Chube ... siamo a casaDunque ci siamo. A meno di otto mesi dal debutto nelle sale del nuovo Guerre Stellari targato J.J. Abrams (e Disney) ecco che fa capolino nel cuore di tutti noi appassionati il secondo teaser trailer di Star Wars Episodio VI: Il risveglio della Forza. Che cosa è cambiato da quel fatale 28 novembre 2014 quando Abrams e il suo staff confezionarono il primo teaser? Oh, un sacco di cose. Davvero un sacco di cose.
VOTO:[rating:2.5]
Neil Blomkamp gode di un credito quasi illimitato guadagnato sul campo grazie a 'District 9' (2009) ma il grande successo al suo esordio lo ha poi costretto a doversi sempre confrontare con la dura e perfetta pellicola sui gamberoni di Johannesburg.
E il confronto spesso può essere impietoso. Era accaduto con Elysium (2013), film senza una vera anima che pagava il prezzo di una produzione ad alto budget, e purtroppo è accaduto anche con 'Humandroid' (Chappie).
Premessa doverosa: adoro i social network. Li utilizzo, mi incuriosiscono e hanno un'indispensabile utilità del tutto nuova nel mondo delle tecnologie e dei costumi. Perciò nessuna crociata contro Facebook, Twitter, Instagram, Periscope, Google+ e tutto il resto, anzi. E non voglio nemmeno denunciare la pericolosità di un utilizzo 'non consapevole' di queste nuove piattaforme: la tecnologia non è buona o cattiva. E' tecnologia. Accusare i social network sarebbe come prendersela con la matematica o con l'atomo. Dico di più. I social sono capillari e cosmopoliti: hanno una fortissima permeabilità sociale tanto che l'unica altra cosa altrettanto equa alla quale posso paragonarli è la forza di gravità. Strumenti quindi, al servizio dell'intelletto più o meno inconsapevole di chi ne fa uso. Ma è tutto qui?
VOTO:[rating:4.5]
Era il 1989 quando muovevo il mio primissimo passo nel mondo del fantasy. Prima di Tolkien, prima di David Eddings, prima della Weis e di Hickman mi capitò tra le mani un volume finito per pura fatalità nella libreria di casa: era il tempo del 'Club degli Editori' e dei romanzi acquistati a scatola chiusa. Si trattava de 'La Guerra dei Giganti' (The Illearth War) di Stephen R. Donaldson, pubblicato in America nel 1978 e in Italia da Mondadori in quel fatidico 1989 (Fanucci tenterà una riedizione nel 2006 ma, credo, con poca fortuna).
[rating:1.5]
Due sono le domande cardine che accompagnano la visione di un film del genere: cosa può raccontare l'ennesimo mokumentary a tema demoniaco/possessivo che non sia stato già detto? E ancora, quale contributo può dare al cinema horror una pellicola in aria di'Rosemary's Baby'(1968)? E due sono le risposte che, dopo aver visto 'La stirpe del male'(2014), mi sento di dare: niente e nessuno.
Questo articolo è stato pubblicato su Nocturno 144
“Era figlio dei tempi in cui il mondo viveva sotto il dominio dell' oro nero, e i deserti brillavano per le fiamme delle gigantesche torri che estrevano il petrolio. Ora tutto é distrutto, scomparso. Come e perché non lo ricorda piu' nessuno; ma é certo che un immane conflitto anniento' due grandi potenze. Senza il petrolio l' uomo torno' alle sue origini primitive, e tutte le sue macchine favolose andarono in rovina” Interceptor: il guerriero della strada (1981)
Era il 1979 quando l’Unione Sovietica fece la sua sconvolgente mossa nello scacchiere internazionale invadendo l’Afghanistan, allora considerato potenza amica degli Stati Uniti d’America. La guerra fredda, un incubo che dopo i terribili anni sessanta sembrava avviato a una pacifica soluzione, tornò a gettare la sua spettrale ombra sul mondo intero. Era il 1979 quando George Miller, un giovane regista australiano di trentaquattro anni, fuse il terrore di un conflitto tra USA e URSS con la crisi energetico-sanitaria che il suo paese stava vivendo in quel periodo. Chi decide di tratteggiare un futuro distopico cavalca l’immaginazione sulla scia di un cinico what if e lo utilizza come propellente per la sua creatività. La domanda che si fece George Miller era una soltanto: cosa succederebbe all’Australia nel caso di una guerra nucleare? I tre capitolo di Mad Max (1979, 1981 e 1985) furono la risposta.
Anche quest'anno confermo quella che è diventata una piacevolissima abitudine per il mio (ahimè scarno) calendario annuale di convention ed eventi fantascientifici: sabato 14 marzo avrò il piacere di essere ospite degli amici di Edizioni Imperium presso l'Associazione Galaxy (STAND A14), Area Fantascienza. Ovviamente non sarò solo, anzi, proprio nella giornata di sabato avrò il piacere di condividere il desco con un eterogeneo (e molto interessante) gruppo di artisti.
Dunque è ufficiale: dopo lo scivolone concettuale di Prometheus - 2012 (troppa ambizione non supportata da una trama consistente) lo xenomorfico universo di Alien passa nelle mani di Neil Blomkamp, ex prodigio del cinema a medio budget che ci aveva deliziato con il suo 'District 9' (2009). Perchè ex? Perchè il regista sudafricano ha poi venduto l'anima al diavolo (ovvero lo standard hollywoodiano) con il pavido 'Elysium' (2013) e minaccia di ripetere lo stesso errore con il prossimo 'Chappie' (marzo 2015), film di fantascienza in odor di 'Corto Circuito' (1986). Se il curriculum di Blomkamp si fosse limitato a 'District 9', il suo debutto nell'ormai dissestata linea temporale di Alien mi farebbe ben sperare. Ma dopo i suoi ultimi lavori il rischio che le esigenze delle major vincano sullo stimolo creativo del regista c'è. Ed è ben concreto.
VOTO:[rating:2.5]
I Wachowskis hanno un credito infinito e un curriculum di tutto rispetto: Matrix (1999 - non tutti e tre, ma il primo basta e avanza per intere generazioni), V per Vendetta (2005 - anche se non erano loro dietro la macchina da presa), Cloud Atlas (2012). Se escludiamo la trilogia della Matrice però, i loro ultimi lavori attingono a un immaginario creativo già consolidato: V per Vendetta si rifaceva al capolavoro di Alan Moore, Cloud Atlas al romanzo di David Mitchell e Speed Racer (2008 - ma è stato volutamente escluso dai capolavori) all'omonima serie animata. Jupiter Ascending, invece, è tutta farina del loro sacco. E questo, a conti fatti, si rivela essere il vero problema del film.
Questo saggio è stato pubblicato su Nocturno 143, e analizza tre delle più complesse pellicole di Cronenberg: Videodrome (1983), Il Pasto Nudo (1991) ed eXistenZ (1999). Era il mio contributo a un intero dossier dedicato al grande regista canadese ed è un tentativo ragionato di trovare il solido filo conduttore che ha caratterizzato il cinema di Cronenberg soprattutto in queste tre pellicole. E' con questo articolo che mi candido al Premio Italia, categoria articolo su pubblicazione professionale.
E' già passato un anno e, per la seconda volta, mi ripresento con un paio di 'utili consigli' che spero vorrete leggere e, perché no, seguire. Da oggi, Lunedì 25 Gennaio 2015 si è aperta la prima fase delle votazioni per le segnalazioni al prestigioso WorldSF - Premio Italia 2015, fase che che durerà fino a Venerdì 27 Febbraio 2015. Chi ha diritto avrà trovato proprio oggi la mail nella propria casella di posta e immagino sappia già come funziona. Nel dubbio, un piccolo riassunto: in questa fase è possibile indicare tre candidati per ogni categoria. Chi riceverà più segnalazioni, passerà alla fase successiva. E' questo il senso della rinnovata 'chiamata alla armi' del 2014, in una sorta di Episodio II (che spero abbia molti seguiti). Dovesse avanzarvi un nome, nella categoria 'Articolo su pubblicazione professionale', potreste scrivere questo: 'La nuova carne' - Maico Morellini - Nocturno Cinema - Cinema Bis Communication S.r.l.. E se proprio ve ne avanzasse un altro nella categoria 'Racconto su pubblicazione professionale', potreste scrivere questo: 'La Luce di Titano' - Maico Morellini - Delos Digital.
[rating:5]
Il nome 'Alan Turing', per chi come me è appassionato di fantascienza, ha lo stesso effetto che la luce ha sulle falene. Attira, intriga e coinvolge. Perchè dietro all'uomo che può essere considerato il padre dei computer moderni si nasconde anche il concetto di intelligenza artificiale e di una macchina pensante. A modo suo anche 'Blade Runner', nei primi minuti, ha omaggiato Turing con una versione futuristica dei suoi celebri test. Se poi il film si rivela un capolavoro come in questo caso, l'attrazione si trasforma in adorazione.