“Imparare quali domande non hanno risposta, e non rispondere a esse; questa qualità è la più necessaria in tempi di tensione e di oscurità”
E di domande Ai, l’Inviato dell’Ecumene su Inverno, ne ha tante. Ma ha anche risposte, risposte che però le due più grandi potenze del pianeta non vogliono ascoltare. Risposte a cui solo un uomo, il complesso e imperscrutabile Primo Ministro Therem Estraven, sembra interessato. La mano sinistra delle tenebre è un romanzo complesso, un romanzo che intreccia le sorti di un intero pienata con quelle di due uomini. Un romanzo politico, a suo modo. Un romanzo all’interno del quale si trova spazio per la comprensione, per la comunione, per l’amicizia e per la fiducia reciproca. Perché la grandezza di un mondo, il suo futuro, la sua emancipazione e il cambiamento non possono prescindere dalle piccole – ma enormi – energie che l’amicizia e la fiducia tra singoli catalizzano.
“Qui, il governo può controllare non solo le azioni, ma il pensiero. Certamente nessun uomo dovrebbe mai avere un simile potere su altri uomini”
Uno dei moniti che l’autrice ci affida. Perché se il democratico Ecumene fa della comunicazione telepatica uno dei suoi capisaldi, è anche vero che l’orrore di una nazione – l’Orgoreyn – capace di schiacciare l’individuo, di annullarne le reazioni, di farlo sparire tra le spire di un apparato burocratico implacabile è semplicemente terrorizzante. Ed è da questo orrore, da un mondo senza comprensione, dalla guerra, dalla conservazione del potere che la Le Guin ci mette in guardia.
Ed è verso il sacrificio altruista, verso la comprensione, verso la comunione e la fiducia che la Le Guin ci accompagna. Proprio come Estraven accompagna Ai verso il futuro di Inverno. Proprio come la tenebra accompagna la luce come sua mano sinistra.
Lo puoi trovare qui:
“A te piacerebbe davvero vivere in una società nella quale tu non avessi alcuna responsabilità e alcuna libertà, alcuna scelta, soltanto la falsa opzione dell’obbedienza alla legge, o la disobbedienza seguita poi dalla punizione? Vorresti davvero andare a vivere in una prigione?”
I reietti dell’altro pianeta è una storia di sofferenza e speranza. La sofferenza di un uomo diviso tra due mondi. La sofferenza della verità che resta intrappolata in una caverna di Platone post-litteram dove i prigionieri vogliono restare tali perché la libertà è troppo complessa. Dove lo stato delle cose sui due pianeti gemelli Anarres e Urras, per quanto differenti, rischia di portare alla medesima conclusione.
È un libro intriso di politica, di sociologia, di filosofia e di scienza perché la verità È politica, sociologica, filosofica e scientifica. È un libro di passioni, di errori, di cose giuste che però si rivelano solo essere abitudine.
Ed è un libro di coraggio. Il coraggio di accettare, di cambiare, di rivolgere il proprio sguardo altrove se tutto quello che ci circonda si rivela essere una gabbia dorata o un cortile nel quale crediamo di essere davvero liberi.
Ursula Le Guin grida. Grida con la forza della sua penna, grida nel suo 1974 quando uscì il romanzo, quando USA e URSS sembravano essere le uniche due scelte possibili, grida con la forza della scienza che qui illumina la via ricoprendo il ruolo che H.G. Wells aveva immaginato: una guida. E noi non possiamo far altro che gridare insieme a lei perché tutto ciò che è nascosto in questo libro fa parte anche del nostro presente.
Lo puoi trovare qui: