entanglement: Legame di natura fondamentale esistente fra particelle costituenti un sistema quantistico (dall’inglese to entangle «impigliare, intricare»). È anche detto, talvolta, correlazione quantistica. In base a esso, lo stato quantico di ogni costituente il sistema dipende istantaneamente dallo stato degli altri costituenti. Tale legame, implicito nella funzione d’onda del sistema, si mantiene anche quando le particelle sono a distanze molto grandi, e ha conseguenze sorprendenti e non intuitive, sperimentalmente verificate.
DALLA TRECCANI
Forzo la definizione di entanglement applicandola alle sensibilità umane per esprimere le suggestioni scaturite dalla lettura di Distòpia, secondo Millemondi dedicato agli autori italiani di fantascienza. Il mio è un azzardo solo in parte perché Valerio Evangelisti nel suo ‘La fredda guerra dei mondi’ parla proprio di entaglement e visto che la fantascienza, come Dio, non gioca ai dadi io mi limito a raccogliere lo spunto e farlo mio.
Parto dal presupposto – non credo sia un azzardo – che chi scrive fantascienza cerchi di interpretare il mondo che lo circonda. Che lo osservi in modo meno passivo di altri, che cerchi di cogliere gli indizi più o meno espliciti che il presente offre per declinare un futuro, o un presente diverso, o un ‘altro’ parallelo. Perciò tendenze, eccessi e devianze sono tutte componenti dell’oggi che raccontano storie all’orecchio dell’autore di fantascienza. E se le tendenze, gli eccessi e le devianze non sono solo suggestioni ma diventano una componente stabile del nostro presente, ecco che sarebbe lecito aspettarsi tutto questo fosse intercettato da persone diversi, in luoghi diversi, con formazioni diverse.
Persone (autori) che, proprio come nell’entanglement, mantengono un legame tra loro al netto della distanza (sociale, ideologica, geografica o anagrafica che sia). Unico comune denominatore o se preferiamo correlazione quantistica umana? Il presente. E allora ecco che leggendo Distòpia si trovano interessanti convergenze che però non si limitano a immaginare un futuro dove l’aspetto estetico piuttosto che il linguaggio sono determinanti. Si leggono storie collegate tra loro, che iniziano dove altre finiscono, che raccolgono il testimone di un mondo immaginato in precedenza da un altro autore, in un altro luogo, e che proprio per l’entanglement di cui sopra restano allineate ruotando alla stessa velocità. Così un mondo virtuale dove i propri defunti possono essere simulacri più o meno senzienti trova una sorta di declinazione su un pianeta lontano, spaziale, dove si estrae un minerale e dove la protagonista crea un legame molto materiale proprio con il protagonista di un altro racconto dell’antologia.
Poi ci sono gli alieni, l’opportunità che il contatto con un’altra civiltà potrebbe rappresentare. Ma opportunità per chi? La sentenza degli autori coinvolti in questa antologia è piuttosto impietosa: alla meraviglia si sostituisce il controllo. Lo stesso controllo che si cerca a tutti i costi di esercitare, per esempio, nell’India del futuro descritta all’interno do uno dei racconti di Distòpia. E poi c’è la libertà. Descritta e declinata in diverse forme. La libertà di non essere osservati in un mondo sempre più #seo, la libertà di poter conoscere e di potersi conoscere senza scorciatoie, la libertà di essere normali contro tutto e tutti. La libertà di un pianeta o di una persona. La libertà di vivere, la libertà di morire, anche la libertà di essere parte di un sistema o di volerlo contrastare. La sentenza è chiara: la libertà del singolo, la propria autodeterminazione, è in pericolo. Riaffermala diventa perciò fondamentale. Trasversalmente a a storie, autori, epoche.
Vero che il tema dell’antologia, la distopia, ha spinto gli autori a cercare tra la pieghe del presente i semi di un futuro composto da più ombre che luci. Vero che la distopia per genesi e struttura è in opposizione con i rischi, le tendenze, le ‘storture’ del presente, ma è anche vero che il presente è così totalizzante da rendere prezioso ogni tentativo di mettere in guardia, di anticipare le sfide del futuro, di raccontare quale sarà il nostro terreno di scontro. L’assenza regimi ambientali, di futuri ecologici (nel senso distopico del termine), ma la particolare attenzione a libertà, individuo, determinazione potrebbe (dovrebbe?) essere un importante campanello di allarme.
Per chi si vuole improvvisare aruspice moderno e cerca il futuro non nelle viscere degli animali ma nelle idee delle persone, questa Distòpia offre ben più di uno spunto.
Distòpia, Urania Millemondi, 4,99 €, disponibile in digitale.
2 Comments
Valeria
Ehilà, grazie per la lettura e complimenti per l’analisi. 🙂
Maico Morellini
Grazie Valeria! È stato un piacere. 🙂