VOTO:
I film ispirati ai videogiochi hanno molto spessp generato pellicole discontinue, indigeste e soprattutto indecise tra l’essere un videogame evoluto o un lungometraggio a mezzo servizio.
Assassin’s Creed, purtroppo, non fa eccezione.
Callum Lynch (Michael Fassbender) è il discendente di Aguillar de Nerha, membro della Confraternita degli Assassini che nel 1492 nascose ai Templari la Mela dell’Eden. È grazie a questa discendenza genetica che Alan Rikkin (Jeremy Irons) e la figlia Sophia (Marion Cotillard) riescono ad utilizzare l’Animus, macchinario in grado di proiettare la coscienza di Callum all’interno del corpo del suo avo. È tramite questo legame che i Rikkin sperano di scoprire dove è stata nascosta la Mela.
Inizia perciò una danza balbuziente tra il passato di Aguillar e il presente di Callum, tenuti insieme da un collante discontinuo come l’Animus e il cui obiettivo ultimo è la caccia alla Mela dell’Eden. In questo balletto ben poco passionale scopriamo che Rikkin è affiliato al moderno ordine dei Templari e che il manufatto possiede al suo interno il codice genetico del libero arbitrio: possedere la Mela significa soggiogare una volta per tutte l’intera razza umana.
Tralasciando l’ambizione di fondo spropositata e priva di ogni ancora con l’incredulità sospesa dello spettatore, Assassin’s Creed non fa nessuno sforzo per essere un buon film.
Ha tanti, tantissimi problemi. Non c’è un legame narrativo tra quello che vediamo nel 1492 e il 2016 in cui Callum è imprigionato, non ci sono motivazioni interessanti e nel complesso sembra di assistere a un Codice da Vinci in salsa video ludica, menomato di tutti i suoi riferimenti storici.
Tutta la parte ambientata nel passato è un fan service a uso e consumo dei gamers più appassionati con l’onnipresente aquila del videogame impegnata a traghettarci tra uno scenario e l’altro. Il presente di Callum è un asfissiante tentativo di dare spessore a una manciata di personaggi che nella migliore delle ipotesi risultano insipidi, nella peggiore muoiono senza nemmeno essere riusciti a presentarsi.
La vera (e unica) sorpresa di Assassin’s Creed è il cast: sorprendente è che un trio di attori così blasonati si sia impegnato in un progetto tanto insipido (vero che Jeremy Irons ha girato anche il film di Dungeons & Dragons, però …), e ancor più sorprendente è che siano riusciti a recitare in modo serio con una sceneggiatura del genere tra le mani.
Insomma. No, no e no.
Il mondo dei videogame offre storie degne delle più appassionanti saghe letterarie o cinematografiche ma credo per che per vedere una trasposizione di alto livello dovremo aspettare ancora un po’. Qualche illustre tentativo c’è stato: il primo Resident Evil (2002), il primo Silent Hill (2006) e una manciata di pochi altri. Questo Assassin’s Creed è nato pronto per essere dimenticato. Il prima possibile.
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Questo articolo è stato pubblicato su Nocturno Cinema