“Riformulando un concetto umano per comprendere la vita di un organismo non umano si cade nella trappola dell’antropomorfismo; considerando un organismo una ‘cosa’, si cade in un’altra trappola diversa.Se le entità biologiche non sono mai bianche o nere, perché dovrebbero esserlo le storie e le metafore – i nostri strumenti di indagine – con cui cerchiamo di comprendere il mondo? Riusciremo mai ad ampliare alcuni dei concetti che usiamo di solito, così che per parlare non serva necessariamente un bocca, per udire non servano le orecchie e per interpretare non serva un sistema nervoso? E saremo in grado di farlo senza soffocare altre forme di vita con pregiudizi e ambiguità?” – Merlin Sheldrake
Questo libro è sorprendente, e lo è in due modi. Lo é se si approccia alla ricca e documentata analisi di Merlin Sheldrake limitandoci ad accogliere le meraviglie che il mondo dei funghi nasconde. Perché il mondo che l’autore ci permette di intuire è davvero una sorpresa continua. Lo è nella capacità dei funghi di riprodurre (e migliorare) le architetture umane, e nel farlo mentre semplicemente vivono. Lo è nella loro incredibile potenzialità di ‘risolutori di labirinti’. Lo è nel modo con cui influenzano la mente e il corpo di creature che nel senso comune vengono considerate superiore (non è incredibile che noi esseri umani ci siamo organizzati per fare in modo che un tartufo appena colto arrivi in un ristorante dall’altra parte del mondo in meno di 48 ore?).
Ma, più di tutto, lo è nel suo modo di aprire la mente. Sheldrake utilizza l’ordine nascosto dei funghi, la loro rete miceliale, l’unicità dei licheni e della simbiosi tra piante e funghi come catalizzatore di pensiero. Così tesse legami tra il nostro linguaggio e la capacità di comprendere il mondo dei funghi: è forse un caso che il concetto di simbiosi collaborativa tra esseri viventi abbia trovato un terreno più fertile su cui attecchire dove questo modello era immaginabile anche nelle socialità quotidiana? Dove la collaborazione era un’alternativa possibile e reale alla concorrenza? Si spinge oltre. Utilizza le profonde simbiosi tra funghi e piante per illuminare da un punto di vista differente il principio evolutivo della ‘sopravvivenza del più forte’ e lo fa attraverso il ‘wood wide web‘, una rete incredibile di sussistenza energetica tra piante, funghi e ancora piante. Una ‘involuzione’ del tutto collaborativa.
E, ultimo ma non ultimo, Sheldrake setaccia il passato alla ricerca della simbiosi tra esseri umani e funghi e scopre quanto – esattamente come accade per il tartufo – funghi e lieviti abbiano da sempre intrecciato la loro esistenza con la nostra. Anche attraverso le psilocibina, sostanza allucinogena di origine fungina intorno a cui si attorcigliano vere e proprie rivoluzioni mentali. Suggestivo il concetto di ‘linguaggio dei funghi’. Sheldrake perciò offre opportunità. Opportunità di scoprire una biologia affascinante e al tempo tesso l’opportunità di ridisegnare il mondo cambiando punto di vista. Di abbandonare il rigido antropocentrismo che ci contraddistingue e provare a cambiare paradigma, provare ad assimilare il concetto di simbiosi nel senso più esteso del termine. Lo ripeto: per me una lettura sorprendente e illuminante. Incontrare un testo che offre la possibilità di mettere (e mettersi) in discussione è alla base della curiosità che credo sia doveroso condividere.
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