VOTO:
Un anno e qualche mese fa, quando si diffuse la notizia che Bryan Singer si sarebbe messo dietro la macchina da presa per un nuovo film degli X-Men, mi ero lasciato andare aentusiastiche previsioni. Sono orgoglioso di annunciare che molte delle mie idee sono state smentite perchè quel demonio di Singer è riuscito a confezionare una pellicola oltre le mie aspettative. ‘X-Men: giorni di un futuro passato’ è IL film sugli uomini X per eccellenza. Non solo. E’ uno dei più riusciti film supereroici corali di tutti i tempi.
La trama, anche se con importanti rimaneggiamenti, si ispira al fumetto pubblicato nel 1981: nel futuro i mutanti non se la passano affatto bene. Le Sentinelle, robot inventati da Bolivar Trask, hanno sterminato quasi completamente il gene-x precipitando il mondo in un regno di terrore. Compito di Wolverine è viaggiare nel passato (con lo stesso stratagemma fumettistico del viaggio nel tempo che mette al sicuro da qualche rischio spazio-temporale) e impedire l’omicidio di Bolivar Trask per mano di Mistyca in modo da non fomentare l’odio verso i mutanti che culminerà, decenni dopo, con la tirannia delle Sentinelle. Per farlo dovrà riunire il Professor X e Magneto, mai così lontani dopo i fatti narrati in X-Men: First Class (2011), dimostrando di essere un Wolverine molto diverso dal suo omonimo passato.
Diverse cose mi hanno entusiasmato di questo film. La prima è la resa visiva dei poteri degli X-Men del futuro e la loro sinergia nel combattimento. Blink è pura poesia, Warpath rende fede al suo nome e Alfiere, seppure ridotto a un ruolo piuttosto marginale, è esattamente il guerriero descritto nei fumetti. Fare un film corale come quello degli X-Men dando spazio a tutti in modo equo non è semplice e anzi, è un esperimento unico nel suo genere: Singer lo fa a meraviglia.
La seconda cosa è il legame con X-Men: First Class. Singer da dimostrazione di grande umiltà. Gli X-Men cinematografici sono una sua creatura eppure rispetta il lavoro di Matthew Vaughn e lo completa creando un sequel equilibrato e per niente chiassoso.
La terza è il riassestamento credibile, funzionale e PERFETTO di una continuity stuprata dal mal riuscito X-Men:Conflitto Finale (2006). Per una volta tutto regge e il viaggio nel tempo non lascia con quella sensazione di approssimata incertezza.
La quarta è qualcosa che va ben oltre il film. C’è una nuova classe di registi a Hollywood e dintorni. Ne cito i massimi esponenti: Singer, Snyder, Nolan, Edwards. Si tratti di giovani talentuosi, quasi tutti nati nella seconda metà degli anni sessanta o nei primissimi anni settanta che stanno crescendo insieme in un modo impensabile. Che si contaminano potenziando le loro capacità con una sanissima mutazione creativa. La lunga e STUPENDA sequenza di Quicksilver (un Evan Peters che dopo American Horror Story è in perenne stato di grazia) nelle prigione di Magneto risente, in senso positivo, della mano di Zack Snyder. Musica e immagini che unite insieme sono ben più della somma delle due parti. L’intelligenza narrativa che non lascia spazio a buchi o approssimazioni, ma che fa della coerenza una colonna portante, è tipica di Nolan. Questi ragazzi si ascoltano, si vedono, si metabolizzano e riescono a migliorare il loro modo di fare cinema.
Unica nota negativa: il doppiaggio italiano. Per una volta la nostra blasonata scuola non è all’altezza del compito che gli viene affidato e questo è un vero peccato (di poco conto, recuperare il film il lingua originale oggigiorno è una bazzecola).
Concludo questo entusiastica recensione tornando per un secondo sul personaggio di Wolverine. Jackman crede molto nel mutante artigliato e lo ha dimostrato la sua cocciutaggine nel voler interpretare i due spin-off (2009 e 2013) senza dare troppo peso alle severe critiche dei fan. Be’, io credo che Singer sia riuscito a fare in un solo film quello che gli ultimi tre film X non avevano ottenuto: ridefinire un personaggio maturo e plasmato, nella sua grandezza, dall’eccezionalità di Charles Xavier.
E questo, per un amante dei fumetti Marvel quale io sono, è un regalo grandioso.
di Maico Morellini
(considerazioni sull’Apocalittica scena post-credit a breve)