tardi, anche qui.
I cavalli di battaglia dei pro-nucleare sono molti e piuttosto articolati: insufficienza dell’attuale monte energia, l’aumento dei consumi, la nostra mancata indipendenza energetica nonché il vacillare, sempre più marcato, della stabilità (di prezzi, di rifornimenti, di tutto) del caro vecchio petrolio. E sempre, pare, che la centrale nucleare sia l’unico impianto attualmente conosciuto (e conosciuto anche in un prossimo futuro) con un coefficiente energia/prezzo molto vantaggioso.
Ora, io non voglio entrare nel merito del ‘what if’ nel caso in cui una centrale, come purtroppo sta accadendo in Giappone, viene intaccata nella sua sicurezza (rilevo solo che la probabilità di un incidente è proporzionale, in qualche modo, al numero di centrali presenti al mondo). E non voglio nemmeno (anche se ne avrei motivo) puntare il dito sulla complicanza squisitamente made in Italy di un progetto del genere (appalti, capacità, tecnologie etc etc).
La prima domanda (che ha due o tre corollari) invece che mi viene in mente, e alla quale mi piacerebbe per astratto ricevere una risposta convincente, riguarda il funzionamento di base di una centrale nucleare.
Per produrre energia la fissione richiede uranio. Questo è un dato di fatto. L’uranio, a tutti gli effetti, è una fonte di energia non rinnovabile e in più è scarsamente presente in natura (in questo, è molto meno affidabile del petrolio). In più non è sufficiente uranio grezzo (o naturale), ma questo deve essere arricchito prima di poter trovare il suo posto all’interno del processo energetico di una centrale.
Il passaggio logico successivo è questo: l’Italia non possiede giacimenti di uranio e in più non possiede nemmeno le tecnologie necessarie per arricchirlo (dovremmo rivolgerci alla Francia, per stare in zona). Allora mi chiedo: anche con cinque centrali nucleari, saremmo davvero autosufficienti, o indipendenti? Non si tratterebbe forse di spostare la dipendenza dal caro vecchio petrolio al più sconosciuto (e per questo meno bistrattato) Uranio?
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