Inauguro l'aperiodica rubrica "Work in Progress" nella quale darò sporadici aggiornamenti sulla mia attività letteraria e sugli articoli da me scritti e pubblicati qua e là nell'etere. L'idea è di dare qualche riferimento in più a chi mi segue come scrittore e di pubblicizzare un pochino anche alcune mie attività collaterali delle quali non parlo quasi mai.
Breve, brevissima comunicazione di servizio: come i più attenti di voi avranno notato, il mio sito internet si è decisamente rinfrescato facendo un balzo in avanti di qualche secolo. Ci sono novità? Una sopra tutte: alla fine di questa pagina (così come alla fine di ogni pagina del sito) trovate un piccolo spazio per inserire la vostra email e per iscriversi alla mia newsletter mensile la quale vi riassumerà i contenuti pubblicati sul sito.
L'altra novità è meno evidente ma (spero) più di soddisfazione: ho intenzione di affidare a queste pagine qualche aggiornamento in più rispetto ai progetti (letterari e non) in corso. Niente di invadente, niente che abbia in animo la prevaricazione delle vostre libertà individuali, solo qualche aggiornamento in più!Lo spunto per questa riflessione nasce in tre fasi: la prima fase è stata un'ottima cena annaffiata da un buon vino rosso, la seconda il torrido caldo di queste settimane e la terza, ultima ma non ultima, la notizia di questi giorni sullo stop da parte di Facebook alla comunicazione tra due intelligenze artificiali. Scremate tutte le suggestive teorie fantascientifiche lo staff del social ha deciso di interrompere l'attività delle due IA perché queste comunicavano tra loro utilizzando un linguaggio poco comprensibile agli esseri umani. Ma non per il desiderio di ingannare i loro creatori, quanto per una mancanza di alternative: non erano state formate nel modo corretto (in sostanza, semplifico, non sapevano l'inglese) e hanno tentato di comunicare con i soli strumenti di cui disponevano. Sotto molti aspetti questo è un atteggiamento molto, molto umano.
Lo ammetto: qualche mese fa dopo aver letto un lungo articolo pubblicato su un titolato quotidiano online (non avevo visto il servizio de Le Iene) sono stato il primo a parlare con alcuni colleghi del Blue Whale. A modo mio, ho contribuito a diffondere un morbo dai contorni indefiniti i cui margini di veridicità sono ancora molto nebulosi anche se, possiamo dirlo, non esiste nessun Blue Whale.
Piccola, doverosa premessa: molte (se non tutte) le considerazioni che trovano spazio su questo sito nascono dallo 'studio' del mondo social e del mondo web. Vivo in una quieta provincia, non frequento salotti culturali e non ho un osservatorio privilegiato che mi consenta di ragionare di dati certi sui grandi numeri. Perciò mi limito a interpretare alcune tendenze che mi sembrano più o meno consolidate, anche a costo di ribadire banalità.
Questa riflessione nasce a seguito dei confronti che sono sbocciati sul web dopo l'uscita nelle sale del bel film Arrival. In realtà i vari dibattiti mi sono serviti a mettere a fuoco alcuni elementi che avevo raccolto ma per i quali mi mancava un tessuto connettivo capace di tenerli insieme.
Più di una volta, chiacchierando con amici che condividono con me la passione per la fantascienza (scritta o letta che sia, poco importa) ci si è soffermati sulla latitanza, in Italia, di riviste dedicate proprio a questo genere. Qualcosa che scavalcasse il muro del web per approdare su un territorio che secondo me ha ancora tanto da dire: quello del cartaceo. Perciò quando l'amico Alessandro Iascy ha annunciato la nascita di Andromeda, trasposizione in carne e carta dell'ottimo lavoro che lui e tutti i redattori stanno già facendo sul web, non ho potuto che essere entusiasta.
True Detective è una serie televisiva trasmessa dal canale HBO la cui prima stagione è andata in onda nel 2014. E' proprio sulla prima stagione, sulle sue peculiarità, sui suoi legami con il Weird e con il bizzarro che intendo puntare la lente di ingrandimento di questa analisi.
Sta per arrivare un week-end davvero molto denso di eventi per quanto mi riguarda. Una congiunzione astrale che mi vedrà impegnato in una raffica di panel, conferenze e incontri ai quali spero qualcuno di voi vorrà partecipare. So che la curiosità vi sta logorando perciò bando alle ciance e iniziamo a snocciolare il calendario di sabato 17 e domenica 18 settembre. Due date nelle quali vi prenderò sotto braccio per accompagnarvi, proprio come faccio con il pescatore bronzeo qui sopra, verso un vasto mondo di meraviglie.
Premessa: questo NON è un attacco al mondo social, NON è un attacco ai suoi utenti e NON è nemmeno una recrudescenza web 1.0 di uno che, tra l'altro, fa l'informatico di mestiere. Sono un utente mediamente compulsivo di Facebook, di Twitter e di Instagram perciò sarei sciocco a sputare nel piatto in cui mangio. E non ne ho alcuna intenzione. I social network hanno una miriade di caratteristiche positive: consentono di restare in contatto con persone lontane, hanno creato tanti posti di lavoro, permettono di raggiungere contenuti a volte nascosti nei meandri del web. Più tante altre cose che non sto a elencare. Ma come in tutte le cose ci sono anche aspetti magari meno appariscenti che secondo me nuotano in acque decisamente più ambigue.