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Una Legione senza futuro?

Il mio nome è Legione perché siamo molti.

Come si può evincere dalla citazione qui sopra, non mi sto riferendo alla straordinaria serie televisiva FOX, e in realtà nemmeno all'esorcismo citato dai vangeli canonici. Però Legione indica, cito più o meno testualmente, una schiera, una moltitudine un gruppo compatto. Come si può associare questo a un periodo storico nel quale l'individualismo sembra essere più forte che mai? Come può essere, ovviamente al netto di riferimenti demoniaci, l'era della Legione?

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Sul Globo d’Argento – di Andrzej Żuławski

VOTO:[rating:4.5]

La fantascienza è una delle narrazioni di genere più versatili a disposizione di autori e cineasti: può essere intrattenimento, può essere finzione, può spingere l'acceleratore sugli aspetti più scientifici o può proiettare lo spettatore qualche decennio nel futuro, indirizzando il suo potente obiettivo in direzioni meno tecnologiche. E può, in alcuni casi, diventare un affilato strumento di critica sociale.

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Poker di mummie in casa Hammer

"La morte è un incidente che produce creta. Usala, modellala, impara da lei" John Gilling

Nel 1960 il mistico mondo della cultura egizia sarebbe tornato sulle prime pagine di tutti i giornali: il presidente egiziano Nasser avrebbe deciso proprio quell’anno di iniziare i lavoro per la diga di Assuan minacciando di seppellire i millenni di storia rappresentati dai templi di Abu Simbel. A modo suo la Hammer Films anticipò i tempi rinverdendo l’interesse forse troppo accademico per le maledizioni egizie: nel 1959 il veterano regista Terence Fisher, dopo il mostro di Frankenstein e il vampiro Dracula, portò sul grande schermo la mummia, il non morto più antico.

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L’assenza del passato genera mostri

"Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato." George Orwell

Quando l'ISIS ha iniziato a distruggere i siti archeologici non ho potuto fare a meno di ripensare alle parole di George Orwell citate qui sopra. In qualche maniera gli integralisti dello stato islamico intendevano (e intendono) riportare indietro la lancetta del tempo al VII secolo cancellando, di fatto, tutte le installazioni culturali venute dopo.

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Dunkirk – di Christopher Nolan

VOTO:[rating:4.5] Premessa doverosa: amo Christopher Nolan, amo il suo cinema cerebrale all'ennesima potenza, la sua freddezza, la sua tecnica e l'equidistanza emotiva con la quale approccia ai propri lavori. Per questo anche se Dunkirk può sembrare il suo film meno nolaniano in assoluto, in realtà racchiude al suo interno molto di quello che il regista inglese ha fatto in questi anni, e per questo mi è molto, molto piaciuto.

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Work in Progress

Inauguro l'aperiodica rubrica "Work in Progress" nella quale darò sporadici aggiornamenti sulla mia attività letteraria e sugli articoli da me scritti e pubblicati qua e là nell'etere. L'idea è di dare qualche riferimento in più a chi mi segue come scrittore e di pubblicizzare un pochino anche alcune mie attività collaterali delle quali non parlo quasi mai.

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The Circe

The Circle – di James Ponsoldt

[rating:2.5]

I segreti sono bugie

Mae – The Circle

Il tempismo nella fantascienza è fondamentale. Arrivare in ritardo rispetto a quanto sta accadendo nel mondo reale può trasformare un buon film in uno scadente documentario di repertorio. The Circle, purtroppo, arriva un pelo in ritardo e la sensazione che si ha è proprio quella di aver assistito a qualcosa di vecchio. Mae (una Emma Watson male assortita) è una giovane ambiziosa che vede la sua vita cambiare quando l’amica del cuore Glenne (Bonnie Holland) riesce a farla entrare al Circle, una grande azienda che deve i ricchi natali a un social network di diffusione mondiale. Il guru di Circle, Eamon Bailey (un Tom Hanks in versione Steve Jobs) ha le idee molto chiare sul futuro: connessione totale, condivisione totale, nessun segreto e l’ambigua gestione di una mole di dati a dir poco impressionante.

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Il Trono di Spade

GoT: due piccole rivoluzioni?

Quattro episodi su sette, con ancora nove puntate (tre di questa settima stagione e sei dell'ottava) prima di veder calare il (o un) sipario su uno dei fenomeni televisivi più imponenti di questo ventunesimo secolo. In molti ci eravamo chiesti come sarebbe cambiato Il Trono di Spade con il sorpasso definitivo dello show rispetto alle trame letterarie libri di George R.R. Martin e questi prima quattro episodi hanno in parte risposto alle nostre domande. Due sono i più evidenti e principali aspetti della piccola rivoluzione che David Benioff, D.B. Weiss e compagni hanno attuato con la settimana stagione del Trono.

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Il sito si rinnova!

Breve, brevissima comunicazione di servizio: come i più attenti di voi avranno notato, il mio sito internet si è decisamente rinfrescato facendo un balzo in avanti di qualche secolo. Ci sono novità? Una sopra tutte: alla fine di questa pagina (così come alla fine di ogni pagina del sito) trovate un piccolo spazio per inserire la vostra email e per iscriversi alla mia newsletter mensile la quale vi riassumerà i contenuti pubblicati sul sito.

L'altra novità è meno evidente ma (spero) più di soddisfazione: ho intenzione di affidare a queste pagine qualche aggiornamento in più rispetto ai progetti (letterari e non) in corso. Niente di invadente, niente che abbia in animo la prevaricazione delle vostre libertà individuali, solo qualche aggiornamento in più!

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Percezione, realtà e inganno

Lo spunto per questa riflessione nasce in tre fasi: la prima fase è stata un'ottima cena annaffiata da un buon vino rosso, la seconda il torrido caldo di queste settimane e la terza, ultima ma non ultima, la notizia di questi giorni sullo stop da parte di Facebook alla comunicazione tra due intelligenze artificiali. Scremate tutte le suggestive teorie fantascientifiche lo staff del social ha deciso di interrompere l'attività delle due IA perché queste comunicavano tra loro utilizzando un linguaggio poco comprensibile agli esseri umani. Ma non per il desiderio di ingannare i loro creatori, quanto per una mancanza di alternative: non erano state formate nel modo corretto (in sostanza, semplifico, non sapevano l'inglese) e hanno tentato di comunicare con i soli strumenti di cui disponevano. Sotto molti aspetti questo è un atteggiamento molto, molto umano.

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