Mancano davvero pochi giorni, tre per la precisione, alla quarta edizione di Stranimondi (Stranimondi alla quarta, per essere precisi): imperdibile appuntamento fisso per gli appassionati della fantascienza, del fantastico, del weird e di un sacco di altre cose molto interessanti. Ebbene, ci sarò anche io e questa volta mi fermerò entrambi i giorni (sabato 6 e domenica 7 ottobre).
Insomma, per concludere, il world-building narrativo di Westworld (così come quello di True Detective in parte come quello del Trono di Spade) è una sapientissima fusione di suggestioni iniettate a poco a poco nella coscienza dello spettatore. Un nobilissimo frankenstein meta-concettuale nel quale il tutto è ben superiore alla somma delle parti perché riesce a rivolgersi alla nostra parte filosofica senza però trascurare quella più moderna.
So che non è elegante, citarsi non lo è mai, ma riprendo la conclusione del mio pezzo su Westworld pubblicato qui a fine 2016 e rilancio: Nolan e la Joy hanno tenuto il timone ben saldo in quella direzione.
“Sterminare tutti i pensieri razionali, questa è la conclusione alla quale sono giunto” William Lee, Il Pasto Nudo
David Cronenberg usava queste parole per raccontare il percorso di distruzione della realtà de Il Pasto Nudo (per chi avesse dieci minuti, ne ho parlato in dettaglio qui), io le prendo in prestito per tracciare un ipotetico confine del linguaggio che temo sia già stato oltrepassato. Negli ultimi mesi ho avuto la spiacevole sensazione, che poi è diventata certezza, di una frattura profonda in quello che dovrebbe essere il normale modo di comunicare. Mi sono reso conto di non avere più gli strumenti per spiegare il mio pensiero a chi assume posizioni molto differenti dalla mia, di non trovare un terreno comune di confronto. E non sto parlando di convincere della bontà delle mie opinioni, sto parlando di riuscire a trasmettere la mia idea in modo efficace, di far capire cosa penso.
So di non essere l'unico a provare un oscuro interesse per le storie di cronaca, per tutte quelle vicende che affondano le radici nelle zone più tormentate dell'animo umano. E' una passione antica la mia, una passione che che ha un numero impressionante di adepti: basta dare uno sguardo ai trending topic, a tutte le ore del giorno e della notte, quando sui canali del digitale terrestre passano trasmissioni 'real crime' come Un Giorno in Pretura, Chi l'ha visto, Quarto Grado e chi più ne ha più ne metta.
Piccola, doverosa premessa: non avevo aspettative di sorta su Solo e mi ero documentato ben poco prima di entrare in sala. Dal trailer, visto un paio di volte, mi era parso un possibile western stellare e dopo la visione posso dire che in effetti si tratta di questo. Una visione di frontiera, con tanto di assalto al treno, saloon, pistoleri, bari, miniere e chi più ne ha più ne metta. Io adoro il western perciò l'ipotesi di una contaminazione del genere mi affascinava. Lo dico subito, non sono rimasto deluso.
Ho aspettato di avere quattro casi di studio sul fantastico targato Netflix prima di provare a mettere nero su bianco le impressioni che già con un paio di titoli a disposizione avevano iniziato a vagare nella mia coscienza periferica. Quattro film (parlo solo di film, tengo le serie tv fuori da questo ragionamento) piuttosto diversi da loro ma sufficientemente simili da poter trovare un denominatore comunque, una sorta di marchio di fabbrica della N rossa.