Era l’ottobre del 1983, io non avevo nemmeno sei anni ma già muovevo i primi passi nel meraviglioso mondo del cinema. Era il 21 ottobre del 1983 (quando ancora i nuovi film uscivano il venerdì) e per la prima volta vidi al cinema un film di Guerre Stellari (era ancora Guerre Stellari, e non Star Wars). Da allora, come del resto vale anche per molti di voi, ho perso il conto di quante volte ho premuto il tasto play per le VHS prima, i DVD poi e i Blu-Ray adesso in attesa della magica fanfara Fox. Con il passare del tempo è diventato sempre più difficile, se non impossibile, cercare di rivivere la sorpresa meraviglia che il magico mondo concepito da Lucas era riuscito a scatenare con la visione di Episodio IV (Una Nuova Speranza, ANH,1977) ed Episodio V (L’Impero Colpisce Ancora, TESB,1980). La meraviglia a distanza di tanti anni resta ancora, la magia non è stata intaccata dal trascorrere del tempo (soprattutto ora, con la Terza Trilogia alle porte) ma la sorpresa, quella, ha lasciato il posto alla passione per qualcosa che si conosce e che si ama. Invidio chi, per la prima volta, si avvicina al mondo di Star Wars. Eppure, c’è un’eccezione.
VOTO:[rating:3]
Prima di tutto ci terrei a dire una cosa che potrebbe anche essere ovvia, ma non si sa mai: 'Gravity' non è un film di fantascienza. Almeno non più di quanto lo fosse 'Apollo 13' (1995). E' un film sulla sopravvivenza nello spazio quando tutto sembra andare storto ma le tecnologie, la situazione, le dinamche non hanno nulla a che vedere con la fantascienza. Forse è una distinzione da poco conto ma secondo me è un paletto che è giusto mettere. Perciò, di cosa parla 'Gravity'?
"Oh no, l'ennesimo film a tema demoniaco tratto da una storia vera". La reazione è spontanea, umana e purtroppo avvallata da una serie di inquietanti precedenti. Partendo da 'Il Rito' (2011), passando per 'L'esorcismo di Emily Rose' (2005) e ritornando all'infimo mokumentary 'L'altra faccia del diavolo' (2012) le possessioni sul grande schermo sembravano aver grattato il fondo del barile. Fino a quando il malese James Wan, classe 1977 (mi permetto di dire, annata fortunata quella), non decide di raccontare la storia di Ed e Lorraine Warren (Patrick Wilson e Vera Farmiga), coppia di investigatori dell'occulto realmente esistiti (Lorraine è ancora in vita).
L'idea che sta alla base di 'Elysium' è quanto di più originale, nel 2013, ci si possa aspettare: uno sparuto gruppo di individui prospera nell'agio più assoluto mentre la maggior parte degli esseri umani è costretta a una vita di sofferenza per garantire l'alto tenore di vita di quei pochi (situazione che, tra l'altro, si ripete tutti i giorni in ogni ufficio moderno). A partire dalla mitologia greca passando per 'La Macchina del tempo' di H.G.Wells e arrivando agli 'Hunger Games' (2012) (rabbrividisco per la citazione cinematografica) si tratta di uno dei temi più abusati della storia ma che, evidentemente, ha un fascino irresistibile. A tal punto da spingere il giovane e talentuoso Neil Blomkamp (classe 1979), fresco del successo low-cost 'District 9' (2009), verso la scrittura di una sceneggiatura 'originale' incentrata proprio su questo tema.
Di certo il cinema di Louis Leterrir non ha mai ruotato intorno a una struttura narrativa particolarmente ricca, come dimostrano i suoi ultimi lavori: 'Scontro tra titani (2010), e l'Hulk di Edward Norton (2008). Eppure questa volta il regista parigino ha deciso di abbandonare cazzotti e divinità greche in favore di qualcosa di più complesso.
VOTO:[rating:2.5]
Lo devo dire senza mezzi termini ma da Del Toro mi aspettavo decisamente di più. Non tanto dal punto di vista visivo, quando da trama, narrazione e coerenza della storia. Vero che il monolitico regista messicano ha dato del suo meglio con pellicole horror ('Mimic' - 1997, 'La spina del diavolo' - 2001 e 'Il labirinto del fauno' - 2006 e una menzione anche per 'Blade II' - 2002) e che le escursioni nel mondo fantasy hanno convinto solo a metà (i due 'Hellboy', 2004 e 2008) ma questo non giustifica la pochezza della componente narrativa di 'Pacific Rim'.
Partiamo subito con quei piccoli e grandi dettagli che, ancor prima di vedere "World War Z", potevano complicare la riuscita della pellicola. Per prima cosa una delle penne dietro la sceneggiatura era quella di Damon Lindelof che già tanti danni ha fatto a 'Star Trek: Into Darkness' (2013). Poi WWZ si basava sul romanzo di Max Brooks (figlio di Mel Brooks) la cui struttura era quella di una storia costruita sulla base di tante interviste unite a tratteggiare un mondo invaso dagli zombie. Meccanismo narrativo piuttosto complesso già usato con poca fortuna da George Romero in 'Diary of the Dead' ma che NON è stato replicato all'interno del film. E per concludere si tratta di un film sugli zombie (o presunti), e in quanto tale deve per forza misurarsi con le creature di Romero, con il remake di Zack Snyder ('L'alba dei morti viventi', 2004 precursore dei morti viventi corridori) e con tutta una serie di film a tema, come '28 giorni dopo' (2002) di Danny Boyle.
E' dal dicembre dell'anno scorso che, su questo sito, si sono aperte le danze di attesa per 'Man of Steel'. L'apice massimo è stato raggiunto qualche settimana fa, con l'uscita del trailer e finalmente siamo arrivati al fatidico giorno: il 20 giugno 2013, ieri, 'L'uomo d'acciaio' è uscito nella sale. Piccolo antefatto: sulla versione cinematografica del più antico e potente dei supereroi pende una doppia spada di Damocle. La prima deriva dall'illustre, fumettoso, ironico e scanzonato predecessore: il 'Superman' del 1978 è, a detta di molti (se non tutti) troppo perfetto per temere e tentare qualsiasi confronto. La seconda minaccia è intrinseca del personaggio: nato negli anni 30, a distanza di quasi un secolo, non è più figlio dei suoi tempi. Come lo stesso Kal-El, è profugo e riadattarlo agli anni duemila non è cosa da poco. L'ex bimbo prodigio Bryan Singer ci aveva provato fallendo miseramente, e non si trattava certo di un inesperto cineasta di quart'ordine.
Nonostante manchino quasi sei mesi al debutto nelle sale de 'Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug' (12 dicembre 2013) la febbre inizia a salire anche (e soprattutto) grazie al trailer uscito qualche giorno fa (lo trovate in coda a questo breve pezzo). Dopo un primo capitolo non perfetto ma quasi, riuscirà Peter Jackson a replicare il successo?
La più grande difficoltà che incontro nell'esprimere un giudizio su 'Star Trek: Into Darkness' (2013) deriva proprio dalla natura stessa del film: è il sequel del più chiacchierato reboot della storia, lo 'Star Trek' del 2009, dove Abrams aveva gettato alle ortiche mezzo secolo di continuity caricandosi quindi di un fardello notevole. Perciò, prima di tutto, cosa mi aspettavo?
[rating:5]
Dove eravamo rimasti? Qualche mese fa, precisamente l'11 di marzo, mi ero fermato al terzo episodio della serie e avevo scritto qui le mie impressioni su American Horror Story - Asylum. Ebbene, ho finalmente recuperato gli episodi mancanti concludendo la serie e devo dire che le ottime impressioni iniziali sono state del tutto attese: Asylum è semplicemente, nel genere horror, un capolavoro.
Rimaneggiare un pilastro dell'horror come 'La Casa' di Sam Raimi (1981) proponendo qualcosa che assomiglia tantissimo a un remake può essere pericoloso, se non persino fatale, per un regista alla sua prima prova. Anche se lo stesso Raimi insieme a Bruce Campbell (Ash) danno la loro benedizione al progetto. La buona notizia, viste le premesse apocalittiche, è che Fede Alvarez (classe 1978) non è stato schiacciato dal peso di un progetto così ambizioso. La cattiva notizia è che 'La Casa' non riesce a essere più che un bell'omaggio al capolavoro di Raimi.