Ecco una delle cose più belle e importanti che porto con me dopo la conclusione della prima edizione della Chora Academy: nessun podcaster è un’isola. È una rivelazione che ho coniugato in poche parole inventando questo ‘motto’, una rivelazione arrivata dall’entusiasmo mostrato da tutti i docenti dell’Academy. È una consapevolezza maturata sempre di più sui gruppi Telegram, negli aperitivi, nello scambio di dubbi, paure, sicurezze e possibilità. Conferme su conferme su conferme.
Fare podcast è costruire qualcosa insieme. Chora ce lo ha trasmesso chiaramente mostrandoci, lezione dopo lezione, come tutto il loro meraviglioso gruppo respirasse (e parlasse) con la stessa frequenza. Ce lo ha fatto vedere, non semplicemente raccontato. Tanto che la somma di tutte le grandi professionalità che sono dentro Chora ci è apparsa superiore alla semplice somma delle singole parti. E questo è – oltre che bellissimo – piuttosto raro. Soprattutto in un mondo che di solito flirta con l’egocentrismo.
Sono stati due mesi intesi, quelli della Chora Academy. Due mesi nei quasi si è respirata un’aria buona in un momento nel quale c’era davvero bisogno di cose buone. Di cose belle. E come ho detto altrove, le cose belle non finiscono, le cose belle ‘sono’.
E adesso? E adesso non so cosa succederà. So però che un passione, quella per i podcast, sta iniziando ad assomigliare davvero tanto a una necessità. Non so ancora come ma la sfida è unire quello che sono, quello che mi piace, quello che faccio – raccontare storie che hanno come denominatore comune il fantastico – anche attraverso il linguaggio dei podcast. In qualche modo.
Quindi grazie Chora Media, grazie a tutti i docenti. E grazie ad Andrea F. De Cesco: sei stata un capitano fantastico durante questi due mesi di navigazione.