Era il 2008 quando Charlie Brooker decise di festeggiare l’ottavo compleanno del Grande Fratello inglese declinandolo con la sua personale visione horror. Con Dead Set (mini serie di cinque puntate della durata complessiva di quasi un’ora e mezza), Brooker decise di ambientare una nuova edizione del Grande Fratello proprio durante la deflagrazione di un’epidemia zombie. Il grande quesito posto da Brooker? Come avrebbero reagito i concorrenti del reality, isolati dal mondo, all’invasione dei non-morti? E come sarebbero cambiate le dinamiche dentro e fuori la casa sotto la pressione dell’orda di mostri divoratori di carne?
La sentenza di Brooker, innestata all’interno dalla sfida survival horror persa in partenza dei concorrenti, era chiara e tutta condensata negli ultimi minuti della serie: la protagonista ormai zombie che fissa un televisore, rapita e immobile a contemplare la casa del Grande Fratello popolata dagli ex-concorrenti ora non morti, non lascia spazio a molti fraintendimenti. Lo spettacolo deve continuare e, a conti fatti, non è nemmeno necessario che ci siano pubblico e concorrenti. Non pensanti almeno.
Sono passati dodici anni da Dead Set. La comunicazione è cambiata, i social hanno guadagnato terreno eppure sacche di resistenza televisiva si trovano in ogni dove e il format del Grande Fratello non ha ancora esaurito il suo tempo. Deve aver pensato la stessa cosa anche Cláudio Torres, eminenza grigia dietro la penna di Reality-Z, serie brasiliana ispirata proprio a Dead Set.
OMAGGI E CITAZIONI
I primi episodi di Realy-Z sono, di fatto, un omaggio molto esplicito a Dead Set e ne mutuano personaggi, situazioni e in alcuni casi persino sequenze narrative. Per lo spettatore scettico limitarsi ai primi episodi significa trovarsi alle prese con un clone in salsa carioca della mini-serie inglese. La protagonista femminile, il produttore cinico e senza scrupoli, la diva presentatrice, alcuni stereotipi umani e comportamentali all’interno della casa: Reality-Z sembra una copia più kitsch di quanto messo in scena da Brooker. Unico cambiamento significativo:? Il Grande Fratello diventa Olympus con emuli delle divinità greche al posto dei canonici concorrenti. Cláudio Torres però inserisce qualche elemento nuovo a partire dall’onorevole Alberto Levi (Emílio de Mello). È proprio intorno al politico che si muovono le dinamiche più originali della serie, dinamiche che giustificano cinque episodi in più e un minutaggio quasi doppio rispetto all’originale Dead Set. È intorno a Levi che lo sceneggiatore costruisce gli sviluppi più interessanti dalla serie.
STORDIMENTO O ESPERIMENTO SOCIALE?
Brooker non si era nascosto e il suo Grande Fratello discendeva, genetica e struttura, dalla trasmissione televisiva ancora in essere. Torres segue una strada diversa di certo complice una sua visione del Brasile (e della politica, e delle istituzioni) che lo allontana dallo stereotipo più ‘cattedratico’ del Grande Fratello. La casa non diventa un contenitore vuoto di intelletti border-line, non diventa un ambiente così lontano dalla realtà dall’essere grottesco nella sua rappresentazione caricaturale del mondo.
No. Per Torres l’Olympus (ecco allora che il nome scelto per la trasmissione ne diventa significato e significante) È la realtà. E all’interno dell’Olymps, con l’inserimento di Levi e del suo staff (“Per sopravvivere dovremo quello che facciamo in politica: fingerci morti“), la nuova/vecchia realtà si manifesta in tutte le sue storture e il piccolo gruppo di sopravvissuti – concorrenti e nuovi ospiti – un esperimento sociale.
Perciò nei pressi del quinto episodio Reality-Z abbandona il mondo patinato di Brooker, taglia il cordone ombelicale che lo legava al genitore anglosassone e inizia a parlare di realty, nel senso più concreto del termine.
COSA CAMBIA?
Sopra ogni cosa il mondo che Torres tratteggia nel suo Reality-Z è corrotto e corruttibile. E l’elemento che rende questa corruzione possibile (e persino desiderabile) è proprio Alberto Levi che incarna, non c’è possibilità di equivoco, la politica. Anzi, la Politica. E qui si innesca la grande critica sociale di Torres. Certo, annegata nel sangue delle morti che si susseguono una dopo l’altra, innestata nella pandemia zombie, ma il timone di Reality-Z, da quanto Levi entra, punta verso una direzione sola : l’instaurazione di una dittatura democratica. Di fatto, il sogno ultimo del politico tipo immaginato da Torres, incarnato da Levi e forse da tutta la classe politica tratteggiata dallo sceneggiatore.
E allora lo studio televisivo diventa una fortezza, un Olimpo vero e proprio abitato da divinità colleriche (di cui Levi si auto nomina mentore e ingannatore) che decidono delle sorti dei mortali incarnati qui da fuggiaschi in cerca di sicurezza. Ci sono i pregiudizi sociali, nell’Olimpo. Ci sono stereotipi che si ripetono anche all’interno di un ecosistema semplice e poco popoloso. Torres prende il Grande Fratello anestetico di Brooker e lo fa diventare una riproduzione della società contemporanea all’interno della quale tendenze, storture, errori e violenze si manifestano evidenti come non mai.
Ecco cosa è diventato il Grande Fratello: una riproduzione fedele e impietosa del presente con buona pace di chi osserva questi reality con un sorrisetto superiore come fossero bonobo in cattività. E il presente, zombie a parte, è una continua lotta per un potere fine a sé stesso che si autoalimenta, inutile, fino a quando dell’Olimpo non restano che macerie.