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[Recensioni Film] ‘Humandroid’ di Neil Blomkamp

VOTO:[rating:2.5] Neil Blomkamp gode di un credito quasi illimitato guadagnato sul campo grazie a 'District 9' (2009) ma il grande successo al suo esordio lo ha poi costretto a doversi sempre confrontare con la dura e perfetta pellicola sui gamberoni di Johannesburg. E il confronto spesso può essere impietoso. Era accaduto con Elysium (2013), film senza una vera anima che pagava il prezzo di una produzione ad alto budget, e purtroppo è accaduto anche con 'Humandroid' (Chappie).

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[Recensioni Film] – ‘La stirpe del male’ di Bettinelli-Olpin e Gillett

VOTO:[rating:1.5]

Due sono le domande cardine che accompagnano la visione di un film del genere: cosa può raccontare l'ennesimo mokumentary a tema demoniaco/possessivo che non sia stato già detto? E ancora, quale contributo può dare al cinema horror una pellicola in aria di'Rosemary's Baby'(1968)? E due sono le risposte che, dopo aver visto 'La stirpe del male'(2014), mi sento di dare: niente e nessuno.

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Mad Max: ciò che resta dell’apocalisse

Questo articolo è stato pubblicato su Nocturno 144

“Era figlio dei tempi in cui il mondo viveva sotto il dominio dell' oro nero, e i deserti brillavano per le fiamme delle gigantesche torri che estrevano il petrolio. Ora tutto é distrutto, scomparso. Come e perché non lo ricorda piu' nessuno; ma é certo che un immane conflitto anniento' due grandi potenze. Senza il petrolio l' uomo torno' alle sue origini primitive, e tutte le sue macchine favolose andarono in rovina” Interceptor: il guerriero della strada (1981)

Era il 1979 quando l’Unione Sovietica fece la sua sconvolgente mossa nello scacchiere internazionale invadendo l’Afghanistan, allora considerato potenza amica degli Stati Uniti d’America. La guerra fredda, un incubo che dopo i terribili anni sessanta sembrava avviato a una pacifica soluzione, tornò a gettare la sua spettrale ombra sul mondo intero. Era il 1979 quando George Miller, un giovane regista australiano di trentaquattro anni, fuse il terrore di un conflitto tra USA e URSS con la crisi energetico-sanitaria che il suo paese stava vivendo in quel periodo. Chi decide di tratteggiare un futuro distopico cavalca l’immaginazione sulla scia di un cinico what if e lo utilizza come propellente per la sua creatività. La domanda che si fece George Miller era una soltanto: cosa succederebbe all’Australia nel caso di una guerra nucleare? I tre capitolo di Mad Max (1979, 1981 e 1985) furono la risposta.

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[PREVIEW] Alien: la via per il successo?

Dunque è ufficiale: dopo lo scivolone concettuale di Prometheus - 2012 (troppa ambizione non supportata da una trama consistente) lo xenomorfico universo di Alien passa nelle mani di Neil Blomkamp, ex prodigio del cinema a medio budget che ci aveva deliziato con il suo 'District 9' (2009). Perchè ex? Perchè il regista sudafricano ha poi venduto l'anima al diavolo (ovvero lo standard hollywoodiano) con il pavido 'Elysium' (2013) e minaccia di ripetere lo stesso errore con il prossimo 'Chappie' (marzo 2015), film di fantascienza in odor di 'Corto Circuito' (1986). Se il curriculum di Blomkamp si fosse limitato a 'District 9', il suo debutto nell'ormai dissestata linea temporale di Alien mi farebbe ben sperare. Ma dopo i suoi ultimi lavori  il rischio che le esigenze delle major vincano sullo stimolo creativo del regista c'è. Ed è ben concreto.

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[Recensioni Film] – ‘Jupiter Ascending’ dei Wachowskis

VOTO:[rating:2.5]

I Wachowskis hanno un credito infinito e un curriculum di tutto rispetto: Matrix (1999 - non tutti e tre, ma il primo basta e avanza per intere generazioni), V per Vendetta (2005 - anche se non erano loro dietro la macchina da presa), Cloud Atlas (2012). Se escludiamo la trilogia della Matrice però, i loro ultimi lavori attingono a un immaginario creativo già consolidato: V per Vendetta si rifaceva al capolavoro di Alan Moore, Cloud Atlas al romanzo di David Mitchell e Speed Racer (2008 - ma è stato volutamente escluso dai capolavori) all'omonima serie animata. Jupiter Ascending, invece, è tutta farina del loro sacco. E questo, a conti fatti, si rivela essere il vero problema del film.

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David Cronenberg: La Nuova Carne

Questo saggio è stato pubblicato su Nocturno 143, e analizza tre delle più complesse pellicole di Cronenberg: Videodrome (1983), Il Pasto Nudo (1991) ed eXistenZ (1999). Era il mio contributo a un intero dossier dedicato al grande regista canadese ed è un tentativo ragionato di trovare il solido filo conduttore che ha caratterizzato il cinema di Cronenberg soprattutto in queste tre pellicole. E' con questo articolo che mi candido al Premio Italia, categoria articolo su pubblicazione professionale.

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[Recensioni film] – ‘The Imitation Game’ di Morten Tyldum

VOTO:[rating:5]

Il nome 'Alan Turing', per chi come me è appassionato di fantascienza, ha lo stesso effetto che la luce ha sulle falene. Attira, intriga e coinvolge. Perchè dietro all'uomo che può essere considerato il padre dei computer moderni si nasconde anche il concetto di intelligenza artificiale e di una macchina pensante. A modo suo anche 'Blade Runner', nei primi minuti, ha omaggiato Turing con una versione futuristica dei suoi celebri test. Se poi il film si rivela un capolavoro come in questo caso, l'attrazione si trasforma in adorazione.

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GODZILLA 2014: la via del Kaijū

Questa analisi è stata pubblicata su Nocturno 140, prima dell'uscita del film nelle sale.
“L’arroganza dell’uomo sta nel pensare che la natura sia sotto il nostro controllo. E non il contrario.” Ichiro Serizawa (Ken Watanabe), Godzilla

Nel 1947 il pittore americano Rudolph Franz Zallinger terminò il suo murale ‘The Age of Reptiles’, tutt’ora esposto all’università di Yale. Impiegò quattro anni per completarlo e, scorrendo da sinistra a destra la sua raffigurazione preistorica, il primo dinosauro che salta all’occhio è un massiccio T-Rex. Piuttosto distante dal clone con cui Spielberg ci ha viziato nel suo Jurassic Park (1997), era un mostro preistorico abbozzato, tozzo ma comunque imponente. Nel 1950, tre anni dopo, il pittore cieco Zdeněk Burian dipingeva un enorme ‘Iguanodon’ che torreggiava al centro di una vasta pianura. Ai piedi del dinosauro, un mucchio di ossa. Eretto, con zampe anteriori simili a braccia e dotate di cinque artigli ciascuna era una delle rappresentazioni più antropomorfiche dei mostri a sangue freddo che in quegli anni animavano il dibattito scientifico. Senza saperlo questi due artisti accomunati dalla passione per le creature preistoriche avevano innescato la miccia che tre anni dopo sarebbe deflagrata creando una prima versione grezza ma comunicativa del dinosauro più famoso del cinema (e della storia): Godzilla.

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[RECENSIONI TV] – ‘Salem’ – Prima Stagione

VOTO:[rating:3]

Quando, nel selvaggio zapping, intravedo un prodotto horror non riesco a rispettare il fioretto che mi limiterebbe nelle serie televisive da seguire in contemporanea. Era successo con Sleepy Hollow , è tornato ad accadere con 'Salem' di Brannon Braga e Adam Simon, in onda su FOX. Braga non è un turista nel mestiere della scrittura: sue sono le sceneggiature di 'Generazioni' (1994), 'Primo Contatto' (1996), '24', 'Enterprise' e altre serie televisive di successo. Simon d'altra parte ha un pedigree meno blasonato composto da qualche passo falso come 'Il messaggero' (2009). Dunque, cosa aspettarsi da questo Salem?

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[Recensioni Film] – ‘Open grave’ di Gonzalo López-Gallego

VOTO:[rating:3]

Come spesso accade i registi europei sono in grado di imprimere una loro volontà ai cliché più di classici del cinema horror mondiale. Lo hanno fatto Jaumé Balaguerò, Pascal Laugier e Alexandre Aja. Questa volta è il turno di López-Gallego che ci offre la sua chiave di lettura sull'abusato tema delle infezioni virali (non aggiungo altro per non anticipare più del dovuto).

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[Recensioni Film] – ‘Lo Hobbit: la battaglia delle cinque armate’ di Peter Jackson

VOTO:[rating:2]

Non è mai piacevole dirlo, soprattutto quando si parla di cinema, ma mi ero sbagliato. Un anno fa avevo assolto 'Lo Hobbit: la desolazione di Smaug' certo che si trattasse di un capitolo inevitabilmente intermedio, forzato nella sua normalità da un primo episodio convincente e da una conclusione che sarebbe stata a dir poco fenomenale. Be', mi sbagliavo. La chiusura di questa nuova trilogia tolkeniana corrisponde al capitolo meno brillante dell'intero trittico.

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[Recensioni Film] – ‘Smiley’ di Michael J. Gallagher

VOTO:[rating:1.5]

Se a questa pellicola dovessi per forza riconoscere un merito, mi concentrerei sulla giovanissima età del regista: Micheal J. Gallagher è classe 1988 e al suo attivo ha, fino a questo momento, molti corti e episodi di diverse serie televisive a me sconosciute. Nel suo curriculum c'è anche un lungometraggio e, purtroppo per lui, si tratta proprio di Smiley.

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